luigi chierico
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giovedì 31 marzo 2016
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da non perdere
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Si deve moltissimo al regista David Fincher per aver saputo portare sullo schermo una vicenda tanto travagliata ed originale riuscendo a catalizzare l’ attenzione e l’interesse di tutti gli spettatori per l’intera lunga proiezione del film. L’dea parte da un grande scrittore, morto a solo 44 anni, Francis Scott Fitzgerald (vedi film Adorabile infedele con Gregory Peck, Eddie Albert, Deborah Kerr del 1959), il peso dell’ intera lunga vicenda è affidato a due ottimi attori : Brad Pitt e Cate Blanchett che hanno offerto prova di grandissima interpretazione, in una trasformazione di corpi e d’anima che è una metamorfosi di immagine e sentimento. I corpi si trasformano col tempo, destinati normalmente ad invecchiare, ma se si porta con sé sempre l’entusiasmo giovanile cede il corpo ma non l’amore.
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Si deve moltissimo al regista David Fincher per aver saputo portare sullo schermo una vicenda tanto travagliata ed originale riuscendo a catalizzare l’ attenzione e l’interesse di tutti gli spettatori per l’intera lunga proiezione del film. L’dea parte da un grande scrittore, morto a solo 44 anni, Francis Scott Fitzgerald (vedi film Adorabile infedele con Gregory Peck, Eddie Albert, Deborah Kerr del 1959), il peso dell’ intera lunga vicenda è affidato a due ottimi attori : Brad Pitt e Cate Blanchett che hanno offerto prova di grandissima interpretazione, in una trasformazione di corpi e d’anima che è una metamorfosi di immagine e sentimento. I corpi si trasformano col tempo, destinati normalmente ad invecchiare, ma se si porta con sé sempre l’entusiasmo giovanile cede il corpo ma non l’amore. Amore ed erotismo si rincorrono tra la tristezza ed il piacere attraverso sguardi e sorrisi di infinita dolcezza. Una storia nuova, al limite del paradosso, ma poco importa se è avvincente e convincente. Un orologio non si è fermato per arrestare il tempo ma addirittura va all’indietro per restituire quel che si è perso anche in guerra o su un letto d’ospedale dove nasce una creatura destinata ad essere l’orologio. Un neonato deve tornare neonato, un paradosso? Forse, ma seguiamo l’evolversi della storia di Benjamin Button e di Daisy Fuller, una parabola discendente ed una crescente, si incontrano, si sfiorano si confondono finché non riprendono il loro percorso inverso. Come in una favola anche qui c’è un bambino “ brutto come un vecchio rospo” , “Un uomo bambino, un uomo diverso”. Tutta la storia va dalla fine della prima guerra mondiale ad oltre la seconda, ed è in quell’epoca che Benjamin può dire:”Era la prima volta che una donna mi baciava, non si dimentica mai”. O tempora o mores! Insieme all’evolversi dei fatti vi è una colonna sonora bellissima, una vera dolce armonia, un canto del cuore ed una voce bellissima intona un’altrettanto bellissima canzone. Tra tanta musica,sorprende lo “sconosciuto ritrovato” suonare al pianoforte. La natura mostra i suoi spettacoli, albe e tramonti, mari in tempesta, una battaglia navale rappresentata in una maniera nuova, il fuoco occupa la sala,la paura l’anima. Gli occhi continuano ad ammirare la natura, mentre si ascolta la storia dei colibrì, si guardano i due protagonisti desiderarsi e trasformarsi, non è la bellezza a vincere ma la bontà, non la carne ma lo spirito, non la condizione sociale o l’età ma quel che si prova dentro. La fotografia e le riprese bellissime nascondono la bruttura ed il dolore, la vecchiaia che accompagna gli anziani è la vecchiaia di tutti ma non è quella “curiosa di Benjamin”. A secondo della narrazione la tinta della pellicola passa dal color ocra al marroncino, offrendo qualche scena in bianco e nero, mentre splende in tutta la sua magnificenza dinanzi ad un lago, ad un cielo che si tinge di rosso, ad un firmamento ricco di stelle. Tutti i tanti attori sono eccellenti ma quel che si ammira,oltre al fascino sottile di Cate Blanchett e al candore di Brad Pitt, è la scenografia, il trucco e gli effetti che a ragione hanno meritato l’Oscar. E con l’ultima scena con un batter d’ali di un colibrì sulla finestra dell’ospedale, dove sta morendo Daisy Fuller (Cate Blanchett), anche l’orologio della vita si ferma per tutti, con l’augurio di Benjamin (Brad Pitt):”Tutti possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio e trovare la forza di ricominciare da zero”.chibar22@libero.it
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judith
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lunedì 16 febbraio 2009
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come back david
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non lo so ma negli ultimi anni hanno vinto l'oscar film come the departed crash non è un paese per vecchi e a dire il vero questo mi sembra lontanuccio ma la dialettica e l' interpretazione sono perfetti chissà se basterà per aggiudicarsi la statuetta e in realtà il film mi è parso distante anche dalla solita suspance che david fincher trasmette nei suoi thriller è un innovazione riuscita anche abbastanza bene ma sinceramente mi sono piaciuti di piu' panic room seven the game e tutti gli altri quindi dategli la statuetta perchè cosi' potro rivedere il fantastico mondo di fincher che tra l'altro è un eccezionale regista anche di videoclip musicali sarebbe un peccato privarsi di tanta bravura solo per rincorrere l'oscar.
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non lo so ma negli ultimi anni hanno vinto l'oscar film come the departed crash non è un paese per vecchi e a dire il vero questo mi sembra lontanuccio ma la dialettica e l' interpretazione sono perfetti chissà se basterà per aggiudicarsi la statuetta e in realtà il film mi è parso distante anche dalla solita suspance che david fincher trasmette nei suoi thriller è un innovazione riuscita anche abbastanza bene ma sinceramente mi sono piaciuti di piu' panic room seven the game e tutti gli altri quindi dategli la statuetta perchè cosi' potro rivedere il fantastico mondo di fincher che tra l'altro è un eccezionale regista anche di videoclip musicali sarebbe un peccato privarsi di tanta bravura solo per rincorrere l'oscar. torna david ti aspetto con ansia
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pipay
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sabato 21 febbraio 2009
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il tempo del film.. e quello della vita
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Credo che nella realizzazione di questo film siano stati profusi molti sforzi che denotano una indubbia professionalità: del regista, degli attori, dei tecnici addetti al trucco digitale. La vera pecca sta nella sceneggiatura. Il film dura troppo, la trama si dipana, si aggroviglia su se stessa, si disperde e si ripete. Ci sono momenti "dinamici" e anche di un certo lirismo, ma altri davvero statici e persino noiosi. Si è mirato in alto, col risultato di ottenere un effetto poco convincente, che non riesce a coinvolgere più di tanto. Quasi tre ore... e poi allo spettatore angosciato sembra comunque che manchi qualcosa e non si esce dalla sala pienamente soddisfatti. Tre stelle, comunque, per l'impegno che la realizzazione di un film come questo, abbastanza complesso e curato, ha richiesto.
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(di cla85)
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yris2002
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martedì 10 marzo 2009
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davvero curioso questo benjamin button
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Davvero curioso questo caso di Benjamin Button, film che, al di là della trama, appunto, curiosa ed improbabile, e al di là della straordinaria ed efficace accuratezza nel rendere il passare del tempo sui volti e nei corpi dei personaggi, sa offrire degli spunti di riflessione interessanti e per nulla banali.
Quello più degno di nota deriva dalla scelta di collocare le vicende dei personaggi su uno sfondo di storia reale, fatta di eventi anche drammatici, che hanno scosso il mondo intero, lasciando che rimangano, appunto, sullo sfondo. Domina la sensazione che la storia sia comunque lì, a fare il proprio inesorabile corso, ma che i personaggi non la subiscano, quasi non ne siano toccati. Questo non perché ciò che accade al di fuori di noi non influenzi i nostri vissuti, ma credo, con l'intenzione di evidenziare quanto la “piccola” storia di ogni essere umano, fatta di eventi più o meno forti, ma assolutamente unici, acquisisca una forza ed un valore quasi assoluti che travalicano la “grande storia”, nel bene e nel male.
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Davvero curioso questo caso di Benjamin Button, film che, al di là della trama, appunto, curiosa ed improbabile, e al di là della straordinaria ed efficace accuratezza nel rendere il passare del tempo sui volti e nei corpi dei personaggi, sa offrire degli spunti di riflessione interessanti e per nulla banali.
Quello più degno di nota deriva dalla scelta di collocare le vicende dei personaggi su uno sfondo di storia reale, fatta di eventi anche drammatici, che hanno scosso il mondo intero, lasciando che rimangano, appunto, sullo sfondo. Domina la sensazione che la storia sia comunque lì, a fare il proprio inesorabile corso, ma che i personaggi non la subiscano, quasi non ne siano toccati. Questo non perché ciò che accade al di fuori di noi non influenzi i nostri vissuti, ma credo, con l'intenzione di evidenziare quanto la “piccola” storia di ogni essere umano, fatta di eventi più o meno forti, ma assolutamente unici, acquisisca una forza ed un valore quasi assoluti che travalicano la “grande storia”, nel bene e nel male. Ecco che in mezzo alla gioia universale per la fine di una guerra, un padre vive l'angoscia di una moglie morta di parto e di un figlio spaventosamente diverso che deve abbandonare, e quella gioia universale scompare di fronte al dramma individuale. Ecco che una donna in fin di vita, su un letto di ospedale in attesa della morte, accompagnata nelle sue ultime ore di vita dalla voce di una figlia, sembra non dare peso
all'imminente arrivo di un uragano che potrebbe annientare ogni cosa, ed invita la figlia, con le ultime forze che le rimangono, a rileggere un diario che ripercorrerà i momenti più significativi della sua vita, quasi a volervisi attaccare prepotentemente proprio nel momento in cui la sta abbandonando. Poi la storia torna, si insinua nella vita, ritorna la guerra, Katrina riuscirà a portare morte e distruzione, ma la nostra storia sarà sempre con noi, a proteggerci, ad aiutarci a trovare sempre un senso.
Nell'arco di quasi tre ore di film (comunque mai noioso o stancante, ma sempre in grado di attivare la nostra “curiosità”) viene dispiegata la curiosa di vita di Benjamin, in un modo delicato, tenero ed autentico nel mostrare la complessità del vivere umano, lungo una linea in cui il tempo la fa da padrone, senza mai perdere occasione per ricordarci della brevità della vita, della necessità di godere dell'attimo irripetibile, un tema universale e senza tempo, eppure qui mai pedante, mai banale, e soprattutto mai angosciante: il tempo passa inesorabile, ma la vita davvero di offre di continuo attimi che possono rivelarsi unici, se solo sappiamo coglierne la preziosità.
Davvero strepitose le interpretazioni di tutte le donne del film (del resto Kate Blanchett, Tilda Swinton e Julia Ormond sono dei veri mostri sacri, che non falliscono mai in nessun ruolo), Brad Pitt fa il suo mestiere, forse a volte un po' vittima egli stesso di una bellezza e di un fascino, è il caso di dire, senza tempo, che a volte prevale anche sulle sue capacità interpretative.
Un film che lascia il segno, toccando delicatamente alcune corde sempre molto sensibili dell'animo umano, da vedere.
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everbigod81
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venerdì 13 marzo 2009
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il tempo scorre per tutti
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Tratto da un racconto di Francis Scott Fitzgerald del 1922 “Il curioso caso di Benjamin Button” è la storia di quest'uomo che va contro le leggi naturali della vita e si ritrova a metà strada con una ragazzina che lo ha visto vecchio e poi giovane. Benjamin è un bambino nato vecchio che nel corso degli anni ringiovanisce. Una mente giovane cresce in un corpo vecchio e poi si ritrova anziana in un corpo giovane.
Dopo Seven, Fight Club e Zodiac, il camaleontico David Fincher ci racconta questa storia partendo dalla lettura di un diario custodita dalla protagonista ormai anziana e in punto di morte. La vita pone il protagonista di fronte alla inevitabile perdita di tutti i cari che al contrario di lui invecchiano normalmente e si domandano come faccia lui a essere sempre più giovane ad ogni anno che passa.
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Tratto da un racconto di Francis Scott Fitzgerald del 1922 “Il curioso caso di Benjamin Button” è la storia di quest'uomo che va contro le leggi naturali della vita e si ritrova a metà strada con una ragazzina che lo ha visto vecchio e poi giovane. Benjamin è un bambino nato vecchio che nel corso degli anni ringiovanisce. Una mente giovane cresce in un corpo vecchio e poi si ritrova anziana in un corpo giovane.
Dopo Seven, Fight Club e Zodiac, il camaleontico David Fincher ci racconta questa storia partendo dalla lettura di un diario custodita dalla protagonista ormai anziana e in punto di morte. La vita pone il protagonista di fronte alla inevitabile perdita di tutti i cari che al contrario di lui invecchiano normalmente e si domandano come faccia lui a essere sempre più giovane ad ogni anno che passa. Lui è uno strano, un freak, uno che dovrebbe nascondersi ma che invece vive con normalità tutto quello che gli accade intorno.
Tema principale del film è la vita. La vita è qualcosa che viene concessa quando magari non la si vorrebbe. Viene custodita con cura per tanto tempo ma quando arriva il momento la si deve lasciar andare con serenità. Altro aspetto fondamentale del film è il concetto di Tempo. Il tempo non è qualcosa che si può bloccare o mandare a ritroso. E' invisibile e il suo effetto non si può toccare se non sulle rughe che attraversano il nostro corpo e i capelli grigi sulla nostra testa. Quando torniamo a casa dopo tanto tempo tutto sembra essere rimasto com'era. Non si percepisce il cambiamento se non con la perdita di qualcuno. Comunque vadano le cose il tempo scorre per tutti.
Durante tutto il film si ripete di continuo la frase "Non sai mai cosa c'è in serbo per te" e non si può non pensare al bellissimo “Forrest Gump” Di Zemeckise e alla frase “La vita è come una scatola di cioccolatini...non sai mai quello che ti capita”. I paragoni si sprecano e vanno dall'immagine della madre a quella del marinaio che gli offre tutti i suoi soldi, per non parlare di tutta la storia e la ricerca della giovane Daisy. D'altronde la sceneggiatura appartiene allo stesso Eric Roth. La fotocopia di Forrest Gump è qui interpretata da Brad Pitt e il suo amore è Cate Blanchett.
Il film è stato candidato a numerosi Oscar ma è riuscito ad aggiudicarsene solo tre. Miglior Scenografia, Miglior Trucco e Migliori effetti speciali visivi. Il trucco e gli effetti visivi di fatto sono la particolarità che rendono trascurabile la trama. Entrambi i protagonisti risultano perfetti nelle loro reciproche interpretazioni grazie all'uso di una particolare tecnica di motion capture con la quale i loro visi ringiovaniscono e invecchiano cercando di catturare così attimi del tempo che è impossibile da fermare e mandare indietro.
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gabry
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lunedì 16 marzo 2009
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a rebours
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Benjamin Button nasce il giorno che segna la fine della prima guerra mondiale, un mondo che ricostruisce la sua storia dalle macerie, il suo rinnovamento. Anche lui inizia il suo rinnovamento, solo che ciò avviene al contrario, essendo lui nato bambino in un corpo in disfacimento. Conosce da "vecchio", quella che diverrà la donna della sua vita, anche se dovranno passare molti anni prima che le loro età coincidano. Purtroppo, mentre Brad Pitt piano piano (troppo piano), ringiovanisce, il film invecchia, diventa fiacco e pesante, perde smalto e lucidità, in poche parole, annoia. I riferimenti a "Forrest Gump" sono evidenti , inutile spendere ancora parole in merito, ma la storia è diversa, il soggetto, che si presenta interessante, è trattato con superficialità, ad esempio l'età dei protagonisti spesso appare confusa, Brad Pitt è un anziano vecchietto convincente, meno credibile la Blanchette adolescene, la cui recitazione tra l'altro risulta troppo istrionica, troppo rossi i suoi capelli.
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Benjamin Button nasce il giorno che segna la fine della prima guerra mondiale, un mondo che ricostruisce la sua storia dalle macerie, il suo rinnovamento. Anche lui inizia il suo rinnovamento, solo che ciò avviene al contrario, essendo lui nato bambino in un corpo in disfacimento. Conosce da "vecchio", quella che diverrà la donna della sua vita, anche se dovranno passare molti anni prima che le loro età coincidano. Purtroppo, mentre Brad Pitt piano piano (troppo piano), ringiovanisce, il film invecchia, diventa fiacco e pesante, perde smalto e lucidità, in poche parole, annoia. I riferimenti a "Forrest Gump" sono evidenti , inutile spendere ancora parole in merito, ma la storia è diversa, il soggetto, che si presenta interessante, è trattato con superficialità, ad esempio l'età dei protagonisti spesso appare confusa, Brad Pitt è un anziano vecchietto convincente, meno credibile la Blanchette adolescene, la cui recitazione tra l'altro risulta troppo istrionica, troppo rossi i suoi capelli.
La cosa peggiore è che il film non commuove e le quasi tre ore si fanno sentire, abbondantemente
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martedì 14 aprile 2009
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la vita a ritroso
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Prendendo spunto da un’idea Francis Scott Fitzgerald: « La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere già ottantenni e gradualmente diventare diciottenni », David Fincher (Seven, Fight Club) ci racconta la storia Di Benjamin Button, nato vecchio e morto in fasce. Nel mezzo "l' adolescenza", gli amori, la guerra, la vita di un uomo abbandonato alla nascita da una ricca famiglia borghese e cresciuto da una mamma nera responsabile di un ospizio.
La sceneggiatura è firmata (e si vede!) da Eric Roth, già premio oscar con Forrest Gump. Le similitudini sono numerose: l’epopea di un uomo, il passaggio attraverso la storia del 900, l’amore per l’amica d’infanzia e l’elemento simbolico della piuma trasformato in colibrì.
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Prendendo spunto da un’idea Francis Scott Fitzgerald: « La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere già ottantenni e gradualmente diventare diciottenni », David Fincher (Seven, Fight Club) ci racconta la storia Di Benjamin Button, nato vecchio e morto in fasce. Nel mezzo "l' adolescenza", gli amori, la guerra, la vita di un uomo abbandonato alla nascita da una ricca famiglia borghese e cresciuto da una mamma nera responsabile di un ospizio.
La sceneggiatura è firmata (e si vede!) da Eric Roth, già premio oscar con Forrest Gump. Le similitudini sono numerose: l’epopea di un uomo, il passaggio attraverso la storia del 900, l’amore per l’amica d’infanzia e l’elemento simbolico della piuma trasformato in colibrì.
Quello che ne esce è un film ben fatto e godibile, nonostante i 160 minuti e qualche lungaggine di troppo nella parte centrale. Una riflessione sul tempo, le occasioni perse e la possibilità di cambiare. Ma soprattutto sul fatto che, di tutto ciò, si raggiunge la piena consapevolezza solo in età adulta, quando ormai (forse!) non si hanno più le forze per riprendere in mano il proprio destino. Un classico prodotto “major” con indiscussi meriti tecnici (ottimo il trucco, che ha obbligato Pitt a quotidiane quanto estenuanti sedute e la fotografia firmata da Claudio Miranda) ma forse un po’ freddo per suscitare emozioni vere nello spettatore.
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filippo_24
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martedì 21 aprile 2020
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fincher ci insegna come trasformare un'idea brillante nell'apologia del banale a tinte rosa
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"Il curioso caso di Benjamin Button", un'idea brillante nata dalla penna di Francis Scott Fitzgerald (che si ispirò a sua volta ad un pensiero di Mark Twain) e relegata da Fincher nella bolgia infernale della malinconia degli "amori impossibili", in un'opera legittimata soltanto da una smodata e ossessiva ricerca del family friendly in ogni sua più patetica sfumatura. Quello di Benjamin Button è davvero un caso curioso: l'individuo nasce "vecchio" e muore "giovane", vivendo al contrario. Il "bambino-anziano", infatti, nato il giorno dell'armistizio della Grande Guerra, vive la propria vita ringiovanendo presso un'abitazione pluri-familiare gestita da una governante afroamericana, che lo accudisce come un figlio, poiché abbandonato dal padre biologico presso la sua dimora.
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"Il curioso caso di Benjamin Button", un'idea brillante nata dalla penna di Francis Scott Fitzgerald (che si ispirò a sua volta ad un pensiero di Mark Twain) e relegata da Fincher nella bolgia infernale della malinconia degli "amori impossibili", in un'opera legittimata soltanto da una smodata e ossessiva ricerca del family friendly in ogni sua più patetica sfumatura. Quello di Benjamin Button è davvero un caso curioso: l'individuo nasce "vecchio" e muore "giovane", vivendo al contrario. Il "bambino-anziano", infatti, nato il giorno dell'armistizio della Grande Guerra, vive la propria vita ringiovanendo presso un'abitazione pluri-familiare gestita da una governante afroamericana, che lo accudisce come un figlio, poiché abbandonato dal padre biologico presso la sua dimora. Quello di Fincher è un film che parte bene nell'ambientazione e nella struttura di impostazione, ma che poi scade inesorabilmente nella "Storia Infinita" tra Brad Pitt e Cate Blanchett, tormentata e rimarcata in modo fin troppo ovvio dal "fattore età" inversamente proporzionale tra i due. Fincher poteva sfruttare un vantaggio, ovvero quello di avere una trama già impostata alla perfezione dalla novella di Fitzgerald. Ma perché, invece, non incaponirsi sulla banalità dell'amore impossibile facendo urlare al capolavoro lo spettatore medio? E dunque, il gioco è fatto: la pellicola di Fincher si salva solo per la brillantezza del trucco, delle ambientazioni e della fotografia (tant'è che ha inanellato tre Oscar per il lato prettamente tecnico del film), il resto è una grandiosa opportunità che viene gettata al vento dopo un'ora di svolgimento che sembrava convincente, sebbene manchevole di spunti decisivi. La creazione di Fincher è un'opera estremamente attuale poiché scoperchia definitivamente il vaso di Pandora del family friendly, tirandone fuori tutti gli elementi possibili che possano creare un "Velo di Maya" (ahinoi) che foderi gli occhi del grande pubblico, invitandolo a straziarsi l'animo sulla drammaticità della vita sentimentale del Button interpretato da Brad Pitt. Lo scopo sembra essere proprio questo: fermare la narrazione nel momento in cui Brad Pitt è nel fiore dei suoi anni, con il suo immancabile aplomb, così da incentrare la seconda parte del film sulla celebrazione dell'estetico, ripercorrendo gli ultimi anni della vita di Benjamin (forse la parte più importante in assoluto) in maniera sbrigativa e poco sensata. Cate Blanchett è il non plus ultra di questo immenso carrozzone di sentimentalismo spicciolo: una prestazione quantomeno deludente (normale, in realtà, tenendo in conto lo standard dei film nei quale la si trova protagonista) che contribuisce a banalizzare ciò che di banalizzabile è rimasto, trasformandosi nella "donna angelo" (che niente ha a che vedere con quella dei poeti stilnovisti, date le avances sessuali piuttosto inopportune che in una certa parte del film esplicita al protagonista) obiettivo di un amore più nostalgico dei "vecchi" tempi della gioventù che realmente fondato su una qualche forma di condivisione pragmatica tra i due. Benjamin ringiovanisce sempre di più, fino a diventare un neonato, ma qual è la vera incidenza di questo ringiovanimento sul film? La difficoltà nei rapporti interpersonali, ovviamente. A questo si ferma la riflessione complessiva che il film dovrebbe portare ad elaborare. Delude, delude molto la trasposizione cinematografica del piccolo gioiello di Fitzgerald trasformato in una telenovela, tant'è che il film ha ragione di esistere finché gli sviluppi ripercorrono quelli del racconto al quale esso stesso è ispirato. E intanto l'anima narrativa di Fitzgerald, risvegliata dal richiamo di Fincher, è inesorabilmente torturata, devastata, straziata e ridicolizzata ad opera di una cultura cinematografica sempre più family friendly con inclinazione patetica, che rovina e distrugge a suon di luoghi comuni l'intera scuola di cinema "rivoluzionario" ispirato dai grandi scrittori alla quale si spaccia di appartenere, una scuola che forse deve la propria ragion d'essere proprio all'esplicito, allo scorretto e a ciò che viene raccontato remando contro all'eccessiva canonizzazione etica e morale scadente nel patetico del cinema di cui il pubblico più ragionevole si è ormai stancato.
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lky rock
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domenica 15 febbraio 2009
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il curioso caso di benjamin button
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Splendido ed emozionante, due aggettivi da attribuire per il nuovo lavoro del regista esperto in killer ed atmosfere thriller David Fincher. Il curioso caso di Benjamin Button ha indubbiamente molti richiami alla precedente sceneggiatura di Eric Roth, vale a dire Forrest Gump ma si può definire per molti versi un film unico. Questo lungometraggio si mette in simbiosi con la vita ne afferra i significati più importanti e gira intorno ad essa dimostrando che la diversità nel mondo alla fine risulta essere uguaglianza, non importa se nasciamo giovani o vecchi la vita è un cerchio ed a metà di esso ci ritroviamo alla stessa età con le stesse speranze. Un altro fine del film è quello di rappresentare la varietà della vita, ognuno nasce con il proprio scopo e muore a causa del suo destino.
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Splendido ed emozionante, due aggettivi da attribuire per il nuovo lavoro del regista esperto in killer ed atmosfere thriller David Fincher. Il curioso caso di Benjamin Button ha indubbiamente molti richiami alla precedente sceneggiatura di Eric Roth, vale a dire Forrest Gump ma si può definire per molti versi un film unico. Questo lungometraggio si mette in simbiosi con la vita ne afferra i significati più importanti e gira intorno ad essa dimostrando che la diversità nel mondo alla fine risulta essere uguaglianza, non importa se nasciamo giovani o vecchi la vita è un cerchio ed a metà di esso ci ritroviamo alla stessa età con le stesse speranze. Un altro fine del film è quello di rappresentare la varietà della vita, ognuno nasce con il proprio scopo e muore a causa del suo destino. Il regista rivoluzionario David Fincher mette in causa le sue abilità stravolgendole, si reinventa e dimostra al suo pubblico fedele che è capace di dirigere un opera drammatica e fantasiosa, senza aggiungere quel pizzico di violenza che lo ha caratterizzato per molti anni. Ovviamente non manca il realismo, ed è questo il volo per il lungometraggio, una storia fantasica con venature di realtà. La performance di Cate Blanchett è strepitosa, affronta la parte da giovane e di anziana risultando una spalla perfetta per Brad Pitt, il quale recita una persona che alla fin fine è normale come tutti e non è un'incongruenza. Merita gli applausi perchè trasformare il racconto semi-serio a fumetti di Francis Scott Fitzgerald in un film drammatico non è un'impresa da tutti i giorni e poi il finale è uno dei più riusciti di questi anni, arriva col botto affrontando tutte le tematiche del film con un solo monologo davvero emozionante, facendo uscire lo spettatore soddisfatto di quello che ha appena visto. Molte polemiche sono insorse sulla mancata candidatura a Leonardo Di Caprio ed assegnata invece a Brad Pitt, proverei ad azzardare una risposta dicendo che il curioso caso di Benjamin Button è un film di cartello realizzato apposta per il pubblico, anche se buona parte della critica lo ha apprezzato(vedi ciak che lo ha datato con il colpo di fulmine) mentre Revolutionary road è un film fatto apposta per i cinefili che gradiscono il cinema cult. Due cose sono sicure: Non sfigurerà agli oscar visto le sue 13 candidature e farà bene ai botteghini.
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aquinate
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lunedì 23 febbraio 2009
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il segreto della vita nel volo infinito
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Tanti minuti di storia umana al limiti del possibile, i limiti quelli della curva all'infinito, la curva delle ali del colibrì che veleggia in mare aperto lontano dalle coste, che si libra di fronte al finestrone di ospedale mentre fuori infuria l'uragano.
Come opporsi alla magia che prende lo spettatore quando come quasi attonito affronta insieme al vecchio-ma-giovane Benjamin i suoi primi passi quando si alza sulle proprie gambe legnose artritiche, quando sperimenta le prime avventure amorose o i primi sorsi di alcool?
Tutto sembra possibile, come la madre adottiva di Benjamin più volte ricorda al figlioccio in crescita ringiovanente, con un corpo che si alza fino al suo limite infinito, per poi decrescere nuovamente nel corpo piccino di un bimbetto vicino alla morte.
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Tanti minuti di storia umana al limiti del possibile, i limiti quelli della curva all'infinito, la curva delle ali del colibrì che veleggia in mare aperto lontano dalle coste, che si libra di fronte al finestrone di ospedale mentre fuori infuria l'uragano.
Come opporsi alla magia che prende lo spettatore quando come quasi attonito affronta insieme al vecchio-ma-giovane Benjamin i suoi primi passi quando si alza sulle proprie gambe legnose artritiche, quando sperimenta le prime avventure amorose o i primi sorsi di alcool?
Tutto sembra possibile, come la madre adottiva di Benjamin più volte ricorda al figlioccio in crescita ringiovanente, con un corpo che si alza fino al suo limite infinito, per poi decrescere nuovamente nel corpo piccino di un bimbetto vicino alla morte.
Peccato per una sola minutissima incongruenza nella storia ipotetica: Benjamin adolescente che accusa una malattia tipica dell'anzianità, la demenza senile.
Ma non doveva vivere una vita all'incontrario fino alla fine? Ed allora, per favore, lasciamolo andare per via di una malattia tipica dell'infanzia, non ributtiamolo indietro nella visione nostra classica del tempo ordinario.
l'aquinate
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