andrea zagano
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venerdì 3 maggio 2013
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un film unico, che tutti dovrebbero vedere...
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Questo film è considerato il capolavoro dei fratelli Coen, un’opera che rasenta la perfezione e permette ai registi più folkloristici d’America di toccare il cielo con 4 premi Oscar vinti nel 2008.
Come quasi tutte le pellicole firmate Coen “Non è un paese per vecchi” è ambientato in quell’America lontana dalle grandi metropoli, nel bel mezzo del nulla, dove non succede mai niente e la noia regna sovrana.
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Questo film è considerato il capolavoro dei fratelli Coen, un’opera che rasenta la perfezione e permette ai registi più folkloristici d’America di toccare il cielo con 4 premi Oscar vinti nel 2008.
Come quasi tutte le pellicole firmate Coen “Non è un paese per vecchi” è ambientato in quell’America lontana dalle grandi metropoli, nel bel mezzo del nulla, dove non succede mai niente e la noia regna sovrana.
Partiamo dal titolo: “No Country for Old Men” sono le strofe d’apertura di “Sailing to Byzantium” , una poesia di William Butler Yeats. Il poeta irlandese si riferiva alla città di Bisanzio che non invecchiava mai grazie all’antidoto che secondo il poeta donava l’eterna giovinezza: l’arte. Quell’arte che nel film non esiste, sostituita dalla violenza, dall’avidità dell’uomo e dalle parole dello sceriffo(nonché narratore della storia) che riassume il titolo, proprio all’inizio, quando dice di aver paura della criminalità del tempo e che tutto stava cambiando(in peggio). Solo lo sguardo stanco dello sceriffo Bell riesce a cogliere lo squallore di un’America moralmente impoverita, in questa pellicola decisamente pessimistica.
Il sogno raccontato nel finale proprio dal narratore è una metafora sul futuro: raccontando della fiaccola che attraversa le montagne innevate è come se si lasciasse allo spettatore un timido barlume di speranza verso tempi migliori, sotto tutti i punti di vista.
Tornando a parlare del film si può dire che sia uno dei più lenti della storia, il che è decisamente un pregio e non un difetto, visto che la pellicola si basa interamente sul particolare e sulla qualità di ogni singola scena. Il ritmo è dettato soprattutto dal passo lento del killer più pazzo della storia: egli esegue ogni azione con precisione maniacale arrivando persino ad affidare al “testa o croce” la vita di coloro che si trovano sulla sua strada. Un’interpretazione sublime, quella dello spagnolo Javier Bardem, premiata con una meritatissima statuetta.
I Coen brothers sono la rappresentazione umana del genio. Già, perché solo pensare ad un adattamento cinematografico del romanzo di McCarthy è da folli. Il libro non si presta all’adattamento perché pieno di riflessioni e di pensieri espliciti, messaggi che i registi rappresentano con la consueta, ricchissima simbologia. Il resto è pura classe, Joel e Ethan Coen danno il meglio in alcune scene chiave, riprendendole con fantastiche riprese a mano e inquadrature di primo e primissimo piano.
Tenete un posto nella vostra personale bacheca di Dvd per questo splendido film di culto.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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i coen ci regalano un capolavoro assoluto
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Nel 1980 in Texas un reduce del Vietnam, Moss (Brolin), trova un carico di eroina e due milioni di dollari in mezzo al deserto. Scappa con i soldi e innesca una violenza così travolgente, che neanche un tranquillo sceriffo (Jones) riuscirà a fermare. È un film di violenza, inguardabile la prima scena in cui il pazzo (Bardem) strangola con le manette il poliziotto, per la violenza, è infatti quest’ultima ad innescare tutta la storia, e sulla violenza, che impregna il territorio e la sua gente, terribile l’arsenale che Moss conserva sotto la sua roulotte. È un film profondamente americano, eppure estremamente semplice, partendo dalle riprese, pochissime le inquadrature in movimento; ma è soprattutto un film sull’America, una nazione marcia e sporca come poche altre sulla terra, la lotta tra criminali, il pazzo Chigurt e i mafiosi messicani, è paragonabile a quella tra l’uomo comune, Moss, che in un qualche modo è lì per caso, “gli è solo capitato di trovare quei soldi” fa notare Carson Welles, sicario dei messicani, assoldato per dare la caccia a Bardem.
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Nel 1980 in Texas un reduce del Vietnam, Moss (Brolin), trova un carico di eroina e due milioni di dollari in mezzo al deserto. Scappa con i soldi e innesca una violenza così travolgente, che neanche un tranquillo sceriffo (Jones) riuscirà a fermare. È un film di violenza, inguardabile la prima scena in cui il pazzo (Bardem) strangola con le manette il poliziotto, per la violenza, è infatti quest’ultima ad innescare tutta la storia, e sulla violenza, che impregna il territorio e la sua gente, terribile l’arsenale che Moss conserva sotto la sua roulotte. È un film profondamente americano, eppure estremamente semplice, partendo dalle riprese, pochissime le inquadrature in movimento; ma è soprattutto un film sull’America, una nazione marcia e sporca come poche altre sulla terra, la lotta tra criminali, il pazzo Chigurt e i mafiosi messicani, è paragonabile a quella tra l’uomo comune, Moss, che in un qualche modo è lì per caso, “gli è solo capitato di trovare quei soldi” fa notare Carson Welles, sicario dei messicani, assoldato per dare la caccia a Bardem. Ma oltre ad un teso thriller d’inseguimento è anche un delicato film sulla vita, sulla nuova generazione, sulla vecchiaia e sull’eredità di un padre. È una delle pellicole più anomale dei Coen, non c’è traccia della solita ironia che pervade i loro film, anche più crudi (vedi Fargo), è serio, anche quando mostra una violenza così sconvolgente da essere quasi caricaturale. Comunque nel personaggio del pazzo c’è qualcosa di coeniano, partendo dal suo modo pacato di parlare e dalla natura dei suoi discorsi, vedi la scena del benzinaio. Ottimo il cast di interpreti, con un eccezionale Bardem e un bravissimo Tommy Lee Jones, spalleggiato da Brolin, texano azzeccatissimo. Texas ben fotografato da Roger Deakins e ricostruito da Jess Gonchor. Colonna sonora praticamente assente. Tratto da un romanzo di Cormac McCarthy, premio Pulitzer, è stato adattato dai registi, che l’hanno anche montato con lo pseudonimo di Roderick Jaynes. Ottimo successo di pubblico e finalmente quattro Oscar, di cui tre ai Coen: film, regia, sceneggiatura e attore non protagonista (Bardem, non protagonista?). Due Golden Globe, sceneggiatura e attore non protagonista.
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tdurden96
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giovedì 28 febbraio 2013
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favola moderna
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L'instancabile polaroid dei coen continua a regalare istantanee della realtà,stavolta posta sullo sguardo di un laconico tommy lee jones,uno sceriffo disilluso sferzato a pieno viso dalla dilagante crisi morale del suo tempo,chiuso nella sua integrità e nel ricordo dei valori del passato. L'uomo è costretto suo malgrado a rimettersi in gioco per un'ultima volta,seguendo una scia di sangue che porta ad uno javier bardem da oscar che presta la faccia (ed un'inquietante capigliatura) ad un implacabile killer psicopatico,figura che si presta a diverse interpretazioni nell'ottica simbolistica dei coen che impregna ogni singolo fotogramma . La fermezza dei suoi valori,la sua freddezza e la sua crudeltà sembrano qualificarlo come la risposta alla deriva morale che la giustizia dei "vecchi" del titolo non riesce a tamponare,un giustiziere nato tra le pieghe di una società corrotta e marchiata da denaro e droga.
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L'instancabile polaroid dei coen continua a regalare istantanee della realtà,stavolta posta sullo sguardo di un laconico tommy lee jones,uno sceriffo disilluso sferzato a pieno viso dalla dilagante crisi morale del suo tempo,chiuso nella sua integrità e nel ricordo dei valori del passato. L'uomo è costretto suo malgrado a rimettersi in gioco per un'ultima volta,seguendo una scia di sangue che porta ad uno javier bardem da oscar che presta la faccia (ed un'inquietante capigliatura) ad un implacabile killer psicopatico,figura che si presta a diverse interpretazioni nell'ottica simbolistica dei coen che impregna ogni singolo fotogramma . La fermezza dei suoi valori,la sua freddezza e la sua crudeltà sembrano qualificarlo come la risposta alla deriva morale che la giustizia dei "vecchi" del titolo non riesce a tamponare,un giustiziere nato tra le pieghe di una società corrotta e marchiata da denaro e droga. E in questo universo viene sballottato Josh Brolin,allegoria dell'uomo comune,combattuto tra vizi ed etica,ma che trova sempre un posto nel suo cuore per la sua donna ed un povero assettato perso in un deserto anonimo,personaggio silenzioso del film.
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lorenzonero27
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mercoledì 30 gennaio 2013
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non è un film per vecchi
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Un reduce texano della guerra del Vietnam,si imbatte casualmente in quello che sembra un regolamento di conti tra cartelli della droga. Mentre curiosa ,trova una borsa piena di dollari. Malgrado la sua onestà, e la possibilità concreta di ritorsioni,decide di impossessarsi della borsa. Da li in poi, Llewelyn(Josh Brolin) intraprenderà una rocambolesca fuga, tra sparatorie,giochi psicologici e pura crudeltà. Alle calcagne del giovane Texano, si metteranno presto sia, il cartello possessore dei soldi,sia un killer psicopatico. Qui arriva il bello: Anton Chigurh(Javier Bardem), rende forse una delle migliori interpretazioni(a pari merito con Heath Ledger nel cavaliere oscuro),degli ultimi 20 anni.
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Un reduce texano della guerra del Vietnam,si imbatte casualmente in quello che sembra un regolamento di conti tra cartelli della droga. Mentre curiosa ,trova una borsa piena di dollari. Malgrado la sua onestà, e la possibilità concreta di ritorsioni,decide di impossessarsi della borsa. Da li in poi, Llewelyn(Josh Brolin) intraprenderà una rocambolesca fuga, tra sparatorie,giochi psicologici e pura crudeltà. Alle calcagne del giovane Texano, si metteranno presto sia, il cartello possessore dei soldi,sia un killer psicopatico. Qui arriva il bello: Anton Chigurh(Javier Bardem), rende forse una delle migliori interpretazioni(a pari merito con Heath Ledger nel cavaliere oscuro),degli ultimi 20 anni. La cura riservata dai Cohen, nel creare Chigurh è maniacale.......Capelli,abiti,arma che utilizza,ossessioni(la monetina) e la STRATOSFERICA interpretazione di Bardem,rendono questo personaggio uno dei piu 'amati' e ricordati nella storia del cinema. Quando lo si guarda,ci si stupisce di come una persona 'normale',riesca in tale impresa......Lo sguardo sadico, tremendamente realistico dell'attore spagnolo è un, 'capolavoro di recitazione moderna'.I dialoghi tra Chigurh e il resto dei personaggi, sono incredibilmente sofisticati e raffinati......tutto questo nell'oblio gigantesco della follia allo stato puro. Il tocco di classe dei Cohen,si nota ed anche tanto........ la violenza è rappresentata come una dolce sinfonia........leggera e ironica, dura e goliardica,psicologica e morale. La contrapposizione tra bene e male, tra giusto e sbagliato........che il film ci lascia inesorabilmente come dilemma.....
La sottile linea che c'è tra buono e cattivo,viene spezzata dallo sceriffo(Tommy Lee Jones). Personaggio tipico dei film Coheniani...... sceriffo pacato e intuitivo(tipo Frances McDormand in Fargo), da una grande lezione di vita allo spettatore.....
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cinelandia
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giovedì 17 gennaio 2013
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lento, noioso e senza senso
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sinceramente un film da cui mi aspettavo molto, molto di piu'...
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givas
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giovedì 20 dicembre 2012
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questo film quanti oscar ha preso?
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Non capisco come abbia fatto a vincere tanti Oscar, il film scorre gradevolmente per quasi tutto il film, il finale vorrebbe trasmettere qualche valore morale, ma l'attore Tommy Lee Jones non ha e non avrà mai la capacità di farlo....
Ecco tutto qua, cioè il film non ha niente di particolare, le scene di suspence, di azione, i dialoghi non hanno ASSOLUTAMENTE niente di particolare!
A me sembra un Pulp Fiction con molta meno ironia.... praticamentante le raccomandazioni sui registi ci sono anche ad Hollywood!!!
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(di fabry68)
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4ndr34
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domenica 16 settembre 2012
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un pò superficiale
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Leggere questo film come elogio alla violenza mi pare riduttivo e in ultimo, sbagliato. La violenza c'è, è forte e non ci viene risparmiato nulla. Purtroppo quando il cinema si avvicina a certe analisi della nostra società non può girare la testa, ma ammettere che viviamo in un mondo cinico tanto quanto violento. Il libro da cui è tratto il film si concentra molto sui temi dell'educazione morale dei figli e dell'efferatezza della violenza contemporanea (non a caso il tutto ambientato nel texas anni Settanta, al confine tra Mesico e Stati Uniti, negli anni in cui la violenza generata dal traffico di droga e dal rafforzamento dei cartelli per la droga esplose in modo definitivo) e ho apprezzato molto il fatto che si sia cerca di rendere l'atmosfera del libro eliminando del tutto la colonna sonora.
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Leggere questo film come elogio alla violenza mi pare riduttivo e in ultimo, sbagliato. La violenza c'è, è forte e non ci viene risparmiato nulla. Purtroppo quando il cinema si avvicina a certe analisi della nostra società non può girare la testa, ma ammettere che viviamo in un mondo cinico tanto quanto violento. Il libro da cui è tratto il film si concentra molto sui temi dell'educazione morale dei figli e dell'efferatezza della violenza contemporanea (non a caso il tutto ambientato nel texas anni Settanta, al confine tra Mesico e Stati Uniti, negli anni in cui la violenza generata dal traffico di droga e dal rafforzamento dei cartelli per la droga esplose in modo definitivo) e ho apprezzato molto il fatto che si sia cerca di rendere l'atmosfera del libro eliminando del tutto la colonna sonora. Poi, come per tutto, un film può piacere o meno, ma io l'ho trovato un film denso e interessante, ricco di ottime prove di recitazione, per cui Academy per me meritati.
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fil_ippo
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venerdì 31 agosto 2012
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bravo
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Ho sbagliato a cliccare sulla tua barra dovevo cliccare sul si. E' che sono nuovo. Gli avrei dato -10 stelline se si potesse fare , pero' se metto nessun voto non influisce sul mynometro. Quindi sono costretto a votare una stellina.
Ottimo Commento , e penso anche che sei stato troppo gentile...
Ti Assicuro che questo film assieme a burn after reading sta nella mia "top film di schifo".
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abrakadabra
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martedì 28 agosto 2012
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molto di piu di quel che sembra.
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Chi non ha mai sognato di trovare la borsa con i dobloni d'oro?
Ed il cacciatore diviene preda perchè non si ruba ai ladri.
Una trama apparentemente semplice e lineare da sembrare un fumetto di Tex Willer.
Ma c'è qualcosa di magico, come quando appare Mefisto, a tenerci inchiodati allo schermo.
La morte è inizialmente offerta nei minimi particolari da un angelo della morte.
Gioca ai dadi con la vita altrui e uccide gli uomini come animali da macello.
Poi, come in dissolvenza, si sottrae e si lascia solo immaginare.
Si pulisce le scarpe dal sangue per lasciare spazio ai dubbi e alle domande.
Solo quando perdiamo di vista il protagonista ci accorgiamo che era solo un ingranaggio.
Molti rimarranno delusi.
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Chi non ha mai sognato di trovare la borsa con i dobloni d'oro?
Ed il cacciatore diviene preda perchè non si ruba ai ladri.
Una trama apparentemente semplice e lineare da sembrare un fumetto di Tex Willer.
Ma c'è qualcosa di magico, come quando appare Mefisto, a tenerci inchiodati allo schermo.
La morte è inizialmente offerta nei minimi particolari da un angelo della morte.
Gioca ai dadi con la vita altrui e uccide gli uomini come animali da macello.
Poi, come in dissolvenza, si sottrae e si lascia solo immaginare.
Si pulisce le scarpe dal sangue per lasciare spazio ai dubbi e alle domande.
Solo quando perdiamo di vista il protagonista ci accorgiamo che era solo un ingranaggio.
Molti rimarranno delusi.
Qui non c'è l'ispettore Callaghan.
NOn è un film per vecchi.
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paraclitus
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lunedì 20 agosto 2012
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grande film
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Grande film, uno dei pochissimi che ha vinto l' Oscar che è veramente un bel film, non solo un successo commerciale.
La cosa notevole è che il killer in realtà non esiste ma come l' Angelo Sterminatore di Bunuel viene evocato dalle sue stesse vittime; questa sua natura quasi soprannaturale la si annuncia misteriosamente qua e la nel film, poi lo si dice esplicitamente a parole e infine lo si fa materialmente vedere in una lunga scena. Se ne sono accorti in pochi...
Film terribilmente nichilista ma talmente intelligente e raffinato da piacere proprio per questo.
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