Anno | 2007 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Louis Nero |
Attori | Franco Nero, Nico Rogner, Giorgio Albertazzi, Tinto Brass, Lou Castel, Arnoldo Foà Philippe Leroy, Corso Salani, Corin Redgrave, Faye Dunaway, Giampiero Lisarelli, Barbara Enrichi. |
Uscita | venerdì 29 febbraio 2008 |
Distribuzione | L'Altrofilm |
MYmonetro | 2,41 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 11 maggio 2020
Un giovane cineasta esordiente, depresso perché nessun produttore è intenzionato a finanziare il film su cui lavora da 5 anni, decide di organizzare una rapina per trovare il denaro di cui ha bisogno. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office La rabbia ha incassato 279 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Un giovane cineasta esordiente è entrato in depressione: nessun produttore sembra intenzionato a finanziare il film su cui lavora da 5 anni. "Con l'arte non si campa" continuano a ripetergli, "film del genere non vendono", ma lui non si arrende e decide di rapinare una banca. Sorretto moralmente dai suoi due amici sceneggiatori, ma scoraggiato dai nostalgici discorsi di un regista sul viale del tramonto, il giovane riesce nell'impresa, ma ad attenderlo al varco l'ennesimo bastone fra le ruote... Forse conviene abbandonare il mondo il cinema e dedicarsi alle rapine, chissà che non ci siano più possibilità di riuscita.
Il trentenne regista Louis Nero, qui al suo quarto film e al secondo insieme all'attore e co-produttore Franco Nero, insiste e persiste nella vana ricerca di se stesso. Tornano le inquadrature oblique, le citazioni, i primi piani sfocati, le immagini psichedeliche e rallentate, i lunghi pianisequenza, le atmosfere tetre più del suo cognome. Sarà che come i suoi tre lavori precedenti anche La rabbia è girato quasi interamente di notte, sarà colpa dell'estraniante colonna sonora di Luis Bacalov, saranno gli estenuanti monologhi o la continua alternanza visionaria tra sogno e reltà; sta di fatto che questo film non offre nulla di nuovo rispetto al passato, a parte il fatto che è il primo dei quattro ad avere una trama.
Al centro di tutto c'è la rabbia, figlia della repressione dell'artista disilluso, dell'artista sprezzante e autodistruttivo. Un sentimento logorante che va compreso, accettato, canalizzato verso il raggiungimento dei propri obiettivi, trasformato in una forza interiore che non conosce ostacoli. Un'opera che mette in luce ancora una volta le presuntuose velleità estetiche (ma anche l'innegabile talento) del "giovane" Nero, ma che d'altro canto affronta con ironia, coralità e grottesca rassegnazione il grave momento di crisi del sistema cinematografico italiano attraverso un protagonista, all'evidenza dei fatti suo alter-ego, che vive un lancinante conflitto tra ideale estetico e legge di mercato, tra espressione artistica e sperimentazione, tra inerzia e speranza per il futuro.
Una rabbia comune a tantissimi giovani cineasti costretti ad optare per squallidi surrogati televisivi, covata però nel cuore anche da grandi attori, che per l'occasione hanno accettato l'invito del "vecchio" Nero sottoscrivendo a lettere cubitali, con i loro camei, come oggi sia "più facile uscire dall'alcolismo che rientrare nel cinema". E se leggendo i titoli di testa si può avere la sensazione che il giovane regista torinese si sia avvalso di queste partecipazioni straordinarie per farsi pubblicità e lanciare il suo guanto di sfida alle lobby del cinema, con lo scorrere dei minuti subentra la convinzione che lui stesso si sia messo a disposizione di chi quello stesso guanto sta tentando di (ri)lanciarlo da almeno vent'anni.
Certo è che non si è scelto il linguaggio più appropriato per sensibilizzare, a tal proposito, chi ha il coltello dalla parte del manico.
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Uno spaccato realistico ed artistico del cinema italiano.
Un regista vuole realizzare a tutti i costi il suo film, senza venire a compromessi, senza operare modifiche. Il suo film, che è questo stesso, è troppo lontano da ciò che chiede il mercato del cinema, troppo "diverso", non rientra nei canoni. Allora rapina una banca e finanzia lui stesso il film. Pur essendo un buon soggetto, il film si perde in lunghe dissertazioni [...] Vai alla recensione »
Il protagonista de La Rabbia è un giovane sognatore che ambisce a lasciare un segno tangibile del suo passaggio nel mondo, ma che inevitabilmente si vedrà sbattere molte porte in faccia. La sua è la situazione di molti artisti che, di fronte alla repressione del proprio genio, diventano disillusi, sprezzanti e autodistruttivi. In una parola, arrabbiati.
Il film è un atto d'accusa al business che ormai circonda la settima arte del cinema. Una coraggiosa denuncia che viene raccontata nel film attraverso i tentativi di un giovane regista di trovare un produttore per il suo lavoro. Fa comprendere quando ormai in Italia sia diventato difficile o quasi impossibile fare questo mestiere, quanto sia difficile portare al cinema film indipendenti [...] Vai alla recensione »
Il film è molto interessante, vuole rappresentare un lavoro di denuncia nei confronti di un cinema sempre più industrializzato, che ha dimenticato la sua missione iniziale: smuovere ed elevare l’animo umano. [...] Vai alla recensione »
Con La Rabbia, il regista Louis Nero racconta la situazione cinematografica italiana attuale, delineando un quadro desolante. Nero mostra un sistema in crisi, debole, timoroso di osare, che limita l’espressione artistica in favore delle leggi del mercato, preferendo puntare su prodotti dal successo sicuro ma di dubbia qualità. Realizzando forse il suo film più avanguardastico [...] Vai alla recensione »
Non sono abituato a questo genere di films, l'ho visto per curiosità dopo aver conosciuto il regista su un set. Non sarei capace di fare un decimo di quanto ha fatto Louis Nero, certo che il cinema (impegnato), come dicono i produttori al giovane regista, devono avere un po' di azione, nel senso che devono essere più mossi. Tanto varrebbe leggersi la sceneggiatura come un libro, [...] Vai alla recensione »
Ogni allievo artisticamente pusillanime ha un triste maestro. Il mondo del cinema non ricorda gli sceneggiatori deboli, al massimo celebra i registi catalogati come trash. Louis Nero è vittima di una struttura creata dal Prof. Andrea Giaime Alonge del Dipartimento delle Discipline artistiche, musicali e dello spettacolo (6° piano, stanza 24, Palazzo Nuovo), via Sant'Ottavio 20, Torino , ma può superare [...] Vai alla recensione »
Opera quinta di Louis Nero, torinese, classe 1976, laureatissimo al Dams con una tesi su Greenaway. E si vede: esteta di un cinema d'ispirazione pittorica, nemico dichiarato della narrazione che non sia espressione concettuale. Indifferente alle mode e ai modi del cinema commerciale, per questo autore coerente nello stile. Che cita Magritte (ci sono gli uomini con la bombetta di Golconda), che mira [...] Vai alla recensione »
Sani principi, buone intenzioni e cast stellare, almeno per un film di trent'anni fa: Faye Dunaway, Franco Nero, Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foà, Lou Castel, Philippe Leroy. Così La rabbia – scritto, diretto, montato e prodotto da Louis Nero – urla che il cinema di qualità muore. Però qualità è spesso sinonimo di velleità, come certi giornalisti scrivono, più che da inviati, da indignati speciali. Vai alla recensione »
Luis Nero, già detective dei linguaggi schizofrenici dell'arte, realizza con «La rabbia» un film tanto inattuale da essere moderno, tanto narcisista da essere terapeutico, tanto furibondo da essere angelico. Dotato di un audace immaginario tra Fellini e Resnais - lo sberleffo all'industria della celluloide si svolge nei meandri di uno spettrale microcosmo labirintico - Nero ha il fegato d'arruolare [...] Vai alla recensione »