Titolo originale | Face |
Anno | 2004 |
Genere | Horror |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Sang-Gon Yoo |
Attori | Yun-ah Song, Shin Hyeon-jun, Seung-wook Kim, Seok-Hwan An, Won-hui Jo Song Jae-ho, Ye-rin Han, Ju-ran Lee, Cheong-jo Son. |
MYmonetro | 2,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 9 ottobre 2009
A Lee, che ricostruisce volti a partire dai crani dei morti viene presentato un caso che non vuole accettare, inizia a ripensarci quando il fantasma della ragazza cui apparteneva il cranio gli fa visita... Al Box Office Usa Face ha incassato 107 mila dollari .
CONSIGLIATO NÌ
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Jeong Seon-yeong è il migliore nel suo campo, la ricostruzione di un volto umano a partire da un teschio. Tuttavia, devastato dalla perdita della moglie e dalla malattia della figlia - salvata da un trapianto di cuore - Seon-yeong rassegna le sue dimissioni; sarà l'intrusione nella sua vita del soprannaturale, oltre alla stoica volontà di una misteriosa apprendista, a richiamarlo al dovere.
Se si esclude il fatto di durare meno di due ore, dato quanto mai inusuale nel prolisso microcosmo del cinema coreano, resta ben poco a cui aggrapparsi per provare a salvare Face, nell'intento quanto nell'esito. Nella proliferazione di cloni di The Ring che ha infestato i primi anni Zero del cinema dell'Estremo Oriente, le produzioni coreane - come già per i wu xia - si sono rivelate le più pedisseque nell'osservazione del canovaccio, come se ogni tentativo di uscire dallo schema rappresentasse un rischio eccessivo in termini di contraccolpo commerciale. Il pubblico chiede l'ennesimo fantasmino lungocrinito e quello viene elargito a piene mani, con minime variazioni sul tema.
La carta giocata da Yoo Sang-gon è quella del risvolto sentimentale, in cui assegnare all'elemento soprannaturale alterna funzione di (causa di) terrore e (viatico per il) romanticismo; nulla che possa essere lontanamente individuato sul volto immoto di Song Yun-ah - già tra i protagonisti di Jail Breakers - dall'espressività degna del peggior Dolph Lundgren. Il sottotesto della ricostruzione del volto umano e del recupero di identità perdute come via per una più profonda comprensione dell'altro soccombe agevolmente in favore dei più abusati stilemi orrorifici, con l'aggravante di un'escursione nel serial killer movie, svolta con mano incerta e tremebonda.
Perché tocchi a film come Face l'onore di una distribuzione italiana (anche solo in Dvd), quando un mare magnum di tesori nascosti dall'Oriente attende invano le luci della ribalta, è mistero assai più intricato da risolvere di quelli che attanagliano l'attonito Seon-yeong.