Titolo originale | Vozvraschenye |
Anno | 2003 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Russia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Andrey Zvyagintsev |
Attori | Vladimir Garin, Ivan Dobronravov, Konstantin Lavronenko, Nataliya Vdovina, Galina Popova Aleksey Suknovalov, Lazar Dubovik, Elizaveta Aleksandrova, Lyubov Kazakova, Andrey Sumin, Aleksey Proshchikin, Viktor Alenin, Stas Orlov, Arseniy Belousov, Sofya Bagdasarova, Arseniy Bagdasarov, Alla Tomasheva, Evgeniy Belyanskiy. |
Tag | Da vedere 2003 |
MYmonetro | 3,31 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 28 agosto 2020
Nelle sale il controverso vincitore di Venezia 2003. Una storia a tinte opache sul passaggio di due ragazzi all'età adulta, in una chiave poetica che riecheggia Dostoevskij e Tarkovski Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office Il ritorno ha incassato 955 mila euro .
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Andrei e Ivan sono due fratelli adolescenti: si vogliono bene, come fanno i fratelli, e come fanno gli adolescenti trascorrono le loro giornate con gli amici, tra le partite di pallone e le sfide per provare chi è uomo e chi non lo è, anche se in fondo non sono né più né meno che ragazzi. Tuffarsi in mare dall'alto di una torre di legno è fuori discussione per Ivan, il più piccolo e scontroso dei due, che ha paura dell'altezza ma non ci sta a farsi chiamare "codardo". Una zuffa, una corsa a perdifiato verso casa per arrivare primo a dire alla mamma che è colpa dell'altro. Ma a casa c'è qualcosa di veramente inaspettato ad attendere i due ragazzi: quel padre che da dodici anni non vedono, il cui ricordo è vago e sbiadito come la sola foto che lo ritrae in loro compagnia. Dove, come, perché: niente domande, papà è tornato, e solo questo conta.
Un viaggio in macchina, poi in barca, poi a piedi, cui corrisponde un viaggio dell'anima, un duro cammino che i due ragazzi devono compiere per diventare adulti. Per diventare uomini.
Il debutto del russo Zvyagintsev vince il Leone d'Oro a Venezia 2003 contro ogni pronostico, dunque seguendo la tradizione della Mostra. Aldilà del tanto sgomento, resta il fatto che Vosvrascenie sia un film molto bello, oltre che ben fatto. Il passaggio dei due protagonisti all'età adulta, nonostante la drammaticità degli eventi che lo scandiscono, è raccontato con delicatezza e poesia, senza mai scadere nell'ovvio.
Il film si apre a molte e diverse interpretazioni, e l'atmosfera nebbiosa e sbiadita in cui si dipana non fa altro che accentuare il senso di incertezza dello spettatore se ciò che vivono i personaggi stia loro accadendo realmente - richiamando alla mente la sensazione già provata per più di qualche film di Bergman e recentemente con La perdita dell'innocenza di Figgis.
Da menzionare i due giovani protagonisti, in una prova di grande spessore, e in particolare lo sfortunato Vladimir Garin, scomparso durante le riprese del film.
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Ivan e Andrey sono cresciuti da soli insieme alla madre, ancora giovane e bella, ed alla nonna materna in un piccolo villaggio lacustre nel cuore della Russia. Un giorno si presenta un uomo che dice di essere il padre e li conduce con sè per una gita di un paio di giorni che gli consenta di recuperare il tempo perduto e conoscersi meglio. Lungo il tragitto, in auto prima ed in barca dopo, iniziano [...] Vai alla recensione »
E' senza dubbio un film visivamente molto bello, con una fotografia ricercata che sottolinea bene il carattere della vicenda. Troppo ricercata, talvolta, tanto da sembrare quasi fine a se stessa, così come un po' troppo “scoperti” risultano gli elementi simbolici nella figura del padre (tutta simbolica, per la verità) e in quella, secondaria, della madre.
Non riesco proprio a capire come si faccia a giudicare positivamente questo film. Lento, cupo, pedante. L’interpretazione della trama è lasciata completamente allo spettatore. Non sono riuscita a trovare un senso a questa storia. Film privo di significato.
Non riesco proprio a capire come si faccia a giudicare positivamente questo film. Lento, cupo, pedante. L’interpretazione della trama è lasciata completamente allo spettatore. Non sono riuscita a trovare un senso a questa storia. Film privo di significato.
VOZVRASCENIE - IL RITORNO Di difficile pronuncia – almeno per noi italiani - il titolo del film vincitore del Leone d’oro alla 60. mostra internazionale del cinema di Venezia: esso ci obbliga a inserire immediatamente a fianco la traduzione. Ancora più problematico il nome del regista, Andrei Zvyagintsev. Potrebbe, metaforicamente, essere visto tutto in questi termini il [...] Vai alla recensione »
La parola magica "Leone d’oro" dovrebbe essere sufficiente. E Il ritorno è il film che, nemmeno due mesi fa, ha sbancato Venezia 2003 suscitando (involontariamente) quel po’ po’ di can-can per la mancata vittoria di Marco Bellocchio. Ma la storia di Venezia ci ha insegnato che vincere non porta automaticamente al successo, anzi: si è dato il caso di Leoni d’oro che sul mercato italiano non sono nemmeno [...] Vai alla recensione »
In bianco e nero, in un formato più piccolo del normale, l’occhio del cinema attraversa dell’acqua fangosa, fino a “sorvolare” una barca a remi abbandonata sul fondo. Così Inizia Il ritorno (Vozvrashcheniye, Russia 2003, 105’). Poi, tra i grigi del cielo e del mare, Andrey Zvyagintsev entra nell’universo di Ivan (Ivan Dobronravov) e del fratello maggiore Andrey (Vladimir Garin): un universo retto [...] Vai alla recensione »
Il viaggio di un uomo e di due ragazzini, da casa oltre un lago fino a un'isola attraverso uno straordinario gelido paesaggio di foreste e acque nordiche, diventa un percorso di conflitti famigliari, autorità e disobbedienza, paura e coraggio, morte e vita, rapporto con la Natura e con la forza fisica: «uno sguardo con intenti mitologici sulla condizione umana», dice il regista russo quarantenne Andrey [...] Vai alla recensione »
Il nome del regista è impronunciabile, Zvyaginstev, ma con questo primo lungometraggo ha vinto il Leone d'oro a Venezia. Non solo. Per la prima volta in più di un decennio ha spostato milioni di spettatori russi dalle sale dei blockbuster americani. Non è un blockbuster russo. E' un racconto del mistero sulla paternità. Nel paesaggio aspro e incantato della Russia del nord, che una fotografia di profondità [...] Vai alla recensione »
Prima di essere una spietata parabola sulle figure del potere (e sulla loro assenza) o un'elegia su un paesaggio senza più figure, Il ritorno è una storia il cui esito resta in bilico fino alla fine. Il titolo non allude allora soltanto al confronto con un'autorità lati-tante, quella di un padre sconosciuto che d'improwiso si palesa in tutta la sua trascendente intransigenza, ma anche al riemergere [...] Vai alla recensione »
Questo film è ermetico. Nel senso poetico del termine, in quanto si serve dell'arte del levare per obbligare lo spettatore a farsi decifratore e co-autore del film. La trama in sé, infatti, è essenziale, quasi minimale, l'ermetismo non riguarda perciò la storia, ma la scelta stilistica di frustrare sistematicamente le attese dello spettatore: negazione dei generi (thriller e road-movie), mancanza di [...] Vai alla recensione »
L’infanzia di Ivan e Andrey sta per finire. Non più bambini, non ancora adulti, i due fratelli protagonisti di Il ritorno, di Andrey Zvyagintsev (Leone d’oro a Venezia) scoprono all’improvviso di avere un padre. Un orso che appare dal nulla, dopo dodici anni di assenza: e subito suscita la curiosità e il timore dei figli, vissuti nel frattempo, in santa pace, con mamma e nonna.
Ivan e Andrej, adolescenti rissosi in piena tempesta ormonale, si misurano in una gara di tuffi assieme a un gruppo di coetanei. Tornati a casa, un'abitazione situata in nessun luogo dove li attende una madre affettuosa, incontrano per la prima volta papà, datosi alla latitanza famigliare da una decina d'anni. La prima inquadratura lo mostra dormiente ai figli e allo spettatore, adagiato nella postura [...] Vai alla recensione »
Il film che Locarno e Venezia (che lo ha premiato con il leone d’oro) si sono contesi è uno di quelli su cui discutere, anche parecchio: perché lo si può prendere per diversi versi e giudicare di conseguenza in diverse maniere. (Giudicare è parola troppo rigida, che non va per niente bene quando si ha a che fare con un film; diciamo piuttosto: esprimere un giudizio ponderato.