RKO 281 - La vera storia di quarto potere

Film 1999 | Biografico +16 87 min.

Regia di Benjamin Ross. Un film con Melanie Griffith, Liev Schreiber, James Cromwell, John Malkovich, Brenda Blethyn. Cast completo Titolo originale: RKO 281. Genere Biografico - USA, Gran Bretagna, 1999, durata 87 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 2,75 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 3 maggio 2013

Il giovane Orson Welles, già famoso per le sue imprese radiofoniche, giunge a Hollywood per girare il suo primo film. In Italia al Box Office RKO 281 - La vera storia di quarto potere ha incassato 144 mila euro .

Consigliato sì!
2,75/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Welles spiegato al popolo.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

1940. Il giovane e promettente uomo di cinema Orson Welles è alla ricerca di un soggetto per il suo primo lungometraggio. Lo trova nella vita del magnate della stampa William Randolph Hearst. Assieme allo sceneggiatore Herman J. Mankiewicz (che è a conoscenza anche di molti retroscena della vita di Hearst) elabora uno script destinato a divenire un film entrato a buon diritto nell'Olimpo della settima arte. Le difficoltà però non mancheranno e saranno considerevoli.
Ci sono i fratelli Tony e Ridley Scott tra i produttori esecutivi di questo film coprodotto dalla HBO e dalla BBC che ha vinto 3 Emmy e un Golden Globe. C'è, dominante su tutto, l'ombra di uno dei giganti (anche in senso fisico) della storia del cinema: Orson Welles. Ispirato al documentario The Battle Over Citizen Kane il film per la tv racconta, con dovizia di particolari, lo scontro tra due fortissimi ego. L'uno è quello di un uomo che vive con una donna molto più giovane di lui in un castello ingombro di opere d'arte da cui intende dominare il mondo della comunicazione dell'epoca. L'altro è quello di un attore ventiseienne che vuole diventare regista e che vede nell'anziano rivale una sorta di suo riflesso in nero da distruggere per poter far trionfare i valori di un'America liberata da subdoli dittatori e per affermare la vitalità dell'Arte che non deve avere il bisogno di sottoporsi a censure. L'uno ha dalla sua parte la forza del denaro (che però si rivela più fragile del previsto) e l'altro quella delle convinzioni. Il mondo della Hollywood dell'epoca è ben ricostruito così come quello di alcune figure del mondo della stampa (come Louella Parson ed Edda Hopper) in grado di distruggere la reputazione di chiunque non andasse a genio a loro o ai loro datori di lavoro attuali o possibili.
Schreiber e Cromwell offrono due ritratti verosimili dei due antagonisti così come la riunione di tutti i boss delle major (da Disney a Selznick) offre un interessante spaccato di come un intero establishment possa essere facilmente ricattato se i suoi membri più di rilievo hanno 'vizietti' da nascondere. Ciò che manca in questa produzione, accurata anche sul piano filologico, è però il valore cinematografico del primo film di Welles. Tutto sembra ridursi allo scontro tra le due personalità, all'attacco da parte dell'uno e alla difesa da parte dell'altro in relazione al diritto della libera espressione. Come tutti gli appassionati di cinema sanno c'è molto di più proprio sul piano del linguaggio delle immagini. A parziale compenso molti che ne sono ignari potranno trovare (qui siamo in area gossip) la ragione del nome Rosebud (Rosabella nella versione italiana) scritto sulla slitta. Sarà una vera sorpresa.

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Frasi
"Hai affrontato molti tori a New York Hodson?"
Marion Davies (Melanie Griffith)
dal film RKO 281 - La vera storia di quarto potere - a cura di Cinemino
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

"Devi stare sempre nella luce", dice la madre morente al piccolo Orson Welles (Liev Schreiber). E lui le si accosta uscendo dall’ombra. Così inizia RKO 281 (Usa, 1999), tratto in parte dal documentario The Battle Over Citizen Kane di Michael Epstein e Thomas Lennon (1996). Che cosa c’è di più imprudente per un regista e per un gruppo di sceneggiatori che esporsi al confronto con un grande tra i grandi [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Rosebud, l'ultima parola pronunciata dal morente protagonista di Quarto potere, era in realtà il nomignolo di William Randolph Hearst, il tycoon della stampa americana, per gli organi sessuali della sua amante Marion Davies. Gli studios di Hollywood riuniti, ricattati da Hearst con l'antisemitismo, rifiutarono la richiesta di comprare e distruggere Quarto potere per un unico motivo: Hearst si trovava [...] Vai alla recensione »

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Aveva tutto, ma non era felice. Più dollari di Paperone, un gigantesco impero editoriale, un sontuoso castello in California con decine di stanze colme di favolosi tesori d’arte. Aveva tutto, ma un’inquietudine profonda gli impediva di godere il suo smisurato potere. E, soprattutto, temeva che qualcuno potesse metterlo alla berlina, rivelando particolari sgradevoli sulla sua vita privata.

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