oscar15781
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lunedì 19 agosto 2013
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un giovane irlandese in difficoltà
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Questo autentico capolavoro di Stanley Kubrick narra una vera e propria epopea, vissuta da "un giovane irlandese in difficoltà" nella metà del '700, atttraverso la guerra dei sette anni, peripezie incredibili, fino a raggiungere pericolosamente la nobiltà: "Grandness and Servitude". L'impossibile è il filo conduttore dell'intera vicenda, designata dal destino di Redmond Barry, nella sua corsa verso il disastro. Kubrick lascia intendere che il caso gioca sempre il suo ruolo misterioso e beffardo: "Se Barry non avesse incontrato Nora il suo destino sarebbe stato diverso". La voce narrante descrive i turbamenti e le emozioni del giovane irlandese al suo primo amore per la cugina Nora, con una retorica che non nasconde affatto ironia e disincanto.
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Questo autentico capolavoro di Stanley Kubrick narra una vera e propria epopea, vissuta da "un giovane irlandese in difficoltà" nella metà del '700, atttraverso la guerra dei sette anni, peripezie incredibili, fino a raggiungere pericolosamente la nobiltà: "Grandness and Servitude". L'impossibile è il filo conduttore dell'intera vicenda, designata dal destino di Redmond Barry, nella sua corsa verso il disastro. Kubrick lascia intendere che il caso gioca sempre il suo ruolo misterioso e beffardo: "Se Barry non avesse incontrato Nora il suo destino sarebbe stato diverso". La voce narrante descrive i turbamenti e le emozioni del giovane irlandese al suo primo amore per la cugina Nora, con una retorica che non nasconde affatto ironia e disincanto. Si nota facilmente che questo sentimento in Barry sta interamente sotto un profilo ideale, che Freud descrive in termini di identificazione. Con Lacan si può dire che si tratta di una relazione immaginaria, tanto è vero che Redmond è solo un oggetto indiscriminato nelle mani di Nora che prima lo seduce e poi lo getta via da sè. Fin dall'inizio tutto si svolge per Redmond su di un inganno, la sua famiglia ha già incassato 1500 ghinee dal capitano inglese Quin come dote per il matrimonio con Nora. Tutto è orchestrato perchè il giovane non faccia troppi danni, visto che Redmand è abbagliato dall'amore ed è sordo alle raccomandazioni accorate delle madre e dei fratelli. Per evitare mali estremi, viene organizzata una finzione, visto che il giovane non esita a sfidare al duello il capitano Quin, che è tanto fifone, impacciato e bislacco, tanto quanto è buon partito per Nora. "Lui è un uomo e tu sei solo un ragazzo" dirà la ragazza allo sfortunato giovane. Senza sentirsi apparentemente "smontato" per questo, l'aitante Redmond si presenta fiducioso al duello, ma si vedrà sostituita la pistola con una caricata con un innocuo batuffolo di stoppa. Barry crederà davvero di aver ucciso l'ufficiale (che ha visto accasciarsi colpito) e per evitare la forca, si fa convincere dai suoi a fuggire a Dublino, con un gruzzolo di ghinee per rifarsi una vita.. Ma siccome Redond potrebbe tornare e insidiare il matrimonio di Quin e Nora, occorre motivarlo a lasciare l'isola, cosi' viene inscenata una rapina di malviventi che gli rubano il cavallo e tutti i soldi. Giunto a piedi a Dublino, senza soldi, sarà cosi' facile che si arruoli nell'esercito inglese in partenza per la Fiandra, Raggiungerà il contingente in partenza anche il capitano Grogan, che era stato uno dei suoi padrini del duello ed è amico della famiglia Barry.. Sarà poi lui a dire la verità al giovane e che custodisce le sue ghinee recuperate ai finti malviventi. Si diceva di questo primo amore per Redmond che sarà anche l'ultimo, perchè i rapporti con l'altro sesso saranno poi regolati dall'interesse o da mero godimento personale. Come se quel primo amore remunerato da un Altro ingannatore sia per Barry una lezione, con "lalingua " materna e i desideri materni per i figli a prevalere nel deserto di una carenza simbolica del padre .Redmond investirà di affetto per il capitano Grogan, che purtroppo perderà presto perchè colpito dai francesi in battaglia. Anche questa persona è colta nel campo di un " Altro che gioca" e che sperpera le sue ghinee, di qui la determinazione di Barry di "Giocarsi" una partita per un "posto al sole" ,C'era del vero in ciò che disse Nora riguardo Redmond, la sua epopea sembra descrivere l'avventura di un eterno ragazzo, che è precariamente nel discorso e sembra agire guidato da un destino che lo agita nel fare incessantemente e nel dissipare. il destino di un infelice romanzo familiare. Redmond sperimenta il desiderio solo nel suo cotè maligno, di desiderio di perdersi nel proprio desiderio. Del resto sembra non sia passata una trasmisione dal padre di come umanizzare il desiderio, Certo queste cose possono essere efficaci anche con padre morto-assente, ma è ipotizzabile che il padre avvocato abbia latitato in cio' che un padre e un marito debbono essere.
Ma il massimo Kubrick lo esprime in questo film in "Intermission", dove descrive la famiglia di lord Reginald Lydon, con la presenza costante e lugubre di un prete che esprime un legame posizionale di limite al godimento di Lady Lyndon ,che appare diafana, umbratile, ma giovane e bellissima. Poi c'è il figlio di primo letto, il crudele Lord Bullington che da subito contrasta aspramente l'usurpatore Barry, ma nel quadro di una furibonda revivescenza edipica verso la madre Lady Lyndon, che in realtà non ha mai desiderato l'anziano e malato Lord Reginald. E' strepitosa la scena della Lady al Bagno ultraromantica come mummificata nell'attesa di un gesto d'amore di Redmond. Topica poi la scena del dono di compleanno di un pony per il bimbo della Lady e di Barry, il messaggio di ordine "Se andrai laggiù dal pony, ti batterò" è inefficace, Come padre Redmond non "fa buco", non ha l'efficacia simbolica sul godimento del piccino, che morirà disobbedendogli. C'è da chidersi come sia andata la rimozione di Redmond dela vergogna per la vicenda dell 'inganno e di Nora, è come se il giovane col suo agire impedisca un ritorno del rimosso. Come se non si fosse per il giovane elaborata una vera formazione sintomatica, come se ci fosse un tappo che fa fare un'altro giro alla pulsione, che è liberata da una père-version, da una teoria inconscia sul padre. Il fantasma sembra sulla "Grandness!" come immagine, ma dal contenuto significante inconscio. E' quel qualcosa che ha favorito la torsione di spregio, di prendersi gioco dell'Alltro. Tutta la sua esistenza sarà volta alla malversazione: dal fingersi un ufficiale di sua maestà, al travestirsi da uomo anziano in barba al servizio segreto prussiano e al darsi al gioco come baro internazionale.. Cosi' gestirà ogni cosa, non potrà essere un marito credibile e come si è visto un padre suficiente. La sua tenuta al simbolico appare legata a precarie figure paterne (capitano Grogan e le Chevalier de Balibari) e ai significanti padroni di ben 2 eserciti, quello di Giorgio d'Inghilterra e di Federico di Prussia. Quanto concerne alla madre Barry, se non arriva ad essere pervasiva, nel non risposarsi, trasferisce tutto sui figli, ed è bene che Redmond abbia avuto fratelli, evitando guai peggiori. Il progetto di farsi nobile per Redmond viene da lontano, dalla ambizioni materne. Sarà lei a suggerire a "Barry Lyndon" la folle idea di comprarsi un titolo nobiliare, accelerando la sua rovina. Il desiderio materno verso un figlio se non è mediato dalla metaforizzazione paterna, può essere desiderio-morte. .
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goldy
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domenica 18 gennaio 2015
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ovvero il trionfo dell'ambiguità
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Barry Kyndon è “bello” perché ogni scena è un quadro suggerita dalle più belle tele dell’epoca e per la scelta dei bei brani musicali che ne fanno un film di grande suggestione visiva e uditiva. Al pubblico di oggi, magari forse no, ma alla sua uscita 40 anni fa, quasi nessun critico seppe cogliere la profondità. Gli fu rimproverato un eccesso di rigore formale caratterizzato da una “lentezza” che tradisce mancanza di ispirazione. In realtà è un film che obbliga a pensare, a ribaltare il senso delle comunicazione immediata, a sfuggire all’inganno della prima facile interpretazione superficiale per scoprire realtà molto più profonde e ricche di significato.
A differenza delle intenzioni di W:M Thackeray autore del romanzo omonimo da cui Kubrick ha tratto la sceneggiatura, Kubrick no ha nessuna intenzione di riflettere sui rapporti sociali imposti dalla borghesia imperante delle nuova realtà produttiva.
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Barry Kyndon è “bello” perché ogni scena è un quadro suggerita dalle più belle tele dell’epoca e per la scelta dei bei brani musicali che ne fanno un film di grande suggestione visiva e uditiva. Al pubblico di oggi, magari forse no, ma alla sua uscita 40 anni fa, quasi nessun critico seppe cogliere la profondità. Gli fu rimproverato un eccesso di rigore formale caratterizzato da una “lentezza” che tradisce mancanza di ispirazione. In realtà è un film che obbliga a pensare, a ribaltare il senso delle comunicazione immediata, a sfuggire all’inganno della prima facile interpretazione superficiale per scoprire realtà molto più profonde e ricche di significato.
A differenza delle intenzioni di W:M Thackeray autore del romanzo omonimo da cui Kubrick ha tratto la sceneggiatura, Kubrick no ha nessuna intenzione di riflettere sui rapporti sociali imposti dalla borghesia imperante delle nuova realtà produttiva. A Kubrick interessa fare un film sulla Storia con la S maiuscola. Il contesto storico è quello di un mondo che deve fare la rivoluzione: quella francese o quella industriale, non c’è molta differenza dal punto di vista della trasformazione radicale dei rapporti sociali. La borghesia che intraprende e produce ricchezza incalza e spazzerà via una aristocrazia parassitaria che campa di privilegi. Straordinarie in quest’ottica le lunghe sequenze di cambiali da pagare, segno di una ricchezza che si sperpera e si consuma ma non produce, non crea valore aggiunto oppure quel denaro che corre sui tavoli da gioco, anche questo denaro “morto”.
Barry tenta la sua scalata sociale. Numerose le avventure che dovrà affrontare attraverso i rituali dell’epoca:i duelli,il gioco, l’amore. Interni di sensualità, di inganni, di ipocrisie e di corruzione ed esterni di guerra e violenza,. I critici parlarono di “rigore geometrico” che domina la prima parte. Nella seconda riaffiorano i sentimenti, quelli veri impossibili da reprimere come il sistema vorrebbe. L’amore e il matrimonio con Lady Lyndon sono chiaramente strumentali ma l’amore per il figlio è “vero” così come “veri” sono lo strazio per la sua perdita e l’odio del figliastro nei suoi confronti. Punta di svolta nel film è la scena in cui mentre viene eseguito il “Concerto per due clavicembali e orchestra” di J.S. Bach il figlioletto irrompe nella sala calzando scarpe troppo grandi del fratellastro Lord Bullington. La scena con forte valore simbolico denuncia la fine di una trasgressione. Per Barry non c’è possibilità di successo perché dentro quel mondo non si fuoriesce dalla condizione che ti è stata assegnata, oppure si resta comunque esclusi dall’appartenenza.
Si è detto che l’elemento visivo è una cifra stilistica rilevante del film. I quieti paesaggi di Constable, Watteu e gli interni di Hogarth e Gainsborough comunicano un senso di ordine, di grazia, di equilibrio, sotto il quale si cela un secolo che qualcuno ha definito come “demoniaco, sudicio, cinico, empio, insostenibile e turbolento”. E’ cos’ che il regista vuol far cogliere l’AMBIGUITA’ del secolo coadiuvato dalla voce fuori campo sempre pronta a cogliere l’ironia, il contrasto tra ciò che appare e ciò che è.
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great steven
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martedì 26 novembre 2019
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le traversie di un ragazzo di modeste origini.
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BARRY LYNDON (UK, 1975) diretto da STANLEY KUBRICK. Con RYAN O'NEAL, MARISA BERENSON, STEVEN BERKOFF, GAY HAMILTON, MARIE KEAN, HARDY KRUGER, PATRICK MAGEE
L’irlandese Redmond Barry, giovane dall’aspetto affascinante ma penalizzato dalle umili origini, affronta in duello un capitano dell’esercito inglese per contendersi con lui le grazie della cugina. Uscitone vincitore (si scoprirà poi che il proiettile che ha trafitto l’avversario era un tampone di stoppa), è però costretto ad allontanarsi dal paese natio in quanto la sua famiglia rimpiange l’ufficiale, in grado di offrire alla futura sposa, in caso di matrimonio, ben millecinquecento sterline annue.
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BARRY LYNDON (UK, 1975) diretto da STANLEY KUBRICK. Con RYAN O'NEAL, MARISA BERENSON, STEVEN BERKOFF, GAY HAMILTON, MARIE KEAN, HARDY KRUGER, PATRICK MAGEE
L’irlandese Redmond Barry, giovane dall’aspetto affascinante ma penalizzato dalle umili origini, affronta in duello un capitano dell’esercito inglese per contendersi con lui le grazie della cugina. Uscitone vincitore (si scoprirà poi che il proiettile che ha trafitto l’avversario era un tampone di stoppa), è però costretto ad allontanarsi dal paese natio in quanto la sua famiglia rimpiange l’ufficiale, in grado di offrire alla futura sposa, in caso di matrimonio, ben millecinquecento sterline annue. Redmond intraprende la carriera militare allo scoppio della Guerra dei sette anni nell’armata di Her Majesty, ma presto si stanca della vita del soldato e, con un espediente, entra nell’esercito prussiano, senza però evitare di venire smascherato dopo che ha finto di essere un tenente britannico recante un dispaccio a un certo generale. Diventa dunque il beniamino del capitano Potzdorf e presta servizio come spia alle sue dipendenze. Perseguitato nuovamente da circostanze avverse che lo obbligano a fuggire, si unisce a un raffinato avventuriero e, con la spada e la pistola, si apre una strada di tutto rispetto nella bella società. Ormai è un uomo appagato: gli manca soltanto il blasone. Sposando la contessa di Lyndon e assumendone il cognome, colma questa lacuna. Tuttavia il matrimonio si rivela infelice, poiché il figlio della moglie, nato da un precedente matrimonio, lo odia e per molti anni progetta una segreta vendetta. Patrigno e figliastro si affrontano in duello: Barry perde una gamba e tutti i suoi averi. Un malinconico esilio segna il suo definitivo destino. Tratto dal celebre romanzo settecentesco omonimo di William Makepeace Thackeray, Barry Lyndon appare immediatamente come un film anomalo nella produzione di Kubrick. Di difficile collocazione, spaventò alquanto la critica quando uscì nelle sale a causa della mancanza d’una chiave di lettura che consentisse di risalire alle origini del progetto. Dal canto suo, Kubrick non chiarì le sue intenzioni, avvolgendo in un fitto mistero la faccenda. Ad ogni modo, quest’opera elegante e potente, nelle vesti di un’anomalia, è certamente splendida: facendo esclusivo ricorso alla luce naturale e aiutandosi con le candele per gli spazi bui (merito del direttore della fotografia John Alcott, che compì un lavoro egregio), la storia è immersa in un’atmosfera che rende appieno il clima del tempo. Per le riprese, il regista si avvalse di speciali lenti all’avanguardia, fornite dalla Carl Zeiss e adattate da Ed Di Giulio. Nel complesso, il film è freddo e crudele, un’apologia solenne e nostalgica in cui, fra un miscuglio di ironia e pathos mastodontico, si ragiona sui motivi del Male che portano gli esseri umani a instaurare tra di loro rapporti resi sempre più aspri dal concatenarsi delle circostanze in un crescendo di rivalse sanguinarie. La pietà è del tutto assente: ogni atto e ogni pensiero è figlio di decisioni impulsive, mosse da intenti passionali, e in tale ruolo assume una posizione drammaticamente dominante nei confronti del singolo che subisce terrificanti conseguenze a partire dal momento in cui si perde nel dedalo dei rimorsi, delle occasioni mancate e degli imperdonabili errori. Barry Lyndon è un agnello che vuole atteggiarsi a leone, ma si ritrova le sue ambizioni contro di sé quando i veri leoni lo azzannano con la loro maggiore conoscenza dell’universo di cui sono esperti abitanti e verso il quale provano una stima tale da impedir loro di risparmiare uno sprovveduto infiltrato. La faccia scolpita nel dolore e la recitazione sotto le righe di R. O'Neal trasformano quest’interessantissimo personaggio, antieroe e perdente per eccellenza, in un mancato arrampicatore sociale fra i migliori che la settima arte abbia mai concepito. La voce narrante di Romolo Valli accompagna la sua ascesa e caduta con accento persuasivo e beffardo. Altro importante contributo al film sono le musiche assemblate da Leonard Rosenman: fra tutte, spicca il trio per piano in Mi Bemolle di Franz Schubert. Gli altri interpreti sono usati da Kubrick come pedine di un’immaginaria scacchiera che egli percorre assecondando un imperscrutabile disegno metafisico. Le leggi cosmiche e l’inevitabilità del destino accostano questo film a 2001: Odissea nello spazio (ma si ravvisano a tratti richiami lampanti anche a Orizzonti di gloria e Arancia meccanica): l’astronauta affronta l’ignoto del cosmo e ne cade vittima, come Redmond Barry si introduce in un mondo che non gli appartiene e ne paga la consueta glacialità. Suggestive le riprese all’aperto più di quelle in interni, specie quando la telecamera si sofferma sulle battaglie. Quattro Oscar: costumi, fotografia, scenografia, colonna sonora.
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fabiofeli
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mercoledì 28 gennaio 2015
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un uomo, un'epoca
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Redmond Barry (Ryan O’Neal) è un giovane irlandese, ingenuo e innamorato della cugina. Non esita a provocare e sfidare a duello un capitano inglese, abile nel ballo ed elegante nella sua rutilante casacca rossa, che si fidanza con lei. Il matrimonio, però, fa comodo allo zio spiantato, che mira ai soldi del militare, e spezza il cuore di Barry, che crede di aver ucciso in duello il rivale e scappa per arruolarsi nell’esercito britannico, alleato dei prussiani nella guerra contro la Francia. Inizia la lenta scalata di Barry, che conquista il favore dei commilitoni battendosi a pugni con uno smargiasso energumeno.
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Redmond Barry (Ryan O’Neal) è un giovane irlandese, ingenuo e innamorato della cugina. Non esita a provocare e sfidare a duello un capitano inglese, abile nel ballo ed elegante nella sua rutilante casacca rossa, che si fidanza con lei. Il matrimonio, però, fa comodo allo zio spiantato, che mira ai soldi del militare, e spezza il cuore di Barry, che crede di aver ucciso in duello il rivale e scappa per arruolarsi nell’esercito britannico, alleato dei prussiani nella guerra contro la Francia. Inizia la lenta scalata di Barry, che conquista il favore dei commilitoni battendosi a pugni con uno smargiasso energumeno. Ma Barry non ama una guerra nella quale si avanza come automi verso la morte provocata dalla fucileria nemica e si viene rimpiazzati da seconde e terze linee falcidiate a loro volta. Con impudenza ruba le credenziali di un tenente che fa il collegamento con l’esercito prussiano, ma il suo trucco viene svelato ed è costretto ad arruolarsi nell’esercito prussiano per evitare prigione e morte. La guerra finisce e Barry ha modo di mettere in pratica la sua abilità al gioco, grazie all’insegnamento di un connazionale baro e spia; corteggia cinicamente Lady Lyndon (Marisa Berenson) sposata con un uomo ricco e malato; una scenata tra Barry e Charles Lyndon provoca la morte del secondo e spiana la via all’arrivista irlandese che conquista dama e patrimonio. La nascita di un figlio accentua l’avversione del primo figlio della Lady per l’intruso plebeo che ha soppiantato il padre, ma la selvaggia punizione inflitta al figliastro sotto gli occhi di ospiti della nobiltà inglese dà il via alla discesa di Barry; oberato dai debiti l’irlandese non riuscirà a fregiarsi del titolo nobiliare dei Lyndon ...
Il film monumentale di Kubrick, sul testo originale Le memorie di Barry Lyndon di William M. Thackeray (autore del bellissimo La fiera delle vanità), sceneggiato dal regista stesso, ha l’incedere regale delle scene girate in tempi reali – meravigliose e drammaticamente lunghe le sequenze dei due duelli -; la tecnica di ripresa notturna a lume di candela, resa possibile all’epoca (1975) da un obbiettivo speciale usato per filmare dai satelliti artificiali, rimanda i colori naturali dei dipinti di grandi autori settecenteschi; l’utilizzo dello zoom, che da un particolare in primo piano allarga in campo lungo, permette di godere immagini paesaggistiche di grande effetto e bellezza, anche queste ispirate da quadri famosi: una fotografia da urlo; la musica spazia dai brani di Haendel e Schubert al sound tradizionale irlandese dei Chieftains; una ottima recitazione e un efficace uso della voce narrante, sia in edizione originale che in quella doppiata, contribuiscono a confezionare un classico. Si è a lungo discusso sul significato del film e molte chiavi di lettura sono state fornite. La più appariscente è alquanto classista: i nobili stiano con i nobili, i plebei restino con i plebei, perché chi sale nella scala sociale con il trucco, l’inganno e la furberia è destinato a scivolare rovinosamente dal palo della cuccagna. Ma ugualmente valida è l’interpretazione che il testo della storia forniva l’occasione di inserire la vicenda di un uomo nel contesto del 1700 europeo, non ancora affrontato dalla cinematografia. La pellicola restaurata dalla Cineteca di Bologna è da non perdere assolutamente.
Valutazione ****
FabioFeli
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dario bottos
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mercoledì 26 gennaio 2022
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prima la musica, poi il cinema
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Un film non solo di ambientazione settecentesca ma anche di costruzione narrativo-letteraria di stile settecentesco: ossia uno stile anti-narrativo nel quale piuttosto che privilegiare la storia e quindi i processi immedesimativi del lettore/spettatore (catarsi), si privilegia il gioco intellettuale dello sguardo distaccato e dello scambio di parti tra il lettore/spettatore e il narratore, quella voce fuori campo non sempre – come nel nostro caso - “onnisciente”, ossia in grado di spiegare la trama anticipandola.
La storia è quella della parabola umana di un avventuriero che un po’ per “fortuna”, un po’ per fredda e cinica determinazione, costruisce la sua scalata sociale, per poi cadere rovinosamente, sempre per quel misto di “sfortuna”, insipienza e desiderio finale di dissolvimento.
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Un film non solo di ambientazione settecentesca ma anche di costruzione narrativo-letteraria di stile settecentesco: ossia uno stile anti-narrativo nel quale piuttosto che privilegiare la storia e quindi i processi immedesimativi del lettore/spettatore (catarsi), si privilegia il gioco intellettuale dello sguardo distaccato e dello scambio di parti tra il lettore/spettatore e il narratore, quella voce fuori campo non sempre – come nel nostro caso - “onnisciente”, ossia in grado di spiegare la trama anticipandola.
La storia è quella della parabola umana di un avventuriero che un po’ per “fortuna”, un po’ per fredda e cinica determinazione, costruisce la sua scalata sociale, per poi cadere rovinosamente, sempre per quel misto di “sfortuna”, insipienza e desiderio finale di dissolvimento.
Ma il motivo conduttore del film non è la vicenda in sé: da indizi extra-diegetici (i commenti del narratore e le ‘stele’ - cioè i cippi stradali didascalici - che marcano alcune svolte nella vita di Barry) , ma soprattutto al termine della vicenda, ci si rende conto che il vero protagonista della storia non è Barry Lyndon, è il Tempo: il tempo che tutto consuma (Cronos), ma anche il tempo fugace dell’occasione (Kairos), da cogliere quando si presenta senza possibilità di recupero, e infine – terza modalità che la sensibilità del settecento comincia a mettere in luce – il tempo dell’attesa, fatale o quieta che sia. E l’indicatore più forte di questa chiave di lettura è l’accompagnamento musicale del film. Ma “accompagnamento” non è forse il termine più preciso: piuttosto che “accompagnato”, questo film è “portato”, veicolato dalle musiche, che vengono ad assumere una funzione assolutamente determinante per la sua ricezione. A tal punto che si potrebbe parlare di un’ossatura musicale determinata dai lunghi, chiamiamoli così per analogia , “piani-sequenza sonori”, in cui sono state incastonate le sequenze visuali che compongono la storia.
Kubrick non ha voluto musiche “incidentali” ma brani di musica classica coevi alla narrazione: ricordiamo che la musica nel ‘700 comincia ad emanciparsi da funzioni sociali od occasionali e diventa musica “pura”, “assoluta”, l’arte del “tempo” governata solo da leggi interne ed autonome. In particolare Kubrick privilegia il Trio D929 in Mi bemolle maggiore di Schubert, in una citazione quasi integrale meravigliosamente manipolata da un arrangiamento che non si percepisce e che per questo ha ricevuto un Oscar. Un’opera in tempo lento, molto visuale, dall’effetto ciclico-sequenziale quasi ipnotico, in cui il tema del violoncello in mi minore che richiama una marcia funebre è seguito da una sequenza in tonalità maggiore dall’effetto apparentemente ilare. Questo pezzo segna i momenti salienti della vita di Barry, trascinandoci verso una interpretazione esterna e distaccata degli stessi, partecipandoci quasi del punto di vista del destino, o del fato, o della Storia con la S maiuscola che tutto macina e consuma, e dove il punto di equilibrio emozionale è dato dal momento conclusivo.
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francesco di benedetto
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giovedì 16 ottobre 2003
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l'ultimo kubrick
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Insieme e dopo Arancia meccanica un affresco della civiltà occidentale dalla parte del mito e delle origini. Dopo il soggetto, proiettato nel futuro, a morsi in avanti, che sembra creare esso stesso con la sola potenza del suo sguardo la visione (singolare corrispondenza d'intenti fra Alex e il tipo dietro la macchinna da presa...); dopo il tutto denso finale, con tanto di faville applausi e coriandoli, è il momento del post coitum svuotamento e corpo che si affloscia su se stesso. Remond Barry fantasma. La didascalia che suggella il film non vuole dire, i personaggi qui ritratti sono morti, ma alla radice, non hanno lasciato traccia alcuna, non sono MAI vissuti. Il film comunica questo suo essere definitivo,di morte, allo sguardo del suo autore e quella lucidità superiore, creatrice e di
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Insieme e dopo Arancia meccanica un affresco della civiltà occidentale dalla parte del mito e delle origini. Dopo il soggetto, proiettato nel futuro, a morsi in avanti, che sembra creare esso stesso con la sola potenza del suo sguardo la visione (singolare corrispondenza d'intenti fra Alex e il tipo dietro la macchinna da presa...); dopo il tutto denso finale, con tanto di faville applausi e coriandoli, è il momento del post coitum svuotamento e corpo che si affloscia su se stesso. Remond Barry fantasma. La didascalia che suggella il film non vuole dire, i personaggi qui ritratti sono morti, ma alla radice, non hanno lasciato traccia alcuna, non sono MAI vissuti. Il film comunica questo suo essere definitivo,di morte, allo sguardo del suo autore e quella lucidità superiore, creatrice e distruttrice (divina) sembra ora ammantarsi di un senso di spreco e inutilità
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frdb82
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lunedì 12 settembre 2005
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barry lyndon e il casanova 1
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Spesso si è detto sulla vicinanza di Kubrick e Fellini nella rappresentazione del '700 che ci danno, rispettivamente, Barry Lyndon del '75 e Il Casanova del '76: tensione formale, esasperazione del visivo, ricerca e sfoggio dell'esteriorità, cura capillare del dettaglio, magnificenza dell'insieme visceralmente accompagnati da un senso di morte, vuoto, scacco esistenziale, insincerità e passività nel comportarsi e relazionarsi. Un secolo tutto forma, dalla sostanza intrisa di oscurità e negatività, inarrestabilmente declinante verso il basso. Differenti, se non opposte, trovo invece le radici e le modalità di manifestazione di questa crisi. Barry Lyndon dà la misura del congelamento dei sensi e dell'umoralità in nome del decoro e dello splendore formale, Il Casanova quella dell'annullamento dell'individuo nell'esasperato abbandono consumistico agli stessi (umoralità e sensi).
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Spesso si è detto sulla vicinanza di Kubrick e Fellini nella rappresentazione del '700 che ci danno, rispettivamente, Barry Lyndon del '75 e Il Casanova del '76: tensione formale, esasperazione del visivo, ricerca e sfoggio dell'esteriorità, cura capillare del dettaglio, magnificenza dell'insieme visceralmente accompagnati da un senso di morte, vuoto, scacco esistenziale, insincerità e passività nel comportarsi e relazionarsi. Un secolo tutto forma, dalla sostanza intrisa di oscurità e negatività, inarrestabilmente declinante verso il basso. Differenti, se non opposte, trovo invece le radici e le modalità di manifestazione di questa crisi. Barry Lyndon dà la misura del congelamento dei sensi e dell'umoralità in nome del decoro e dello splendore formale, Il Casanova quella dell'annullamento dell'individuo nell'esasperato abbandono consumistico agli stessi (umoralità e sensi). Come conseguenze da un lato un'estetica luminosissima del bello e della misura, dall'altro un'estetica infernale dell'osceno e del disfacimento fisico, in comune l'estremità dell'esperienza visiva e esistenziale, al fondo al fondo fiaccante, devitalizzante, troppo intensa da sostenere.
Dietro il decoro in Kubrick c'è dunque controllo, controllo sull'emotività impossibile da esternare in tutta la sua dirompenza ed estemporaneità (salvo rari e indicativi momenti di crisi, raptus di violenza o di disperazione liberatori, ripresi con la macchina a mano), controllo sulla gestualità e sul linguaggio che possono colorarsi di aggressività e competitività solo nelle raffinate forme istituzionalizzate (gioco, duello, guerra ma vedi pure l'elegantissima rapina di cavallo e denari), un controllo sociale, nuda violenza imposta dalla civiltà all'individuo, che ben dà la misura della vacuità e della castrazione dell'esperienza umana correlata. (segue nella seconda parte)
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frdb82
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lunedì 12 settembre 2005
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barry lyndon e il casanova 2
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(segue dalla prima parte) Svuotamento delle pulsioni vitali, pesantezza, adagiamento del protagonista al mero privilegio del possesso e correlata rovina esistenziale, economica e sociale nella seconda parte acquistano poi un senso tutto particolare se messi in relazione a quella mitologica fenomenologia del soggetto occidentale che è Arancia meccanica; un soggetto, questo, tutto proteso alla ricerca del proprio piacere, all'affermazione sugli altri del proprio interesse particolare, alla conquista-stupro-violenza dell'esterno, dell'alterità, fallo (cit.) perennemente eretto fino all'appagamento finale. Barry Lyndon rappresenta in un certo senso il "dopo", le conseguenze, il lento afflosciarsi del corpo-soggetto su se stesso, la punizione dall'alto per aver tanto osato (Barry finirà i propri giorni storpio, povero, orfano di un figlio, solo), ciò che rimane all'individuo dopo tanto battagliare e peregrinare, ossia di nuovo il nulla, il vuoto, l'esser fagocitato dello stesso da parte di una società severa e repressiva, che prima o poi riotterrà ciò che le è stato sottratto.
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(segue dalla prima parte) Svuotamento delle pulsioni vitali, pesantezza, adagiamento del protagonista al mero privilegio del possesso e correlata rovina esistenziale, economica e sociale nella seconda parte acquistano poi un senso tutto particolare se messi in relazione a quella mitologica fenomenologia del soggetto occidentale che è Arancia meccanica; un soggetto, questo, tutto proteso alla ricerca del proprio piacere, all'affermazione sugli altri del proprio interesse particolare, alla conquista-stupro-violenza dell'esterno, dell'alterità, fallo (cit.) perennemente eretto fino all'appagamento finale. Barry Lyndon rappresenta in un certo senso il "dopo", le conseguenze, il lento afflosciarsi del corpo-soggetto su se stesso, la punizione dall'alto per aver tanto osato (Barry finirà i propri giorni storpio, povero, orfano di un figlio, solo), ciò che rimane all'individuo dopo tanto battagliare e peregrinare, ossia di nuovo il nulla, il vuoto, l'esser fagocitato dello stesso da parte di una società severa e repressiva, che prima o poi riotterrà ciò che le è stato sottratto.
Simile cupezza e pessimismo presenti nel Casanova si legano però a un modo diverso di vivere l'esteriorità, qui non più salvaguardata nella sua integrità, ma succhiata e spolpata fin nel midollo; di qui la deriva verso il mostruoso, l'eccessivo, il bislacco e l'ostentazione delle interiora. Immagini chiave diventano la tempesta e la voragine marine: la profondità dell'elemento acqueo rimanda direttamente al liquido fetale, seduzione ultima del maschio alla ricerca del piacere sessuale (impossibile ritorno all'indietro, penetrazione completa del corpo nel corpo della donna), ma anche esperienza terminale in quanto causa di morte per annegamento; dunque vortice come vagina e madre esercitante la sua attrazione verso il fondo e al contempo forza avviluppante, castrante e soffocante per l'individuo che si lascia fagocitare; tempesta come sballottamento e stordimento emotivo che si accompagnano all'abbandono sensoriale: regressione, intontimento, consumazione interna nella continua e inesausta ricerca della fusione con l'oggetto sessuale fino allo spegnimento di qualsivoglia energia costituiscono qui la cifra del vuoto che esercita la propria malia sul protagonista.
[Bibliografia di riferimento: "Invito al cinema di Kubrick" di Eugeni, "Fare un film" di Fellini, "Paura e desiderio" di Ghezzi]
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trudy
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giovedì 23 agosto 2007
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un capolavoro assoluto
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Redmond Barry,giovane deluso dall'amore per la cugina Nora,(la quale sposa il ricco capitano Quinn,dopo aver flirtato a lungo con lui,)decide di arruolarsi nell'esercito,dopo essere stato derubato di tutti i risparmi della madre da briganti di strada.La vita militare è dura e Redmond tenta di disertare.Scoperto e riacciuffato,riesce a riabilitarsi salvando la vita al capitano Potzdorf,il quale lo assume in veste di spia,(ormai in abiti borghesi),
di un misterioso personaggio giocatore di professione.Barry,da sempre attratto dal lusso e dalla bella vita,diventa invece complice dell'abile baro,il quale sfrutta la sua abilità con la spada e la pistola,per recuperare crediti difficili da riscuotere.
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Redmond Barry,giovane deluso dall'amore per la cugina Nora,(la quale sposa il ricco capitano Quinn,dopo aver flirtato a lungo con lui,)decide di arruolarsi nell'esercito,dopo essere stato derubato di tutti i risparmi della madre da briganti di strada.La vita militare è dura e Redmond tenta di disertare.Scoperto e riacciuffato,riesce a riabilitarsi salvando la vita al capitano Potzdorf,il quale lo assume in veste di spia,(ormai in abiti borghesi),
di un misterioso personaggio giocatore di professione.Barry,da sempre attratto dal lusso e dalla bella vita,diventa invece complice dell'abile baro,il quale sfrutta la sua abilità con la spada e la pistola,per recuperare crediti difficili da riscuotere.Barry inizia a frequentare ambienti di classe e,a Spa,decide di entrare nelle grazie della bella viscontessa di Bullingdon,che riuscirà a sposare poco tempo dopo la morte del vecchio marito malato.Barry si
sente realizzato e chiama accanto a sè l'ambiziosa e astuta madre che non vedeva da tempo. Nasce anche il suo unico e amatissimo figlio Brian,(per il quale il fratellastro "Bully" prova un misto di amore e gelosia)e tutto sembra andare per il meglio per il cinico Redmond,ma i suoi continui sperperi,i tradimenti alla moglie,le inimicizie causate dai maltrattamenti in pubblico al figliastro,presto lo conducono sulla strada della rovina e neppure i consigli materni riescono a salvarlo dal disastro.Muore Brian,in seguito a una caduta da cavallo e Barry inizia a ubriacarsi per disperazione.Un tentato suicidio della madre,spinge il codardo "Bully"a tornare a casa per cacciare il patrigno,ma solo un estremo atto di cavalleria permette al ragazzo di vincere il duello al quale aveva sfidato l'esperto Barry.Ferito a una gamba,Barry Lyndon dovrà subirne l'amputazione e rassegnarsi a vivere con un piccolo vitalizio della moglie,lontano da lei e ridotto in povertà. Questo film è un gioiello per la stupenda fotografia a luce naturale,per il fascino che emana in ogni sua scena,per l'impressione di ammirare stupendi quadri ad ogni inquadratura e per la bravura di Kubrick nel rendere così carismatico,anche un personaggio innegabilmente negativo come l'avventuriero Barry.
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luigi chierico
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martedì 16 luglio 2013
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più che dare prende
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Da sottolineare la meticolosa cura dei particolari, l’attenzione nel gioco delle luci e nel colore.
Alcune scene girate a lume di candela sono stare rese particolarmente luminoso grazie alla tecnica del mirabile fotografo John Alcott. A queste seguono magnifiche riprese di soldati, una moltitudine di comparse alla guida Stanley Kubrick, nelle sfolgoranti divise in cui predomina il rosso, che spettacolo.
A tutto sovrastano le immagini dell’ affascinante ed accattivante paesaggio irlandese, dai prati verdi, dalle grandi distese.
La colonna sonora ha meritato l’ oscar, come la fotografia, i costumi e la scenografia. Non c’era di meglio nella produzione del 1975 a sfidare Barry Lyndon.
Rimane una storia della storia un po’ da polpettone lenta e scontata.
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Da sottolineare la meticolosa cura dei particolari, l’attenzione nel gioco delle luci e nel colore.
Alcune scene girate a lume di candela sono stare rese particolarmente luminoso grazie alla tecnica del mirabile fotografo John Alcott. A queste seguono magnifiche riprese di soldati, una moltitudine di comparse alla guida Stanley Kubrick, nelle sfolgoranti divise in cui predomina il rosso, che spettacolo.
A tutto sovrastano le immagini dell’ affascinante ed accattivante paesaggio irlandese, dai prati verdi, dalle grandi distese.
La colonna sonora ha meritato l’ oscar, come la fotografia, i costumi e la scenografia. Non c’era di meglio nella produzione del 1975 a sfidare Barry Lyndon.
Rimane una storia della storia un po’ da polpettone lenta e scontata.
Film d’effetto più che di contento.
chigi
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