Barry Lyndon |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Ryan O'Neal, Marisa Berenson, Patrick Magee, Hardy Krüger.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 184 min.
- Gran Bretagna 1975.
uscita lunedì 12 gennaio 2015.
MYMONETRO
Barry Lyndon
valutazione media:
4,18
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un tripudio visivodi ImmanuelFeedback: 4237 | altri commenti e recensioni di Immanuel |
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venerdì 28 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La sconfinatezza degli orizzonti, la straordinaria bellezza dei paesaggi, che sembrano scaturire da dipinti di vedutisti come Turner, Cole o Constable, lasciano abbacinati. Ogni diapositiva, ogni singolo fotogramma è un olio. Delle massime creazioni del paesaggismo. Il film sembra inanellare sequenze ininterrotte di opere pittoriche del miglior periodo romantico e (post)impressionista in un coinvolgente tripudio visivo di colori, forme e disegni che trascina lo spettatore in universo metafisico di quiete e raccoglimento. Kubrick ricorre alla macchina da presa come fa l’artista con il pennello e la tavolozza. Sembra di vivere, come in un trompe l'oeil, direttamente nell'opera, lo spettatore sembra fare capolino nelle profondità di campo suggestive, in un vorticoso rigoglio di forme e sentimenti, tra le girandole dei verdi degli alberi, degli azzurri del cielo, del vermiglio dei tramonti, trai bagliori corruschi della luce che filtra nella boscaglia. La nitidezza dei colori infonde un'armonia, una perfezione, un senso di quiete che solo dipinti della migliore accademia sanno conferire. L'impronta storica è di altrettale altezza. Il Settecento nella sua resa più prepotente, spirituale e realistica al tempo stesso. La ricostruzione dei duelli tra galantuomini, lesi nella propria fatua fierezza, all’interno di scenari poetici, ne rappresenta l’esito più ben riuscito. Se il grande regista americano sceglie il lirismo come impronta del secolo, Forman in Amadeus innesta il secolo di Mozart su registro diverso, più proclive al motteggio e al focus sulla superficialità delle alte sfere più attraverso la satira. Si dirà Kubrik ha riprodotto banali olografie. Rivivere un’epoca attraverso le manifestazioni espressive di maggior pregio non inibisce la comprensione della realtà di un’epoca, né falsa l’ermeneutica storica, anzi la rafforza e la rende più incisiva. La poesia sa essere altrettanto eloquente quanto può esserlo, pur nella sua freddezza, un resoconto cronachistico. E così accade in Barry Lyndon dove la storia di un uomo scorre per immagini. Barry, rapito da un amore violento e pervicace, un sentimento incontenibilmente romantico (tanto da ricordare il Werther), che ne scuote l’esistenza fino a modificarla. Ad esso si associa un’ indole orgogliosa, che lo trascina ai limiti della rovina e che lo contrappone a una natura e a un mondo che sembrano, nella dialettica figurativa, non curarsi dei suoi affanni. Il titanismo si avverte potentemente nelle immagini che lo osservano, errabondo e insoddisfatto, muoversi tra la brughiera e i paesaggi silvestri; una natura che sembra indifferente, nell’esultanza di colori, al melanconico grigiore della sua esistenza, il cui patema è riflesso negli occhi cerulei del protagonista, quasi vitrei, di un’inespressività che suscita turbamento. Uguale dolenza suscita lo sguardo di Lady Lyndon, di una bellezza sconvolgente,decadente, con un portamento e una grazia eccelse, splendidamente ritratta inamidata in acconciature e corpetti sublimi, resa immortale in fotogrammi che sembrano riprodurre, ad esempio nella scena dell’abbraccio col bambino, nell’eleganza e nella purezza delle forme, il De Nittis del periodo più maturo. Uno spettacolo per gli occhi e per l’anima. Il dramma familiare è complice delle immagini, di per sé stesse efficaci. C’è quasi un ruolo ancillare della storia rispetto alla fotografia. Tanto che i dialoghi spesso diventano superflui, e di fatto lo sono. Come nella scena del corteo funebre che segue la bara bianca del piccolo, sullo note della Sarabanda di Hendel, o lo sguardo sul capezzale, tra le immagini più intensamente toccanti e strazianti della storia del cinema.Dopo la morte del figlio, Barry, ormai allo stremo, mentre Lady Lyndon appare fuori di senno, impazzita dal dolore, rimane impotente, altero, chiuso nel suo cipiglio contegnoso, anche di fronte al figliastro che gli esplode un colpo di pistola nel corso di un duello. Ne rimarrà mutilato e in un ennesimo abbrivio di orgoglio, misto ad opportunismo, accetterà la rendita del ragazzo (forgiato nell’odio dalla sferza del patrigno, tanto detestato e ricambiato da questi nel livore), per ritornarsene nella patria che aveva prematuramente abbandonato anni addietro, a concludere la sua vita infelice e misera, suggellando una ciclicità meschina . L’orgoglio precede, in ogni caso, la rovina.
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