Lascia che le Ragazze Giochino

Film 2018 | Commedia 90 min.

Regia di Julien Hallard. Un film con Max Boublil, Vanessa Guide, Bruno Lochet, Carole Franck, Delphine Baril. Cast completo Titolo originale: Comme des garçons. Titolo internazionale: Let the Girls Play. Genere Commedia - Francia, 2018, durata 90 minuti. - MYmonetro 2,36 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 1 aprile 2019

Nel 1969 un giornalista sportivo decide di creare la prima squadra di calcio femminile.

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Consigliato nì!
2,36/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 2,72
CONSIGLIATO NÌ
Commedia allegra animata da un femminismo scolastico, nonostante le buone intenzioni.
Recensione di Tommaso Tocci
mercoledì 23 gennaio 2019
Recensione di Tommaso Tocci
mercoledì 23 gennaio 2019

Gli animi sono inquieti a Reims, nel 1969, quando la squadra di calcio locale retrocede nella Serie B francese. Un battibecco con il presidente del club costa una punizione a Paul, scanzonato reporter del quotidiano Le Champenois, a cui viene assegnata l'organizzazione di un evento per la fiera del giornale. Amante della provocazione, Paul raccoglie l'idea della segretaria Emmanuelle di un match amichevole di calcio femminile, un concetto inedito che in città incontra resistenze a ogni livello, dai mariti a casa fino ai più alti vertici della federazione sportiva. Ma per Paul ogni "no" è una sfida di arte seduttiva, e per Emmanuelle ogni "sì" una conquista da ottenere sul campo, indossando i tacchetti in prima persona e guidando un gruppo di ragazze, mamme e casalinghe alla scoperta di un'identità di squadra.

Molto liberamente ispirato alle vicende che hanno contribuito alla crescita del calcio femminile in Francia, l'esordio alla regia di Julien Hallard è di grana grossa come palloni, e diverte solo a tratti.

Seppur non agli estremi livelli raccontati nel film, la città e la squadra di Reims sono state fondamentali per la storia del calcio femminile francese. Al giorno d'oggi, con il valore competitivo e commerciale della disciplina non più in discussione, fa effetto vederla trattata come uno strano ibrido tra attrazione da circo e autentico abominio contro-natura. Comme des garcons sfrutta questa dissonanza in chiave comica più e più volte, senza però mai andare oltre il basilare contrasto tra i vecchi uomini di potere, "con il pancione e l'abito a tre pezzi", e le facili ironie sulle ragazze in pantaloncini corti.

A differenza di altre opere appartenenti al medesimo filone (feel-good movie dal gusto per la performance sportiva e per l'inversione di genere), Hallard non aggiunge sapore alla caratterizzazione e a stento cattura lo spirito collettivo di quest'avventura. Il suo è un calcio povero, reazionario, specialmente se confrontato con il nuoto sincronizzato terapeutico di 7 uomini a mollo e con il wrestling liberatorio e camp della serie G.L.O.W., entrambi esempi recenti di una premessa simile possa raggiungere un certo spessore.

L'eroina Emmanuelle, prigioniera della sua blanda perfezione fino a che un uomo non verrà a liberarla dagli occhiali da segretaria, è letteralmente testa e corpo dell'intera operazione, eppure viene schiacciata dal personaggio di Paul, amabile cialtrone che sa fallire con successo. Il film sembra volerla celebrare come il talento che è, in grado di entrare nel secondo tempo e risolvere la partita con tre gol, ma la sua scena chiave rimane la prima, in cui si aggira per la redazione ricevendo occhiatacce da giornalisti troppo impegnati ad ascoltare la radiocronaca di un disastro sportivo.

Più riuscita, nel tono gioviale e nella regia sempre vignettistica, è l'altra relazione maschile che definisce Emmanuelle; quella con il padre Giacomo, un Luca Zingaretti in versione francese che fa tenerezza grazie a una fisicità appena appassita, tra giocose minacce di violenza per chiunque manchi di rispetto alla figlia e l'eco nostalgica di un passato da stopper arcigno ("il macellaio della Puglia"). È l'uno-contro-uno generazionale tra padre e figlia a regalare il momento di sintesi cinematografica e calcistica più degno di nota.

Difficile fare altrimenti per un film che rimane il più possibile lontano dal rettangolo verde, incerto su quale dei tanti mariti, perplessi e piantati in asso dalle consorti, lo rappresenti al meglio: il patriarca che rimane seduto al tavolo della cucina con aria di scherno, o il tifoso entusiasta che si accomoda sugli spalti con tanto di striscione. Per entrambi, il coro della squadra che marcia al ritmo di "tette e tacchetti" rimane comunque troppo distante.

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