The Punisher

The Punisher, noto in Italia come il Punitore, è un celebre personaggio Marvel, nato a fumetti dalla penna di Gerry Conway e dalla matita di John Romita Sr. sulla serie dedicata a Spider-Man nel 1974. Da allora ha vissuto varie vicissitudini, tra cui un lungo e memorabile ciclo di storie a fumetti di Garth Ennis, arrivando inoltre tre volte al cinema, prima interpretato Dolph Lundgren in Il vendicatore del 1989, quindi da Thomas Jane in The Punisher del 2004 e già nel 2008 da Ray Stevenson in Punisher: War Zone. Infine i suoi diritti sono tornati alla Marvel-Disney che l'ha incluso nel pacchetto di eroi urbani delle serie Netflix, dove è apparso nella seconda stagione di Daredevil.

Questa è per me la possibilità di scrivere qualcosa nel genere action, ma anche di toccare alcuni temi che riguardano i soldati e i veterani. Nel lutto tutti noi possiamo identificarci e questa è una serie su un uomo che torna dalla guerra e deve affrontare questo dolore.
Steve Lightfoot

Nella sua incarnazione televisiva, Punisher è un reduce delle recenti guerre in medioriente e, dopo essersi scontrato con Daredevil era finito in prigione, da cui Kingpin l'aveva fatto evadere. Ora creduto morto, Punisher continua la sua missione di giudice, giuria e boia, combattendo una rete criminale che include la banda di biker Dogs of Hell. Inoltre alla fine della stagione 2 di Daredevil aveva trovato, tra le cose della sua famiglia, anche un cd con una scritta che recitava enigmaticamente: "microchip".

Microchip non è certo un nome nuovo per i fan della serie a fumetti, visto che l'esperto in informatica e sistemi di sicurezza è stato per anni la spalla del Punisher, prima di diventare una figura più ambigua e a volte un nemico. La più significativa novità della serie Tv rispetto alle sue origini cartacee è proprio la reinvenzione di Microchip, ora trasformato in una sorta di incrocio tra Edward Snowden e un giustiziere che agisce in incognito e con sistemi raffinati, ma che ha presto o tardi bisogno della brutalità dei metodi di Punisher.

Punisher significa tanto per molte persone e vive nella mente del pubblico, che lo ama. Questa per me è una cosa enorme e la capisco. Conosco i lettori di fumetti per la mia esperienza in The Walking Dead e so che sono molto intelligenti, leali e appassionati. Questo personaggio inoltre è apprezzato tra le forze dell'ordine e i militari. Alcuni vanno in battaglia per il nostro Paese con il logo del Punisher [come mostrato in American Sniper] sul loro equipaggiamento, i corpetti antiproiettile, i veicoli, e muoiono per il loro Paese con quel logo addosso. Non ci sono parole per dire quanto tutto questo sia importante per me. È davvero un onore e una responsabilità cercare di rendere giustizia al personaggio.
Jon Bernthal

La serie si apre con diverse linee narrative ereditate da Daredevil ed è chiaro che in Afghanistan è successo qualcosa e che quei fatti hanno un legame con la morte della famiglia di Frank Castle. È stata questa tragedia a fare di lui il vendicatore noto come Punisher e il misterioso Microchip sembra sapere qualcosa di più su chi ha tirato le fila del massacro e perché. Frank Castle però non è un uomo che accorda la sua fiducia facilmente e la collaborazione tra i due passerà per diverse difficoltà.

La serie ha come showrunner Steve Lightfoot, proveniente da Hannibal e quindi ben avvezzo a figure dark, criminali eppure a loro modo affascinanti. Troviamo poi nel cast Deborah Ann Woll che riprende il ruolo di Karen, mentre sono new entry: Ben Barnes (Westworld), nei panni del leader di una compagnia di mercenari; Ebon Moss-Bachrach (Girls) in quelli di Microchip; Jason R. Moole che interpreta il tutor di un gruppo di sostegno per reduci; Amber Rose nelle vesti della detective Dinah Madani e Michael Nathanson in quelle del suo partner Sam Stein. A interpretare il protagonista ritroviamo Jon Bernthal, il cui fisico muscoloso e la recitazione nervosa e vagamente dissociata ne fanno una figura molto intensa. Tra i temi che inevitabilmente i due affronteranno c'è la diffusione delle armi da fuoco in America, visto che non si può avere un serie su Punisher senza sparatorie e armi automatiche o di precisione oppure esplosive.

Spero che Punisher faccia riflettere la gente sul ruolo delle armi nella società. Siamo onesti: abbiamo posticipato la première della serie, per via della violenza armata in questo Paese, e proprio la notte prima della rinviata première c'è stato un altro tragico caso. È chiaramente un tema caldo, abbiamo un problema e quello di cui abbiamo immediatamente bisogno è che lo si affronti in un discorso aperto. Credo che il nostro lavoro non sia dare risposte e dire alla gente come pensare, ma puntare uno specchio sulla società e mostrargli il suo riflesso.
Jon Bernthal

Il taglio di Punisher, in linea con i temi affrontati, è più realistico e meno colorato nella fotografia rispetto agli altri eroi di Netflix, infatti non è un caso che se pur era stato introdotto in Daredevil il personaggio non sia apparso nella serie collettiva The Defenders. Introdotta da una sigla bianca, nera e grigia, la serie spinge al limite le scene di violenza dei prodotti Marvel, con una estetizzazione che nelle efficaci coreografie e nella notevole modulazione tra rumori e musica della colonna sonora, non nasconde però brutalità e orrore. Punisher cammina su un filo sottile tra il rigetto per la violenza e la sua celebrazione, ponendo domande al pubblico più attento sulla propria fascinazione per i metodi del vigilante.