Fat Cat

Una coppia di gangster da quattro soldi uccide una prostituta in discoteca non sapendo che quest'omicidio scatenerà una clamorosa guerra tra bande nella quale loro diventeranno i principali capri espiatori, braccati da tutti i lati.
È al cinema furioso, divertente e sanguinario di Guy Ritchie che Fat cat guarda da lontano, senza pretendere di averne la complessa costruzione narrativa ad intreccio nè l'audacia nel montare ma volendo ritrarre le medesime tipologie umane e generare il medesimo mood stralunato e divertito.
I gangster molto cialtroni, decisamente eccentrici, sempre spietati e più che altro cretini sono il cuore del film. Appartengono alla categoria sia la coppia protagonista (pesci piccoli) che coloro i quali gli danno la caccia (il pesce grosso) che infine tutti i comprimari, un campionario di piccole umanità surreale e grottesca dipinta a tinte forti ed eccessive.
Proprio in questo purtroppo Fat cat fallisce. È certo che non si può non parteggiare per il tentativo di Michele Fiascaris di dar vita ad un cinema italiano diverso, di farlo a costi non eccessivi, con una certa vivacità produttiva e soprattutto di farlo a partire dalla scrittura e dalla fotografia (di Evgeny Sinelnikov), tuttavia è anche evidente che di tutti i comparti quello decisamente meno curato è proprio la scrittura e ad essa si accompagna anche una recitazione a briglia eccessivamente sciolta.
Se il soggetto è perfetto per le intenzioni del film, sono i dialoghi, le scene e i singoli intrecci a deludere. Quell'equilibrio tra lo strano, il poco convenzionale e il comico (che riusciva benissimo ai veloci scambi tra Libero De Rienzo e Stefano Accorsi in quel caso quasi unico nel nostro cinema che è Santa Maradona) qui sconfina troppo spesso nel puerile e nel divertimento che sembra essere tale solo per i realizzatori. E proprio in quei momenti in cui più sarebbe necessario dare credibilità alle scene si soffre una direzione degli attori che sceglie di dar loro forse eccessiva libertà. Non solo il livello è altalenante infatti ma anche l'impegno e il tono lo sono. Se Lorenzo Richelmy, nel duro lavoro di dar vita ad un personaggio eccessivo, sconfina decisamente nella macchietta (che non riesce ad affiancare al ridicolo anche quel necessario senso di timore "scorsesiano" per una violenza pronta a scoppiare in ogni momento) gli altri interpreti in troppi casi si rivelano non all'altezza del registro scelto. Così nel complesso la banda di gangster cretini ma mortali di Fat cat agli occhi dello spettatore è all'altezza solo del primo aggettivo. 