L'ultima foglia

Zeno e Rossana sono una coppia in crisi. Arrivati a Roma dalla nativa Sicilia si scoprono pesci fuor d'acqua nella Capitale, dove lui ha trovato lavoro come metronotte mentre lei, violinista, fatica a ricollocarsi. Durante una delle nottate di lavoro in compagnia del collega Tom, Zeno incontra Ela, una barista rumena spaesata come lui. E Rossana scopre di aspettare un bambino.
L'ultima foglia è la cronaca minima di una crisi coniugale che è anche crisi di identità per tutti i personaggi, compreso quel Tom apparentemente spensierato che però reinventa continuamente la sua biografia. Sono come pesci in un acquario che vagano, spesso senza meta, in uno spazio confinato e straniero. La città fotografata da Leonardo Frosina, regista sceneggiatore al suo primo lungometraggio, e da Sandro Magliano, esce dallo stereotipo ed entra nell'immaginario internazionale, inquadrando angoli segreti (ma per chi vive a Roma perfettamente riconoscibili) da prospettive inusuali.
I dialoghi, laconici come la recitazione degli attori, risultano comunque più credibili di quelli che ci propina molto cinema italiano contemporaneo: un modo (artistico) di dire che la vita è monotona e fastidiosamente imperfetta, e dunque va raccontata senza lifting e senza jingle da spot televisivo. Le musiche, di Nicola Giunta, meritano una nota a parte: una colonna sonora jazz che aderisce alla narrazione e ne sottolinea l'atmosfera straniata. Frosina lavora sullo sfasamento spaziotemporale, sulla reiterazione delle immagini che assumono significati diversi in momenti successivi, per raccontare vite fuori sincrono, o improvvisamente allineate sulla stessa frequenza.
Certo, i temi sono dilatati all'eccesso, la recitazione è iperminimalista (ma Fabrizio Ferracane nei panni di Zeno ha un'intensa faccia da cinema) con l'eccezione di Alfio Sorbello, cui è affidato il compito di "alleggerire" la storia nel ruolo di Tom, e lo fa con grazia e tempi comici colorati da una sicilianità non macchiettistica. Ci sono le tante ingenuità dell'opera prima realizzata in poco tempo e con mezzi di fortuna. Ma c'è anche il talento di un regista under-40 che sceglie di seguire la sua musica interiore. Gli auguriamo di tenere duro, e continuare a suonare. 