Promises Written in Water

Una bellissima ragazza in fase terminale e un fotografo che accetta di occuparsi di lei, di preservare il suo corpo dal dolore. Per eseguire personalmente la sua volontà di essere cremata, l'uomo cerca e trova lavoro in un'elegante impresa di pompe funebri.
Il terzo one man show di Vincent Gallo, che scrive, dirige, monta, musica e produce, è intriso di un coerente e sfacciato narcisismo, non per forza fastidioso, non abbastanza divertente.
Dentro un meraviglioso bianco e nero alla Cassavetes, che è sineddoche del film intero -insieme omaggio, nostalgia, gioco ed eccesso- Gallo gioca a fare Belmondo con la sua Jean Seberg. Narrativamente, per giustificare l'esplorazione del corpo di lei, si dà una ragione morbosetta: un po' anatomopatologo di un cinema morto, un po' provocatore per natura, in fondo è il suo personaggio. Formalmente, l'esplorazione procede per sezioni, inquadrature fotografiche, appunto.
Gallo personaggio attraversa poi i suoi compiaciuti piani sequenza, riesuma la ripetizione delle battute, forza volontariamente la pazienza dello spettatore, irridendola quando sospira di noia, anticipando il pubblico, e già che c'è ne approfitta per fare una vera e propria sfilata di moda, cambiando costume ad ogni stacco di montaggio (ma non può credere davvero di essere il primo a farlo, giusto?)
Tutto, ciò che è buono e ciò che ingenuo, l'estetica arty, la finta improvvisazione, le sigarette ad oltranza in epoca di proibizionismo, la musica, tutto quanto, è al servizio esplicito di una vanità senza troppi freni. Il regista, che nelle dichiarazioni si premura sempre di ricordare che non fa film per gli altri ma per sé soltanto, con Promises written in water sembra tradire sotto sotto un appello contrario: sembra guardare in macchina (e per un frammento di secondo lo fa, fa pure questo) e dire "state al gioco. Perché no?" Perché, molto semplicemente, non ci interessa più. Di quella stagione di bellezza preferiamo conservare nel cuore gli originali, non le loro parodie, i loro cadaveri rimessi in piedi alla bisogna. 