Titolo originale | La Mujer Sin Cabeza |
Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Argentina |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Lucrecia Martel |
Attori | Inés Efron, María Vaner, María Onetto, Guillermo Arengo, César Bordón . |
Distribuzione | Teodora Film |
MYmonetro | 1,99 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 11 gennaio 2019
Una donna si tormenta dopo aver investito un cane con la sua auto.
CONSIGLIATO NÌ
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Una donna sta guidando. Si distrae un attimo e avverte che l'auto sta passando sopra qualcosa. Nei giorni seguenti la donna sembra distaccata da qualsiasi sentimento nei confronti delle persone che la circondano. Si lascia semplicemente trasportare dagli accadimenti quotidiani della sua vita sociale. Finché una notte all'improvviso dice al marito di aver ucciso qualcuno investendolo. I due tornano sulla strada e scoprono il cadavere di un cane. Tutto torna alla normalità finché non arriva la notizia del ritrovamento di un cadavere.
Raccontato così (cioè come lo descrive il materiale fornito alla stampa) il film della Martel potrebbe sembrare un'interessante indagine psicologica sul come una persona del tutto 'normale' possa reagire di fronte a un evento tragico causato involontariamente. Peccato che non sia così e che il film (se così lo si può definire) sia impregnato dal girovagare della protagonista e della macchina da presa che l'accompagna nel vuoto totale di una sceneggiatura priva di idee. Ci sono registi che hanno la fortuna (perché retrospettivamente solo di fortuna si può parlare) di azzeccare il primo film. È quanto accadde a Lucrecia Martel con l'apprezzato La cienaganel 2001. Dopodichè non il diluvio ma il vuoto pneumatico. Con la soddisfazione di un piccolo record. È stato il primo film in competizione (e si era già oltre la metà) ad essere subissato di fischi alla proiezione stampa. Tutto per cattiveria dei critici? Temiamo di no.
Distratta dal cellulare Veronica investe qualcuno, di certo un cane abbandonato ai bordi della strada. Comincia per lei un periodo di straniamento e alienazione dalla realtà che la porterà a confessare l'accaduto ai familiari; ma gli uomini di famiglia si prodigheranno in una dissimulata opera di normalizzazione che non lasci alcuna apparente traccia di sé.
"La Femme sans tête" : le cauchemar d'une femme qui se croit criminelle Depuis sa surprenante apparition sur la scène internationale avec La Cienaga (2001), suivi de La Niña Santa (2004), la cinéaste Lucrecia Martel, 42 ans, est devenue une des figures de proue d'un jeune cinéma argentin en plein essor. Elle a aussi, de manière plus flagrante et plus persuasive que ses compatriotes, imposé une vision, [...] Vai alla recensione »
Quando il critico vuol fare l'elegante e nascondere la nebbia calatagli sul cervello, di solito parla di «tono rarefatto della pellicola». E' la perfetta definizione per "La muher sin cabeza" (La donna senza testa) della giovane argentina Lucrecia Martel, titolo in concorso a Cannes che ieri è piombato sulle teste dei critici a tarda ora evocando sulla sala il proprio irresistibile incantesimo.
Due film di donne, due incidenti stradali, due storie di violenza e di orrore. Ma la prima, l'argentina Lucrecia Martel, lavora su una violenza interiore, invisibile, metaforica, molto inquietante. Mentre la seconda, Jennifer Lynch, figlia di David, ci sottopone a un'overdose di effettacci e colpi di scena col gusto quasi "ginnico" di chi vuole solo far vedere di cosa è capace.
Uccidere in sogno, vita parallela che poi si dimentica come tutti i sogni. «Faccio raramente degli incubi, ma quando ne faccio uno, di solito, ammazzo qualcuno». Veronica ha davvero travolto e ucciso qualcuno mentre guidava o è stata solo un'allucinazione? La mujer sin cabeza (La donna senza testa, concorso) scritto e diretto da Lucrecia Martel seziona l'enigma, insegue la donna, la spia, le sta incollata [...] Vai alla recensione »
A full appreciation of Lucrecia Martel’s elegant, rain-soaked film, “The Headless Woman,” requires the concentration and eye for detail of a forensic detective. Every frame of this brilliant, maddeningly enigmatic puzzle of a movie contains crucial information, much of it glimpsed on the periphery and sometimes passing so quickly you barely have time to blink.
Disturbante è il primo aggettivo che viene in mente davanti a ogni nuovo film di Lucrecia Martel che, dopo i premi ricevuti a Berlino nel 2001 con «La ciénaga» e aver partecipato a Cannes 2004 con «La niña santa», torna in concorso con «La mujer sin cabeza»,ancora un ritratto di donne, famiglie, angosce e tensioni irrisolte, ambientato tra la media borghesia argentina.
«La muyer sin cabeza», voto cinque: l'argentina Lucrecia Martel vuole continuare a essere la portabandiera dell'intimismo da festival. Una distinta signora investe qualcosa (un cane?) con la sua auto e lo shock la rende come svanita, assente, lontana dalle cose e dalle persone del suo ambiente. La metafora della crisi femminile di mezza età e della incomunicabilità della famiglia borghese contemporanea [...] Vai alla recensione »