Titolo originale | Hyazgar |
Anno | 2007 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud, Francia |
Durata | 123 minuti |
Regia di | Lu Zhang |
Attori | Bat-ulzii, Seo Jung, Shin Dongo, Munkhjiin, Enkhtuul, Bayasgalan Nomin. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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In una zona arida della Mongolia Hangai resiste alla desertificazione piantando alberelli.
CONSIGLIATO SÌ
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In una località desertica della Mongolia Hangai, insieme con la moglie e la figlia affetta da un grave disturbo all'udito, cerca come può di arrestare l'avanzata del deserto. Pianta alberelli. La moglie si trasferisce in città per seguire le cure della bambina ma di lì a poco giungono presso la sua tenda una giovane donna coreana, Choi Soon-hee, e il figlio decenne. Sono profughi dalla Corea del Nord dove il padre del ragazzo è stato ucciso. Pian piano i due si adattano alla vita solitaria del luogo tanto che il bambino non vuole più ripartire. Non tutto però resterà pacifico.
Sono gli spazi immensi e aridi a dettare i tempi di questo film in cui il progressivo avvicinarsi delle persone è fatto di piccoli gesti pudichi che potranno poi anche sfociare nella sensualità ma solo dopo una lunga attesa. Hangai è un uomo semplice, quasi rozzo, ma è "un uomo che pianta gli alberi" come nel piccolo bel racconto di Jean Giono. È qualcuno che ha un'utopia che non vuole cedere dinanzi all'attrattiva del relativo comfort della grande città Ulan Bator. Mentre i carriarmati passano sulla strada sterrata e la Corea del Nord continua con i test nucleari Hangai è lì, con le sue piantine, a testimoniare una speranza. Servito da una regia sapiente che è spesso capace di suggerire senza mostrare in toto, Desert Dream è un film lontanissimo dai nostri consumi audiovisivi che ci ricorda che si può anche fare dell' "altro" cinema.
Il faut, avec certains films réputés difficiles, jouer cartes sur table, au risque d'ajouter à leur difficulté par la maladresse d'une honnête mise en garde. Coproduit par la France et la Corée, Desert Dream, troisième et remarquable film d'un cinéaste chinois encore inconnu chez nous, a en effet quelque chose d'une gifle sciemment donnée au goût du public.