Indigènes |
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Un film di Rachid Bouchareb.
Con Jamel Debbouze, Samy Naceri, Roschdy Zem, Sami Bouajila, Bernard Blancan
Titolo originale Indigenes.
Drammatico,
durata 125 min.
- Francia 2006.
MYMONETRO
Indigènes
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Said, Abdelkader, Messaoud e Yassir, sono "soldati indigeni" che, come 700.000 altri algerini, combatterono al fianco della Francia nella seconda guerra mondiale.
![]() Soldati a tutti gli effetti ma senza diritti |
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Francesca Felletti
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Algeria, 1943. Al richiamo dell'arruolamento per liberare la "patria" francese dai tedeschi, risponde il giovane e povero Said (Jamel Debbouze, il buffo protagonista di Angel-A, bravissimo in questo personaggio orgogliosamente umile), che parte lasciando sola la madre addolorata. Insieme a lui, Abdelkader, Messaoud e Yassir e tanti altri "soldati indigeni" cui l'esercito riserva un trattamento diverso rispetto ai commilitoni francesi. Ai soldati africani non è concesso lo stesso rancio, né le licenze, le promozioni o i ruoli di comando che invece spettano ai francesi. Ma combattono come i loro compagni, muoiono come loro, soffrono come loro e alla fine con dignità e valore conquistano la stima e il rispetto del sergente del battaglione. Combattimenti sanguinosi: Italia, Provenza, Vosges, Alsazia, ricostruiti con un realismo semplice e espressivo, lontano dagli effetti hollywoodiani, si alternano alla vita da campo descritta attraverso i particolari legami psicologici e affettivi che si instaurano fra i soldati. Il regista francese-algerino Rachid Bouchareb racconta un episodio della Storia trascurato dalla memoria collettiva per parlare dei suoi antenati, per trasmettere la grande umanità di un popolo e di una nazione. E lo fa con il respiro ampio di un cinema di guerra classico, profondo e emozionante, privo di ogni retorica. |
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premi nomination |
Premio Oscar 0 1 |
Festival di Cannes 1 0 |
Critics Choice Award 0 1 |
Dal Maghreb all'Alsazia contro la Germania nazista
di Roberto Nepoti La Repubblica
Non c'erano solo, a combattere in Italia, i soldati marocchini che violentano Sophia Loren e la figlia nella Ciociara. C'erano migliaia di altri uomini in divisa provenienti dal Maghreb e caduti su tanti fronti della guerra mondiale. Il film in concorso Indigènes, di Rachid Bouchareb, inizia con la partenza di alcuni giovani dall'Algeria e dal Marocco, spinti chi dalla miseria, chi dal desiderio di crearsi un destino, chi dal richiamo della "madre-patria" francese. Che, aldilà della retorica alla quale ricorre volentieri, si rivelerà molto ingrata verso di loro (anche non pagando, nella realtà, le pensioni di guerra ai reduci africani). » |
La rivincita degli «indigeni»
di Gian Luigi Rondi Il Tempo
Cinema algerino. Che ormai si incontra quasi soltanto ai festival, spesso però con una certa soddisfazione. Come questa volta, con la presentazione in Piazza Grande (pioggia permettendo) di un film polemico già fin dal titolo, Les indigènes e cioè «Gli indigeni» un termine non certo rispettoso con cui gli ufficiali francesi, nell'Algeria fra il '44 e il '45, definivano gli algerini che avevano arruolato per andare a liberare la Francia dall'esercito di occupazione tedesco. Ce lo spiega, e vi svolge tutte le implicazioni conseguenti, un noto regista nato a Parigi, ma di ascendenze algerine, Rachid Bouchareb, che porta in primo piano soprattutto quattro magrebini partiti volontari, al momento della costituzione di un reggimento «coloniale», ciascuno con motivazioni diverse. » |
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"Indigènes" di Bouchareb, l'amaro prezzo dell'integrazione
di Fabio Ferzetti Il Messaggero
Erano algerini, marocchini, senegalesi. Nella seconda guerra mondiale combatterono spesso eroicamente con la Francia, ma non avevano certo gli stessi diritti dei francesi. La loro storia non era ancora stata raccontata dal cinema. Lo fa ora con molti mezzi e linguaggio solido, sorvegliato, efficace, il franco-algerino Rachid Bouchareb. Applauditissimo dalla stampa, Indigènes culmina in Provenza e in Alsazia. Fra una battaglia e l'altra sfilano ingiustizie, incomprensioni, rivolte, amori, sogni; e il patriottismo inculcato a forza dagli ufficiali, che divide gli "indigeni" ma finisce per attecchire, specie contro il nemico nazista. » |
Maghrebini anzi soldati francesi
di Valerio Caprara Il Mattino
Finalmente un buon film in concorso, ancorché poco appoggiato dal tam tam giornalistico e sprovvisto di credenziali autoriali doc. Si tratta di Indigènes, del giovane francese maghrebino Rachid Bouchareb, che impagina con grande disinvoltura professionale le avventure del battaglione formato da coscritti delle colonie francesi del nordafrica che si coprirono di gloria e di maldicenze combattendo contro i nazisti agli ordini degli Alleati. Recitato alla grande, scandito da un montaggio mozzafiato, realistico nelle scene a tutto schermo benché del tutto alieno dagli effetti speciali, rigoroso nelle referenze storiche, Indigènes non tenta di beatificare la lunga strada verso la vittoria del pugno assai speciale di soldati: se tanto cinema usa collegare questa marcia alle barbarie delle razzie e degli stupri tramandati, per esempio, da capidopera del livello de «La ciociara», Bouchareb si guarda bene dal sorvolare sugli episodi vergognosi (come quando i nostri derubano i cadaveri), ma poi risolve i rapporti interpersonali, l'acme dei carnai, le pause di sconsolata felicità con un piglio degno di classici come «Il grande Uno rosso» o «Salvate il soldato Ryan». » |
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