Sete

Film 1949 | Drammatico 82 min.

Regia di Ingmar Bergman. Un film con Eva Henning, Birger Malmsten, Mimi Nelson, Birgit Tengroth, Hasse Ekman, Bengt Eklund. Cast completo Titolo originale: Törst. Genere Drammatico - Svezia, 1949, durata 82 minuti. - MYmonetro 2,88 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 14 luglio 2014

Una coppia di sposi lascia la Germania durante la guerra e prende un treno per la Svezia. La crisi del loro rapporto si risolverà durante questo viaggio verso la speranza.

Consigliato sì!
2,88/5
MYMOVIES 2,75
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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L'inferno di coppia descritto di Bergman vede dibattersi i due protagonisti in un confronto malato che può essere risolversi soltanto in una convivenza mediocre.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Ruth è stata una danzatrice ed ha avuto una relazione con un uomo sposato la cui moglie era a conoscenza dell'adulterio. Rimasta incinta è stata costretta ad un aborto che l'ha resa sterile e le ha suscitato un sentimento di attrazione e repulsione per l'altro sesso. Bertil, un impiegato, ha avuto una relazione con Viola, una donna nevrotica che ha finito con il condizionare l'idea che ha dell'altro sesso. Ora Ruth e Bertil sono marito e moglie e stanno tornando in Svezia in treno dal sud dell'Europa attraversando la Germania.
L'origine del film risiede in quattro novelle di Birgit Tengroth (che qui interpreta Viola) sceneggiate e condotte ad unità da Herbert Grevenius. Bergman si avvale per due terzi del film di un impianto teatrale (la stanza d'albergo e il lungo viaggio in treno) che vede protagonisti assoluti Ruth e Bertil. L'inferno di coppia strindberghiano li vede dibattersi in un confronto malato delle cui cause veniamo messi a conoscenza grazie a flashback. Entrambi provano quella sete d'affetto che i loro trascorsi sembrano negare ma la tormentata presa di coscienza li condurrà a cercare di superare le reciproche paure per tentare una possibile convivenza, seppure nella mediocrità. Bergman ha l'occasione per cominciare ad indicare quella che per lui è una delle peggiori tare del nostro secolo: l'aborto. Il senso di colpa che Ruth porta dentro di sé è devastante. Ancora una volta poi si confronta con il tema che lo ha già appassionato in Crisi e in Città della nebbia: il suicidio. È come se, in questa fase iniziale della sua filmografia, cercasse, anche se in modo ancora incerto, di individuare i motivi per cui un essere umano decida di togliersi la vita. In questo caso la nevrosi di Viola viene alimentata da un terapeuta lascivo e da un rapporto lesbico che la spingono alla scelta finale. Ma mentre gli individui si dibattono nel loro inferno personale il treno ("Nei miei film ci sono sempre molti treni. Sono una delle cose più divertenti che io conosca") attraversa una Germania fatta di rovine e ad una fermata viene circondato da una massa di persone unite dalla sofferenza collettiva procurata dall'orrore della guerra. Sarà anche questo un tema su cui il suo cinema tornerà a riflettere.

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Una coppia di sposi lascia la Germania durante la guerra e prende un treno per la Svezia. La crisi del loro rapporto si risolverà durante questo viaggio verso la speranza.

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