Cosa fareste se neanche ventenni, ma già iscritti a Yale, veniste scritturati per il ruolo da protagonisti in un film che a sorpresa incassa quasi cento milioni di dollari: continuereste a studiare o lascereste tutto per il cinema? Dopo Flashdance, Jennifer Beals scelse di tornarsene all'università, rispondendo picche anche al povero Prince che le aveva offerto di interpretare Purple rain al cinema: le lezioni del corso di letteratura americana richiedevano una presenza assidua, e per arrivare alla lode il grande schermo poteva attendere. Come le major cinematografiche, che da allora in poi si videro preferire i produttori indipendenti. Un esempio? Campbell Scott (figlio di uno degli attori simbolo di Hollywood, George C. Scott), che insieme a lei è anche il protagonista ci Roger Dodger, pellicola diretta dall'esordiente Dylan Kidd, vincitrice l'anno scorsc a Venezia del Leone d'oro del futuro come migliore opera prima, e del premio della critica, che solo la settimana prossima arriva in Italia.
La Beals è Sophie, fascinosa avventure di un club newyorkese, che viene “rimorchiata” da un seduttore impenitente (Campbell Scott) e dal suo nipotino teenager, a cui lo zio sta impartendo le prime lezioni sul sesso. Il film è ambientato in una sola notte - essere indipendenti significa anche avere pochi soldi per location e costumi - e lei compare affiancata da Elizabeth Berkley (l'ex ballerina di Showgirls), sua amica e compagna nella notte brava che trascorreranno coni due casanova.
“Sono stato molto fortunato ad averla avuta nel cast”, dico il regista Kadd “anche se non avevo pensato a lei. In realtà non avrei mai creduto di poter contare anche sulle interpretazioni della Berkley e di Isabella Rossellini (boss” del protagonista, e sua ex amante), e mi ritengo l'uomo più fortunato del mondo ad aver scritturato tre donne dalla personalità così forte. Del resto devo molto alla fortuna: un giorno ero in un bar
e ho visto entrare Campbell. Non lo conoscevo, ma abituato a girare con la sceneggiatura nella borsa, gliene diedi subito una copia. Era giugno, a ottobre cominciavo le riprese. Fu lui a propormi Jennifer: sono amici da molti anni, e quando accettò non ci potevo credere. È una donna bella e intelligente, che ha preferito lavorare nel circuito degli indipendenti. Sul set non avevamo neanche la sala trucco, ma i pochi mezzi a disposizione non la spaventava-no”.
La Beals ci è abituata: per dieci anni è stata sposata con Adam Rockwell, regista di culto che l'ha voluta in quasi tutti i suoi film, incluso In the soup, che la madre di Jennifer co-finanziò avviando urta seconda ipoteca sulla casa. Fresca quarantenne, continua però ad essere tormentata da quel Flashdance degli inizi (nel ruolo cameo di Caro Diario, anche Nanni Moretti non può fare a meno di fermarla per strada: “Jennifer Beals, Jennifer Beals: quella di Flashdance?”), che quest'anno un'altra Jennifer (Lopez), ha riportato in auge copiandone inquadrature e passi nel video I'm glad.
“Una maledizione: è quello che mi ha sempre detto sul quel film”, continua Kidd. “Mi raccontava che fu letteralmente travolta dal grande successo della pellicola, che vinse anche un Oscar per la colonna sonora. La produzione la mise sotto pressione, e lei decise di fare marcia indietro. Quando le ho chiesto se nel ruolo dell'amica le andava bene Elizabeth Berkley, mi rispose: tutte e due abbiamo questi due tremendi fflm blockbuster all'esordio... e non fece obiezioni”. La Berkley è stata la protagonista di Showgirls, di Pani Verhoeven, dove interpretava una ballerina dì strip tease. “Ma era destino: ho una amica che ha delle percezioni extra-sensoriali, e ogni volta che scrivo qualcosa, vado sempre da lei per sapere cosa ne uscirà fuori”, aggiunge il regista. “Leggendo le parti delle due protagoniste mi disse che vedeva dei ballerini. Poi ho capito perché!”.
Tra qualche mese rivedremo Jennifer in Runaway Jury, tratto un romanzo di John Grisham, con John Cusak e Dustin Hoffman, anche se ci sono altri due film rigorosamente low-budget pronti a partire. E dire che poteva diventare la Skully di X-files: rifiutò anche questo. Fu David Duchovny a proporla: “Eravamo nello stesso corso a Yale”, ricorda l'attrice “mi seguiva ovunque chiedendomi insistentemente un appuntamento. Un giorno mi stufai e gli dissi: A) non so chi sei, e B) convivo con uomo, e penso che questo sia un problema. Un anno dopo mi iscrissi ad un corso di recitazione, e chi vedo? Davich>. E fu no di nuovo, anche per la iv. Ma la vita, sa, è una questione di scelte.
Da Il Venerdì di Repubblica, 22 settembre 2003