Orlando Bloom (Orlando Jonathan Blanchard Bloom) è un attore inglese, produttore, è nato il 13 gennaio 1977 a Canterbury (Gran Bretagna). Orlando Bloom ha oggi 47 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.
Angelicamente efebico. e così che Orlando Bloom e entrato negli occhi e nel cuore di milioni di spettatori in ogni parte del pianeta con la saggezza audace dell’elfo Legolas, compagno di Aragorn nella Trilogia dell’Anello di Peter Jackson. E pensare che all’inizio l’attore, nato il 13 gennaio 1977, partecipa ai provini per la parte di Faramir. Scherzi del destino: il ruolo - di secondo piano - è assegnato a David Wenham. Ma quel ragazzo mingherlino, scavezzacollo e determinato (pochi mesi prima del fatidico provino è caduto da una finestra al terzo piano, si è fratturato la schiena e ha corso il serio rischio di finire su una sedia a rotelle), piace a Jackson che lo vuole per interpretare il fascinoso elfo. Così il giovane Orlando diventa l’inseparabile compagno di Mortensen, novello paladino in chiave fantasy che del supereroe condivide segreti, speranze e dilemmi. in realtà del biondo, sottile e imperturbabile Legolas, Orli - come lo chiamano gli amici - ha ben poco. Così come della splendida, triennale avventura nel segno di Tolkien l’attore inglese ha sicuramente apprezzato più il gusto spericolato per le scene d’azione (tutte girate senza controfigura, così che in una caduta si è anche fratturato le costole) che per la riflessione filosofica e metafisica. Oltre ovviamente ad averne ricavato una fama planetaria che - insieme a premi di ogni genere (dall’Empire Award per il “Miglior debutto“ a quello di “Teen People Magazine“ per la star più “hot“ sotto i 30 anni) - ha fatto decollare di colpo la sua carriera trasformando il neo diplomato della Culldhall School of Music and Drama in una delle giovani star più richieste a Hollywood e dintorni.
Va detto che il ragazzo ci ha messo abbondantemente del suo e fra i nove della Compagnia dell’Anello è di si-curo quello che ha saputo meglio investire il patrimonio di notorietà acquisito grazie a il Signore degli Anelli. Le cifre parlano chiaro. I tre film di Jackson so-no uno splendido spartiacque lavorativo: prima Bloom ha al suo attivo una piccola apparizione in Wilde al fianco di Stephen Fry e qualche “passaggio“ in telefilm e programmi televisivi; dopo, cinque film in meno di due anhi e parecchi contratti per il futuro.
Per evitare il rischio di rimanere intrappolato dall’argenteo mantello di Legolas, Bloom si è prima rasato a zero e ha indossato la divisa da marine per il Ridley Scott di Black Hawk Down, recluta spaccona che ha un drammatico battesimo del fuoco, poi si è fatto crescere barbetta e riccioli ribelli per la saga ottocentesca deí Fratelli Kelly di Gregor Jordan, storia ro-mantica di fuorilegge in Australia. Qundi si è trasformato nel giovane Will Turner, orfano coraggioso e temerario di La maledizione della prima luna, con cui Bloom ha molti punti di contatto. Penduto il pa-tnigno (lo scrittore e attivista sudafricano Harry Bloom) ad appena cinque anni, cresce a Canterbury dove dà libero sfogo alla sua creatività e, prima di scoprire la vocazione d’attore, dipinge, scolpisce, studia fotografia. Con la complicità di Verbinski abbandona le algide platinature e la compostezza di Legolas e, riconquistati i suoi “colori“ originali (il ragazzo è bruno di capelli e castano d’occhi e appartiene di diritto a quella categoria di “belli“ sprezzanti, inquieti e “maledetti“ il cui capostipite è James Dean), tiene destramente testa a un irresistibile Johnny Depp, di cui in più di un’occasione sembra il fratello minore, dimostrando di saper maneggiare la spada bene quanto l’arco elfico. E si garantisce così l’ingaggio per la seconda avventura caraibica di Pírates of the Caribbean prevista per il 2006.
Che la sua attitudine sia “guerriera“ lo dimostra, oltre che la passione per sport estremi come bungee-jumping, snowboard, rafting e surf, la mirata scelta dei ruoli. Così, dopo il Festival di Cannes arriverà sugli schermi nei panni dello sfrontato Paride, incauto responsabile della guerra di Troia, nel blockbuster Troy di Wolgang Petersen in cui lo attende un epico duello con l’Achille di Brad Pitt. È ha già girato il primo film come protagonista “assoluto”, The Calcium Kid di Alex De Rakoff, che sta per uscire nell’area anglosassone, in cui per una volta lascia da parte le armi e si affida ai pugni. Ed è così bravo (o fortunato) da mandare al tappeto - lui lattaio di modeste ambizioni - il rappresentante britannico al titolo mondiale durante un banale allenamento in palestra Un uppercut che rivoluziona anche la sua vita, visto che viene subito proiettato sotto i riflettori e ingaggiato come sfidante ufficiale in un mat-ch di boxe che sembra lo scontro fra Davide e Golia. Nel frattempo, ha girato Heaven al fianco di Bill Paxton, thriller “finanziario“ ambientato alle Isole Cayman in cui Bloom là anche il suo debutto da produttore, ed è attualmente impegnato - fra Spagna e Marocco - per Kingdom of Heaven, epopea crociata diretta da Ridley Scott, che lo ha voluto nei panni del giovane e carismatico capo della resistenza di Gerusalemme all’assedio dei Crociati. Un molo che - a quanto dicono - metterà in luce la sua personalità “dominante“, proiettandolo definitivamente nell’olimpo delle star più amate. Un traguardo che il very cool Orlando ha già raggiunto presso la Liscia più giovane del pubblico internazionale: al punto che quest’anno ha addirittura rubato a Britney Spears il titolo di icona più amata e “scaricata“ del Web.
Da Film Tv, n. 18, 2004
E così Orlando Bloom è salito dritto all’Olimpo. Qualcuno deve pur farlo, quello sporco lavoro. Hollywood ha continuo bisogno di trasfusioni di sangue fresco e non è mica facile trovare interpreti giovani per tutti quei ruoli da ragazzini. Ecco perché gli attori dei . film da teenager sotto quasi tutti oltre la trentina e vicini al trapianto di capelli.
Quando era un teenager lui, Orlando si è trovato nel posto giusto, Londra, al momento giusto, quando cercavano qualcuno che avesse proprio il suo look per una piccola parte come ragazzo di marciapiede in Wilde. Doveva accendere il desiderio del grandissimo Oscar, e ci riuscì benissimo. Mica per niente bloom in inglese è il fiore appena schiuso, fresco e perfetto. Orlando Bloom è tutto questo, e non minaccia di appassire presto. Ha 27 anni, ma può sembrare più giovane. È atletico, versatile e ha il talento di un veterano interprete shakespeariano. È il perfetto esempio di quello che una volta a teatro chiamavano «attor giovine».
Una grande tradizione anche nel cinema, avviata da gente come Henry Fonda e James Stewart e impersonata, di recente, da Matthew Broderick e John Cusack. Il giovanotto dal volto sveglio, pulito, magari anche carino, che però si accontenta di fare la spalla, e rinuncia alla donna a favore dei tipo più esperto, più furbo, più belIo. Solo che Bloom minaccia di diventare presto quello che la donna la tiene per sé. Di non ingrossare la folla dei giovanotti costretti a fare la spalla per tutta la vita, dai Ronald Reagan di una volta ai James Spader di oggi. Lui però non sembra destinato a seguire questa strada. Nella Maledizione della prima luna Johnny Depp ci provava in tutti i modi, con Keira Knightley, ma alla fine se la riprendeva lui. Strappata alle grinfie di un sex symbol globale. E in Troy è Paride, il principe che scatena la guerra più famosa della storia rubando la bellissima Elena al marito re Menelao. Se questo non è cuccare alla grandissima, ditemi voi che cos’è.
E non ci vogliono i tarocchi per predire che, in futuro, Orlando cuccherà ancora di più. Al momento sta girando Kingdom of Heaven, saga ambientata durante le crociate e diretta da Ridley Scott. Non vogliamo rovinarvi il finale, ma pare che in questo film, davanti alla donzella, non si limiterà a tirare frecce come faceva quando era l’elfo Legolas del Signore degli anelli.
Ha girato una decina di film, nella sua breve carriera, e quasi tutte storie di spade e cavalleria. Nemmeno Errol Flynn collezionava tanti eroi. Ma per Bloom è una cosa naturale. Basta guardare la sua faccia, una combinazione di gioventù sbarbata e seriosità. Ecco il suo ruolo ideale: il giovane serioso. E per questo piace tanto alle donne. Perché proietta quella gravità da primo amore, quell’intensità che grida «morirò per te», e che è prerogativa del perfetto Romeo. Orlando Bloom è Romeo. Ha la credibilità dell’uomo che mantiene le promesse impossibili. Che crede al sogno impossibile. Glielo leggi negli occhi. Per questo è un Paride perfetto: perché è il tipo d’uomo che con le sue illusioni romantiche manderebbe a fondo un impero. Se il personaggio venisse interpretato tout court, sembrerebbe un belloccio demente. Orlando, invece, ci mette la sua complessità. Perfino quando Paride scivola via dal campo di battaglia e fugge dallo scontro con Menelao, invece di fartelo detestare per la codardia, Bloom riesce a vincere il nostro perdono (o, perlomeno, quello delle signorine). Riesce a far sembrare accettabile la sua vigliaccheria. E quando infine uccide l’iracondo Achille (impresa non da poco, quella di far fuori Brad Pitt), nemmeno l’eroe agonizzante riesce a volergliene.
Dopo tutto, Brad Pitt è diventato Brad Pitt scappando come Achille piè veloce dai ruoli che lo relegavano a comprimario di attori come Picky Schroeder. E Johnny Depp, per diventare una star, ha dovuto sorpassare gente come Charlie Sheen. Anche Orlando è in pole position. Il ruolo del guerriero Legolas nel Signore degli anelli lo ha fatto conoscere a un’immensa platea e ha fatto di lui il primo elfo sex symbol della storia umana. Poi lo abbiamo visto duellare sul veliero pirata della Maledizione della prima luna. Ora Ridley Scott lo ha voluto protagonista di un’epopea cavalleresca più colossale del Gladiatore.
Bloom sembra destinato a liberarsi della sua etichetta di «attor giovine», a diventare uno dei grandi interpreti del futuro. A trasformarsi da ragazzino passionale a eroe adulto. Acquistando magari per strada - speriano - un po’ di senso dell’umorismo.
Da Vanity Fair, 3 giugno 2004