Susan Sarandon (Susan Abigail Tomalin) è un'attrice statunitense, produttrice, produttrice esecutiva, è nata il 4 ottobre 1946 a New York City, New York (USA). Al cinema il 10 ottobre 2024 con il film Super/Man - The Christopher Reeve Story. Susan Sarandon ha oggi 78 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.
C’è sempre, in Susan Sarandon, un piccolo fuoco ardente dì sensualità. Ci sarà in Alfie, dove è l’amante di Jude Law. C’è in Shall We Dance?, benché il suo personaggio sia quello della moglie umiliata di Richard Gere, ferita dalle reticenze del marito deciso a escluderla da una parte nuova e importante della propria vita. C’era come adesso che ha 58 anni, in Atlantic City di Louìs Malle (1980) in una delle scene che l’hanno resa famosa: nell’oscurità dorata, nell’umida mollezza della città marina, davanti allo specchio lei si strofinava le belle braccia nude con limoni tagliati a metà per togliere l’odore del suo lavoro di addetta al banco delle ostriche; nel movimento ripetuto, insistente, si esprimeva la pienezza e insieme la malinconia di sé; dal buio Burt Lancaster la spiava, affascinato.
Un tale mix di eleganza e di sensualità farebbe immaginare Susan Sarandon come una signora dell’alta borghesia newyorkese: invece è cresciuta nel New Jersey in una famiglia numerosa (padre gallese, madre italiana, nove figli), ha avuto una educazione cattolica, s’è più o meno sposata tre volte, ha tre figli (il padre della ragazza, Eva Maria, è il cineasta italiano Franco Amurri, il padre dei ragazzi, Jacke Miles, è Tim Robbins con il quale l’attrice vive da anni).
Bìlly Wilder fu uno dei primi registi a notarla e a darle una parte piccola in un film fortunatissimo,la fidanzata dì Jack Lemmon in Prima pagina, 1974; il primo successo personale, spiritoso, piccante e duraturo, è del 1975, The Rocky Horror Picture Show il personaggio esemplare di spavalda provocazione antiperbenista è del 1991, Thelma & Louise di Ridley Scott. Ultima conquista: diventare, a quasi sessant’anni, testimonial di una industria di cosmetici importante come la Revlon.
Chic e ardore, insieme con un impegno socio-politico sempre rinnovato (battaglie peri diritti civili, per il Nicaragua, per i malati di Aids, per l’abolizione della pena di morte) farebbero pensare a Susan Sarandon come a un’attrice infallibilmente brava: invece è piuttosto discontinua, a volte offre interpretazioni perfette (Pretty Baby di Louis Malle), altre volte sembra offuscata e distratta (Il cliente di Joel Schumacher, dal best seller di John Grisham), altre volte ancora ostenta una mesta fissità. Non se ne preoccupa, ha perduto ogni forma di insicurezza di sé da quando era ragazzina nella banda sterminata di fratelli e sorelle: «L’importante è cambiare sempre, non esagerare mai».
Da Lo Specchio, 27 novembre 2004
Quest’estate, Susan Sarandon era a Locarno dove le hanno consegnato un premio alla carriera. Niente peli sulla lingua, come sempre. Ha parlato di terrorismo, delle tragedie africane e dell’America governata «dal peggiore dei presidenti». Ha detto che negli Usa «c’è un clima di paura come nella Germania prenazista. Sono stata etichettata dai giornali come sostenitrice di Bin Laden solo perché ho messo in dubbio la guerra. L’America è un paese libero, ma quando un giorno guarderò indietro nel tempo dirò: questo qui è un buffone, è il peggior presidente della storia e il più guerrafondaio».
Susan Abigail Tomalin è nata a New York il 4 ottobre 1946, famiglia numerosa, padre gallese, madre italiana, nove figli, educazione cattolica. Studia filosofia ed entra in teatro senza aver frequentato nessuna scuola di recitazione. Con il marito di allora, l’attore Chris Sarandon, si presenta a un provino per Joe di John G. Avildsen (1970): scartano lui e a lei sessantottina danno la parte della figlia di un pubblicitario reazionario che insieme a un operaio razzista fa strage di hippy. Viene in Italia per La mortadella di Mario Monicelli. Billy Wilder le fa fare la fidanzata di Jack Lemmon in Prima pagina. Sfonda nel 1975: fa ancora la fidanzata, sciocchina ma protagonista in The Rocky Horror Picture Show, film inaffondabile, antiperbenista e barocco, orrorifico e parodistico, sbracato e musicale. Lei è Janet, “the Eroine”, occhioni stupefatti, capelli a boccoloni e vestitini accollati, che al castello del transilvanico travestito transessuale Frank’n Furter si scatena e vuole diventare una “Creature of the Night”, sensuale e bollente. La Sarandon cinematografica sotto la scorza di un’amorevole quotidianità nasconde spesso una sensualità incandescente. Louis Malle nel malinconico Atlantic City (1980) la guarda, insieme a Burt Lancaster, mentre davanti a uno specchio si passa sulle braccia nude un limone tagliato per togliersi l’odore delle ostriche che maneggia tutto il giorno. In Bull Durham (1988), strano film sul baseball delle leghe minori, parla con toni sboccati e ama sia il giovane e stupido lanciatore di talento Tim Robbins che il saggio veterano Kevin Costner. Tra i due, nella vita, sceglie Robbins, che è ancora oggi il suo compagno e che la dirige in Dead Man Walking (1995), lei che è sempre stata per l’abolizione della pena di morte. La parte della suora che accompagna fino alla fine l’omicida Sean Penn le vale l’Oscar.
Qualche anno prima, nel 1991, era stata Louise. Con Thelma accanto. Louise uccide l’uomo che vuole violentare Thelma, fuggono insieme e scoprono on the road una complice felicità eversiva. Ridley Scott le ferma per l’eternità mentre volano nel cielo sopra il Grand Canyon. Thelma & Louise non sarà un gran film ma quel volo e quella & trasformano la Sarandon e Geena Davis nella coppia più popolare dell’immaginario femminista.
Battagliera nelle lotte per i diritti civili e al fianco dei malati di Aids, 35esima in una classifica delle migliori attrici di tutti i tempi, entrata in un’altra classifica fra le 50 più belle donne del mondo, arrestata nel 1999 durante una manifestazione di protesta contro le violenze della polizia newyorkese, tiene il suo Oscar in bagno e continua a fare film. Gli ultimi due erano a Venezia, Romance & Cigarettes di John Turturro ed Elizabethtown di Cameron Crowe. In tutti e due è elegante, irriverente e sensuale come sempre. Con notevoli punte di turpiloquio nel primo e con un simpatico tip tap sulle note di Moon River nel secondo.
da Film Tv, n. 42, 18 ottobre 2005