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Il maestro e Margherita, il libro che vive sempre

Il 25 gennaio è uscito in Russia il film Il maestro e Margherita, firmato da Michael Lokshin, un americano cresciuto in Russia. 
di Pino Farinotti

Yuliya Snigir - Gemelli. Interpreta Margarita nel film di Michael Lockshin Il Maestro e Margherita.
giovedì 18 aprile 2024 - Focus

Il 25 gennaio è uscito in Russia il film Il maestro e Margherita, firmato da Michael Lockshin, un americano cresciuto in Russia. La sua collocazione può essere interessante e suggestiva. Si tratta di capire come il regista l’abbia gestita. La prima interpretazione può essere tradotta col termine “coraggio”. Il film è una satira che non fa prigionieri, e non è difficile attribuirla al “sistema putiniano”. Ed è lontano dal cosiddetto zeitgeist, la tendenza culturale che prevale in questa epoca in Russia. Con un dato decisamente rilevante: quando Lockshin ha fatto il film Mosca non aveva ancora invaso l’Ucraina. E poi, altra anomalia quasi sconcertante, Il maestro e Margherita è stato visto da cinque milioni di russi, per un incasso di 2 miliardi di rubli che significano 22 milioni di dollari. 
Insomma c’è del mistero. Ma “mistero” è un lemma che si è sempre “affezionato” al testo di Mikail Bulgakov. E’ uno di quei romanzi che nell’età giovanile, vulnerabile, era obbligatorio leggere per imposizione scic-culturale-accademica, altrimenti eri guardato male. Così come dovevi leggere la "Recherche" di Proust, "La metamorfosi" di Kafka, "La montagna incantata" di Mann, soprattutto l’"Ulisse2 di Joyce. Poi c’erano gli americani, ma quelli erano, anche, divertenti, non contavano.

Non c’è dubbio che il libro di Bulgakov presenti simboli e contenuti infiniti e viventi. Come se possedesse una sua coscienza con relativo recondito, dunque molto difficile da interpretare in assoluto. 
Il racconto si sviluppa in diversi piani. Siamo negli anni Trenta, a Mosca appare Volland Satana che sconvolge la città. A contrasto, lo scrittore reinventa il rapporto fra Gesù e Pilato. Dunque i simboli sono complessi e di difficile decifrazione dovendo misurarsi con registri visionari, metafisici e momenti reinventati secondo l’indicazione, sociale, reale e mistica che Bulgakov intende trasmettere. Importante è la coscienza della creazione artistica e della visione del mondo che ne deriva. Una citazione decisiva, anche quella profondamente personale è il "Faust" di Goethe, con la sua indicazione del bene e del male, del mistero dell’aldilà. Alcuni scenari, cari all’autore, sono gli ambienti teatrali e letterari che vivono di ingiustizie e faziosità. Il Maestro incarna tutto ciò. Viene rinchiuso in un manicomio e liberato grazie all’intervento di Margherita, la donna che ama e che deve pagare un prezzo carissimo, diventare una strega e accettare le condizioni di Satana. Il fine ideale, in tanta complessa e studiata materia, sarebbe buono. Sarebbe la salvezza dell’uomo.
Dunque quanta ricerca da tradurre e quanti misteri da assumere sperando di capirli: tutto questo è "Il maestro e Margherita". Qualcosa davvero molto, molto difficile, da approcciare da parte del cinema. C’è stato un film del 1972, diretto da Aleksandar Petrovic, con Ugo Tognazzi. Non ha sfiorato, neppure da lontano la qualità misteriosa del master letterario.  

Non ho visto il film di Lockshin, mi sono informato rilevando che al regista appartiene una vocazione ultra-personale, ama risolvere i testi a propria immagine e somiglianza. Trattandosi di uno come Bulgakov, dunque visionario a fronte di visionario, sono davvero curioso del risultato. Il dato comunque è buono e bello: "Il maestro e Margherita", sempre sussiste.
Il popolo russo ha dunque apprezzato e condiviso. E gli altri, i “tecnici”?    
Vladimir Solovyov, capo propaganda di Putin ha tuonato: “Com’è stato permesso a un americano russofobo di girare questo film che è soltanto spazzatura antipatriottica?” Yegor Kholmogorov, dell’emittente “Russia Today” ha descritto il film “come dimostrazione di propaganda terroristica e satanica concepita da un tifoso dell’Ucraina.” La polemica ha convolto anche la Duma dove molti deputati hanno chiesto che il film venisse sospeso.”

Queste sono le voci scontate e naturali del regime. Ma mi permetto una considerazione personale. Sappiamo bene come Vladimir Putin controlli tutto e tutti. Però, in questo caso si è, personalmente, astenuto, ha lasciato che si esprimesse il suo “entourage. Forse ha voluto che passasse questo concetto: “Come vedete io rispetto l’arte e la sua libera espressione, anche se si esprime contro di me.” 
Chissà se questa lettura è corretta. Sarebbe bello. Molto. 


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