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Suez al centro del mondo

La storia del Canale di Suez conteneva di suo tutti gli ingredienti di un film. Il film è Suez di Allan Dwan.
di Pino Farinotti

Loretta Young (Gretchen Michaela Young) 6 gennaio 1913, Salt Lake City (Utah - USA) - 12 Agosto 2000, Los Angeles (California - USA). Interpreta La contessa Eugenia De Montijo nel film di Allan Dwan Suez.
giovedì 25 gennaio 2024 - Focus

Ormai, per la vicenda attuale e l’applicazione mediatica sappiamo tutto di Suez. E non occorre certo raccontare altro da questa sede. 
Ma qualche notizia storica è dovuta. 

Quadro. Da quando esiste, nel 1869 Suez ne ha viste di tutti i colori. In breve. Il Canale faceva gola a tutte le potenze e come quasi sempre accadeva in quell’epoca (e in altre) era l’Inghilterra a fare la parte del leone, assicurandosi il controllo delle Indie. Anche la Francia non intendeva essere esclusa e fece stazionare una flotta in quelle acque.
Durante la Prima guerra mondiale ci provò l’esercito ottomano, e durante la Seconda persino l’Italia si impegnò per il controllo, che ci fu, ma durò poco.
L’anno decisivo è il 1956, quando il presidente egiziano Nasser annuncia la nazionalizzazione del Canale. E ha due alleati che contano, la Russia e gli Stati Uniti. 
Da allora le evoluzioni si sono susseguite, ma il principio della libertà di uso per le nazioni, più o meno si è confermata. Fino ad arrivare ai nostri giorni dove Suez, per le note ragioni, si trova al centro del mondo.

Tutto questo non competerebbe a MYmovies, ma il cinema si è interessato al Canale e il cinema compete a MYmovies.
Il film è Suez, del 1938. Il protagonista, l’eroe – la definizione ci sta - è Ferdinand de Lesseps. Nacque nel 1805 da famiglia di diplomatici. Era dunque inserito nell’ambiente propizio. Ebbe incarichi importanti in varie parti del globo. Il suo nome è legato alla costruzione del canale di Suez. E’ facile dare un significato alla sua impresa. E’ immensa, ha cambiato il mondo.

Il cinema, è notorio, l’ho scritto sempre, non ha il dovere della verità. Quante volte ha reinventato i romanzi con licenze e contaminazioni legittime. E quante volte ha stravolto la storia. Ma ci sono delle eccezioni. Può succedere che si applichi a una vicenda che non ha bisogno di revisioni spettacolari, sentimentali e romantiche, perché quella storia già le possiede. E allora un produttore capace, magari illuminato, può essere che ordini: “Rispettate la verità, metteteci del “cinema” ma rispettatela.”
E’ quanto accadde per il film Suez, prodotto da quel genio di Darryll Zanuk e diretto dal grande mestierante Allan Dwan. Ed è vero che la storia del Canale di Suez conteneva di suo tutti gli ingredienti di un film. Non occorreva inventare niente. Sul piano della verità e della storia.  

Ma al cinema occorre spettacolo, bellezza, evasione. E dunque Zanuck assume, fra i protagonisti, Tyrone Power, il divo più bello e amato di allora e Loretta Young una delle più affascinanti signore di Hollywood. E si affida per la scrittura a Philip Dunne, sceneggiatore regista molto accreditato e a Joseph Josephson, scrittore e storico. Sulla base di un racconto di Sam Duncan. Corre l’anno 1937.
Il tycoon ribadisce: “Inventate tutto ciò che volete nel privato, ma rispettate le verità storica. E così viene fatto. Per cominciare Tyrone Power nella parte di de Lesseps. Basta vedere un ritratto del francese per capire che non ha davvero nulla del fascino e della presenza di Power. La vita di de Lesseps, ricca di incarichi, rilevanti, diplomatici - ha operato in Olanda, Spagna, anche in Italia - nel privato ha poco di cinematografico. Non presenta amanti che lo assediavano e lo seguivano nelle contrade del mondo. Le principesse non si innamoravano di lui. Tutto questo poteva succedere a Tyrone. De Lesseps aveva una moglie, Agathe Delamalle, dalla quale ebbe cinque figli. 

E poi. Perché Zanuck decide per quella storia? Era un uomo di grande intelligenza e orizzonti non ordinari. Era al corrente delle notizie che arrivavano in America dal mondo. L’amministrazione Usa teneva d’occhio gli sviluppi europei, col timore di essere, prima o poi, coinvolta in quella vicende complicate. La Francia usciva da una crisi politica dopo il fallimento del Fronte popolare, tentativo di governo socialista; in Spagna la guerra civile era al culmine; l’Inghilterra conduceva una politica di appeasement, pacificazione, nei confronti di Italia e Germania, dove Hitler affatto pacifico si stava preparando a invadere l’Europa. Intorno a Suez c’era il solito confuso dibattito. Tutti la tenevano d’occhio, soprattutto il führer, convinto che quello stretto gli sarebbe tornato utile per la sua guerra. 

Tutto questo Zanuck lo conosce bene e così si convince che un film “europeo” su quei nodi così importanti, attraenti, magari pericolosi, possa avere un senso, storico, di spettacolo ed economico. Suez continua ad essere un richiamo evocativo, mediatico, di storia, magari di mito, anche per la politica del Congresso, e non è poco, e per il popolo che va vanno al cinema.  

Nel settembre del 1937 la troupe della Fox raggiunge l’Egitto.  


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