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FEFF24, vince Miracle: Letters to the President. Il premio MYmovies va a Kingmaker

Al Far East Film Festival il vero protagonista è il pubblico, tornato numerosissimo in presenza al Teatro Nuovo Giovanni da Udine. GUARDA I FILM »
di Giovanni Bogani

domenica 1 maggio 2022 - Far East Film Festival

Un cinema - il Teatro nuovo “Giovanni da Udine” - da 1200 posti sempre pieno ad ogni spettacolo: 40 mila spettatori che, per nove giorni, sono letteralmente diventati un corpo unico e 10.000 presenze online da 24 paesi con MYmovies ONE. Un entusiasmo palpabile, con un pubblico di appassionati di cinema orientale venuti da tutto il mondo. È il Far East film festival, di cui si è conclusa ieri la ventiquattresima edizione, con MYmovies come media partner e tecnologico per la versione online su MYmovies ONE.


Il Far East è una delle più grandi vetrine mondiali di cinema dell’estremo Oriente: Cina, Hong Kong, Giappone, Corea in primis, ma anche Malesia, Filippine, Thailandia e Taiwan hanno presentato il meglio della loro produzione dell’ultimo anno. Film quasi sempre presentati in prima mondiale, tutti in anteprima italiana. Ospite atteso, desiderato, arrivato – ma solo via Skype – Takeshi Kitano. Che però, guardando la sala strapiena che batteva le mani per lui, si è commosso ed entusiasmato, e ha continuato ad agitare le mani per minuti, come un bambino che vede una giostra nuova.


Oltre 10.000 le presenze virtuali giunte da 24 paesi sul sito MYmovies. La prima città è stata Milano con il 15% dell'audience online, mentre solo il 3,5% si è collegato da Udine, un pubblico che ha evidentemente preferito l'entusiasmante versione in presenza.

Il MYmovies Award – il Purple Mulberry, il Gelso nei colori accesi di MYmovies – è andato a Kingmaker del coreano Buyn Sung-hyun, film di intrighi e di politica nella Corea degli anni ’70. Il primo premio, il Gelso d’oro, decretato dal pubblico, è andato a Miracle: Letters to the President, altro film coreano, diretto da Lee Jang-hoon. Anche qui siamo in Corea, negli anni ’80, dove un giovane studente prodigio vive in un villaggio nel quale passa la ferrovia, ma dove non c’è una stazione ferroviaria. Il ragazzo la prende come una battaglia personale, e scrive dozzine di lettere al presidente sudcoreano per far sì che una stazione ferroviaria nasca nel suo villaggio.
Secondo premio, sempre decretato dal pubblico, al film cinese Return to Dust. È la storia di un matrimonio combinato, della somma di due povertà – sociali, emotive, affettive – che nonostante tutto riescono a costruire un legame solido. L’amore raccontato attraverso i silenzi e i ritmi della Cina rurale. È il film rivelazione dell’ultimo festival di Berlino, presentato dal Far East in anteprima italiana. Return to Dust è anche il film premiato dagli esperti di cinema asiatico della giuria Black Dragon.

Si aggiudica il terzo Audience Award Too Cool to Kill, storia di un attore da strapazzo che d’improvviso si ritrova protagonista di un film di gangster. In realtà il film è una messinscena per ingannare dei veri gangster: e il poveraccio dovrà dare fondo a tutte le sue doti recitative, per salvare la pelle. Too Cool to Kill vince anche il premio per la migliore opera prima. Salgono sul palco i Manetti Bros., che insieme a Vanja Kaludjercic, direttrice del festival di Rotterdam, componevano la giuria del premio. La loro motivazione recita così: “Too Cool to Kill è un film di altissima qualità estetica che racconta il personaggio più bistrattato del mondo del cinema, la comparsa, facendocela amare”.
Il premio “Sergio Amidei” per la migliore sceneggiatura – con una giuria composta da Massimo Gaudioso, Silvia d’Amico, Doriana Leondeff e Francesco Munzi – va a Love Nonetheless, film giapponese di Jojo Hideo, “per l’abilità mai artificiosa dell’intreccio, i cui protagonisti in un girotondo brioso si passano il testimone del racconto, sottraendosi a ciò che appare scontato”, dice Massimo Gaudioso nella motivazione.
Sabrina Baracetti, codirettrice insieme a Thomas Bertacche, è raggiante. “Siamo tornati a pieno regime, sono arrivati ospiti – registi e attori – pur sapendo che al loro ritorno nei rispettivi paesi dovranno sottoporsi a quarantena. Sanno che Udine è la loro casa, e il
trampolino di lancio dei loro film in Occidente. Abbiamo visto che ci sono tante e tante storie che vogliono raccontare, e abbiamo visto che c’è un pubblico pronto ad accoglierle. Abbiamo potuto contare anche sullo streaming, eredità felice di un periodo complicato, e credo che la sezione online diventerà una sezione stabile del festival”.
In una grande sala, al secondo piano del teatro, si brinda dopo il fischio finale. Rilassati i giurati italiani: Marco e Antonio Manetti, che hanno già girato la seconda e la terza parte del loro Diabolik e sono in postproduzione con il secondo capitolo. Flemmatico, come sempre, Massimo Gaudioso, che ha finito di scrivere un adattamento del romanzo “Vita” di Melania Mazzucco per il regista Claudio Giovannesi, ed un’altra sceneggiatura, sempre per Giovannesi.


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