Il nuovo film di Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro aprirà l’evento che si terrà dal a Firenze dal 20 al 28 novembre.
Sarà la prima nazionale di Diários de Otsoga, il film girato durante la quarantena dalla coppia portoghese al co-debutto Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro, a inaugurare il 62° Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, il 20 novembre al cinema La Compagnia di Firenze, alla presenza degli autori. Al film è legato il manifesto della nuova edizione: “un capolavoro fuori da ogni schema – sottolinea Alessandro Stellino, direttore artistico del festival – un gesto artistico che è anche una speranza per il futuro, oltre la pandemia”.
Presentato in anteprima mondiale allo scorso Festival di Cannes, all’interno della Quinzaine des Réalisateurs e accolto con grande plauso di critica e pubblico, il film è un festoso omaggio al cinema come atto creativo condiviso e racconta le vicissitudini di una troupe impegnata a girare un lungometraggio durante la fase più acuta delle restrizioni del 2020. Alloggiati in una fazenda della campagna portoghese, discutono il da farsi e girano ogni scena sulla base delle decisioni prese giorno per giorno, dando vita a un’opera in cui la narrazione del racconto si intreccia alle vite dei suoi stessi protagonisti, senza che sia mai troppo chiaro cosa accada nella realtà della quotidianità o nella finzione della messa in scena.
Ulteriore peculiarità, il meccanismo di racconto a ritroso (otsoga = agosto): il film comincia con l’ultimo giorno di lavorazione e si conclude con il primo, in cui tutto il personale al lavoro viene convocato per ascoltare e apprendere le disposizioni anti-Covid illustrate dal responsabile sanitario.
“Miguel Gomes è uno dei registi più rilevanti del panorama contemporaneo” ha detto Alessandro Stellino “e Maureen Fazendeiro tra le più promettenti voci del nuovo cinema. Insieme hanno dato vita a un film magico, sognante, leggero e melodico come una sonata, ma allo stesso tempo geniale per come rivendica il bisogno di un cinema ancora più libero e personale in un’epoca dolorosamente segnata dalla pandemia e da una crisi della settima arte apparentemente irreversibile. Diários de Otsoga chiede allo spettatore di condividerne lo spirito ilare e giocoso e lo spinge a non porsi domande sulla veridicità di ciò che gli viene mostrato, nella consapevolezza che il cinema – anche quello più strettamente documentario – è sempre e prima di tutto messa in scena. Proprio questo è stato uno dei criteri guida del nostro lavoro di selezione per il programma e siamo felicissimi che a rappresentarlo sia un capolavoro fuori da ogni schema”.