Il genocidio cambogiano in un cartone animato che spezza il cuore, rapisce il pensiero e colpisce dritto allo stomaco.
di Ilaria Ravarino
Cambogia, 1975. Il partito degli Khmer Rossi - nati come costola dell'esercito popolare del Vietnam del Nord - prende brutalmente il potere nel paese, evacuando le città ritenute "corrotte" e costringendo i cittadini a riorganizzarsi nelle campagne, nel nome di una furia purificatrice che mira all'autosufficienza politica, economica, e sanitaria del paese. Tra i tanti deportati ci sono anche i giovani Chou e Khoun, che durante la fuga dalla città di Phnom Penh vengono separati dal figlio Sovanh. Costretti a lavorare in un campo sotto la supervisione di un cugino, da poco convertitosi all'ideologia Khmer, la loro ragione di vita diventa ritrovare il bambino.
Le regole imposte dagli aguzzini rendono impossibile abbandonare il campo, e solo in pochi riescono a sopravvivere in quell'inferno senza perdere la dignità e la ragione. Ma Chou è determinata a resistere: non può morire prima di aver ritrovato suo figlio.