domenica 6 marzo 2016 - Focus
La notte degli Oscar ha rilanciato il tema delle minoranze nei film. La University of Southern California, una piattaforma che fa testo nelle analisi sulla comunicazione, soprattutto sul cinema, ha pubblicato uno studio secondo il quale il cinema trascura un corretto rapporto fra le minoranze.
Questa definizione comprende gli afroamericani, gli ispanici e altre comunità, e gli omosessuali. E comprende anche le donne. In sintesi: nei film ci sono troppi uomini e troppi bianchi. L'"affair" è stato cavalcato da Chris Rock, il conduttore della serata delle stelle. Lo spunto era l'assenza di personaggi di colore nelle nomination. Gli organizzatori avevano chiesto al Rock, temuto come "provocatore troppo agitato", di andarci piano. Comunque sono corsi ai ripari chiamando molte celebrità di colore nel quadro della manifestazione, per esempio nella consegna delle statuette.
È un fatto di numeri. Le donne sono presenti per un terzo, mentre in America sono la metà della popolazione. Solo il 28% dei personaggi fa parte di razze non bianche, mentre il dato reale sarebbe del quaranta.
Detto questo, la polemica già era esplosa a monte. Comunque, quelli della "Sothern" hanno fatto un lavoro capillare, analizzando 109 film e 305 serie televisive: 11mila personaggi e 10mila fra registi e sceneggiatori. È emerso che gli equilibri detti sopra non sono stati rispettati. Anzi sono stati clamorosamente elusi. È un fatto di numeri. Le donne sono presenti per un terzo, mentre in America sono la metà della popolazione. Solo il 28% dei personaggi fa parte di razze non bianche, mentre il dato reale sarebbe del quaranta. Solo un 7% dei film presenta un cast equilibrato rispetto alle etnicità del paese. Gli omosessuali sembrano davvero ignorati, sono presenti al 2%, a fronte di un numero certo più elevato. Trovo questa vicenda, impropria e tristissima.
Un richiamo con delle analogie, seppure in chiave diversa può essere un'indicazione che veniva dal cinema russo della rivoluzione. Dziga Vertov, nel 1929 dettò, con L'uomo con la macchina da presa, il suo codice: "Il cinema deve essere solo do-cumento, raccontare la realtà, la vicenda quotidiana del popolo e la sua formazione ideologica." La fiction era uno strumento inutile e decadente per imbrogliare le masse, dunque niente fantasia, in-venzione, sogno. Se avesse potuto estendere la sua idea alla fiction cartacea Vertov avrebbe azzerato Omero, Dante, Shakespeare, Cervantes, Goethe persino il "suo" Tolstoj e tutti gli altri. Che bella pensata. E parlando di cinema: Hitchcock, Bergman, Wilder, Fellini, Ford, Welles e altra gente così, anche loro ... inutili, dannosi e depennati.
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So bene che il richiamo è improprio, ma esprime un limite alla creatività e alla libertà. Come la ricerca americana, questa sì da depennare. Cerco di mettermi nei panni di due sceneggiatori statunitensi che debbano applicarsi a uno script che sia corretto. Quando ti appresti a una storia, pensi, prima di tutto, alla storia. Poi seguono i personaggi, che si adeguano al plot. Ma se tu devi agire capovolgendo il concetto dove finisce l'equilibrio drammaturgico? Dunque i poveri scrittori dovranno confrontarsi continuamente, tabelle alla mano. Stiamo sempre nel quadro americano. "Il 'nero' come lo facciamo, democratico o repubblicano?" "Vediamo come finisce fra Hillary e Trump." "Occorre inserire un ispanico, chi ci mettiamo, un messicano?" "Sì un messicano in questo momento è utile, di moda. Va bene." "Ci vuole un altro della minoranza, un italiano? Un mafioso, o uno stilista." "Mah, gli italiani non sono più minoranza. E poi li abbiamo sfruttati abbastanza." "E gli omosessuali? Dove li mettiamo, che carattere gli diamo?" "Il carattere è quello del personaggio più sensibile e umano." "Ma non è un po' troppo abusato?" "Non possiamo fare altro, se ne fai un tipo negativo veniamo attaccati. Ma c'è di più. Mettiamo l'omosessuale uomo... si fa per dire, o donna? O tutti e due." "Ci ragioniamo con calma." "E le donne? Dobbiamo stare attenti, belle ma non troppo, le altre si offendono. Brutte... è pericoloso al botteghino. Dominanti o sottomesse?" "Le inseriamo rispetto allo sviluppo della storia." "Già, ma la storia non l'abbiamo ancora sviluppata, dobbiamo rispettare prima le proporzioni".
Questo ipotetico dialogo, magari bizzarro, può comunque dare l'idea dell'imbarazzo dell'autore che ha il diritto di essere libero, lo ribadisco, nella sua espressione. Rispetto all'età dell'oro del cinema dei giganti che ho ricordato sopra, questa epoca è già tristemente decadente. Se poi ci si mettono legami e condizionamenti e "proporzioni", allora si prospetta un destino tragico del cinema. Per quanto mi riguarda, nei miei libri e nelle mie sceneggiature, lo confesso, sono stato decisamente "scorretto". L'unica minoranza presente sono le donne. Ma sono molte, sono più degli uomini.