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Zanetti story: l'uomo e il campione

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Javier Zanetti . Interpreta Se stesso nel film di Simone Scafidi, Carlo A. Sigon Zanetti Story.

lunedì 23 febbraio 2015 - Focus

Il 27 febbraio uscirà nelle sale Zanetti Story, un documentario sul giocatore dell'Inter. Il film è firmato da Carlo Sigon e Simone Scafidi. Zanetti vive attraverso i racconti di grandi personaggi dell'ambiente che lo conoscono bene. Mourinho è il più coinvolto e divertito, raccontando: "La vera posizione di Zanetti giocatore non la conosco e credo che neppure lui la conosca." Leo Messi parla in chiave tecnica: "Punta la gamba sinistra, sculetta, gira su se stesso e non lo fermi. Potrebbe fare quel giochino anche a cinquant'anni." Intervengono inoltre Massimo Moratti, Michele Serra, Gad Lerner, Baggio e Cordoba. I numeri che Zanetti ha collezionato sono da primato assoluto. I più importanti: è il giocatore con più presenze (858) e più vincente nella storia dell'Inter, con 16 trofei comprensivi di coppe Italia, scudetti, "Uefa", "Champions", Coppa intercontinentale. Javier Zanetti non ha mai vinto un pallone d'oro -non ha neppure concorso-, non ha deciso finali mondiali di nazionali o di club. Non aveva il sortilegio nei piedi come gli eroi celebrati del pallone, quasi tutti attaccanti, nelle varie epoche, da Pelè a Kruijff, Maradona, Platini, fino su ai due Ronaldo e a Messi. E (non) molti altri. È stato un giocatore straordinariamente normale, dove "normale" sorpassa il concetto di genio. È venuto a Milano nel 1995 e ... non si è più mosso. E questo è, in questa epoca, un segnale poco normale, quello delle bandiere che non esistono più: esiste quella di Zanetti. Altro segnale particolare: sono stati pubblicati due libri su di lui, Capitano e gentiluomo (Rizzoli) e I giorni di Zanetti (Skira). Ma il dato che vorrei rilevare, quello prevalente, è che Zanetti è un campione per la nazione. Adottato da tutti. Ed è una cosa eccezionale, per un calciatore. Ci sono stati campioni che facevano parte del sentimento e dell'incanto di tutti, grandi identificatori, come succede per i divi del cinema, insomma per gli eroi: fanno quello che tu non sai fare e allora tu diventi tifoso, ti identifichi appunto. Non perdi una loro mossa, li vedi sul piccolo schermo e ti batte il cuore: alludo a un Alberto Tomba, a un Valentino Rossi, a Pantani, a Nibali maglia gialla. Una misura di questo transfert la può dare proprio lo schermo, soprattutto quello piccolo. Le vite raccontate sono quelle di Coppi e Bartali, di Enzo Ferrari, di Carnera e Mitri, di Girardengo -anche se improntata sulla sua amicizia col bandito Pollastri- di Pietri, quello che divenne leggenda perché... perse le olimpiadi di Londra del 1908. Nessuno di loro è un calciatore. Eppure abbiamo avuto un eroe come Meazza, perfetto per una fiction.

Nodo
Il nodo sta nel sentimento del calcio, che è un sentimento di campanile. L'equazione è questa: ci sono, nell'era recente, e contemporanea, calciatori amati da tutta la nazione: Riva, Baggio, Totti, atleti, e uomini "trasversali", buoni per tutte le culture e tutti i dialetti. Il dato è questo: non appartengono all'asse Milano-Torino: Baggio ha giocato dovunque ma rimane... un fiorentino. Grandi campioni e personaggi, come Rivera, il più grande calciatore italiano dal dopoguerra, uomo intelligente al di là del campo, o un Maldini o un Del Piero, non sono diventati eroi del popolo italiano proprio perché penalizzati da quel peccato originale. Milano e Torino con le loro squadre si sono accaparrate grande, anzi grandissima parte degli scudetti. Alle altre hanno concesso pochissimo, roba casuale. Si sa, le grandi squadre del nord vengono viste dal resto del Paese come simboli sgraditi: il potere del denaro, il privilegio, la sudditanza, la prepotenza, i grandi trucchi. E così i loro figli campioni rimangono modelli del nord, non vengono adottati altrove. Per questa ragione Javier Zanetti, purissimo interista "milanese" è qualcosa di eccezionale: ha spaccato il pregiudizio. Al di là del pallone la sua è soprattutto una storia di impegno e umanità. Zanetti è da anni impegnato in varie fondazioni a favore dei bambini disagiati e delle loro famiglie. È molto religioso ed è apprezzato da due papi, Ratzinger, che ha incontrato anche a San Siro, e Bergoglio, argentino come lui. Sempre in chiave di eccezionalità vale, per Javier, il concetto di "differenza di qualità": quella fra lui e il mondo del calcio, dentro e soprattutto fuori dal campo. Basta leggere i quotidiani e sentire i servizi televisivi. Se lo è meritato il film, l'argentino di Milano.

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