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Ricombatto da capo

Edge of Tomorrow sull'orlo del tempo.
di Roy Menarini

Tom Cruise (Thomas Cruise Mapother IV) (61 anni) 3 luglio 1962, Syracuse (New York - USA) - Cancro. Interpreta Bill Cage nel film di Doug Liman Edge of Tomorrow - Senza domani.

domenica 1 giugno 2014 - Approfondimenti

Esistono ormai chiaramente, nel cinema americano, due fantascienze. La prima è quella dei blockbuster, come i recenti (e particolarmente riusciti) Godzilla e X-Men: Giorni di un futuro passato, dove al massimo dello sforzo economico corrisponde la promessa di sperimentare le più aggiornate tecnologie informatiche. La seconda - che con passione cinefila si vorrebbe ancora chiamare "b-movie" - è quella di film non certo squattrinati, ma comunque meno costosi dei blockbuster, spinti a ovviare con le idee ai limiti produttivi. Proprio in questa nidiata di film, sceneggiatori inventivi e registi non solo esecutivi trovano spazio per lavorare con più fantasia e tendono le corde narrative più di quanto si può sospettare.

Edge of Tomorrow fa parte di questa seconda categoria. Curiosamente, molte di queste opere - al momento di sfidare gli spettatori attraverso congegni narrativi più complessi - sembrano segnate dalla reversibilità del tempo e del suo scorrimento. Pensiamo a Looper, con i continui rimodellamenti a cui il presente ci costringe nel costruire il nostro futuro, e i conseguenti problemi di libero arbitrio. Pensiamo a Source Code di Duncan Jones, a I guardiani del destino di George Nolfi o a In Time di Andrew Niccol: la messa in scena dei futuri possibili è alle fondamenta di tutti questi titoli.

Edge of Tomorrow estremizza lo spunto di partenza di Ricomincio da capo: se si rivive continuamente la medesima giornata, come fare per cambiarne gli avvenimenti? Nel film di Harold Ramis, si trattava di un giorno qualsiasi. Nel film di Doug Liman, è il giorno in cui il mondo finisce dopo una feroce battaglia contro gli alieni. Due estremi opposti. Eppure, a Liman - e soprattutto allo sceneggiatore Christopher McQuarrie, grande cervello della scrittura hollywoodiana (I soliti sospetti) oltre che fedelissimo di Tom Cruise - si deve il merito di esplorare l'assunto in tutte le sue potenzialità. Il protagonista, pavido e pronto alla diserzione, impara di ripetizione in ripetizione a combattere e trovare soluzioni per non finire travolto dal nemico. Ogni giorno muore e ogni giorno può ricominciare da capo per accumulare esperienza e sperare di vincere le sue battaglie. Condito da una buona dose di ironia (in grado di stemperare le ovvie inverosimiglianze del meccanismo), Edge of Tomorrow conferma l'ossessione americana per le seconde possibilità.

In fondo, l'intero sistema dei generi, western al noir, dal melodramma alla commedia, mette in scena personaggi che - inseguendo un amore, una salvezza, una redenzione, una meta agognata - finiscono col trovare la felicità anche se hanno sprecato la prima occasione. Edge of Tomorrow inserisce il concetto nella storia stessa, lo rende esplicito, lo prende alla lettera. L'eterno ritorno è poi anche una metafora della creazione romanzesca. E tutto sommato anche del cinema contemporaneo americano, dove il modello dei continui sequel, remake, e reboot assomiglia molto al Tom Cruise costretto tutte le mattine a risvegliarsi preso a calci da un soldato.

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