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La Metro Goldwyn Mayer compie novant'anni

In America la ricorrenza è un grande evento.
di Pino Farinotti

In foto Vivien Leigh e Clark Gable in una scena del film Via col vento.
Clark Gable (William Clark Gable) 1 febbraio 1901, Cadiz (Ohio - USA) - 16 Novembre 1960, Los Angeles (California - USA). Interpreta Rhett Butler nel film di Victor Fleming, George Cukor, Sam Wood Via col vento.

domenica 16 marzo 2014 - Focus

In America la ricorrenza dei novant'anni della major del leone è un grande evento. A Hollywood non hanno neppure aspettato il secolo per questa sorta di giubileo. Forse i proprietari contano su un rilancio del marchio. Per tutto il 2014 lo studio celebrerà se stesso, con una comunicazione che intreccia passato e futuro, dove a prevalere è il passato naturalmente, perché la MGM, il dato è oggettivo, è stato la compagnia più grande di tutte. Credo che chi va al cinema, non necessariamente con grande competenza, semplicemente con normale passione per le storie, se richiama un segnale, ebbene gli arriva quello del leone ruggente, che ha anche un nome: Leo the leon. Laggiù stanno preparando un volume onnicomprensivo che non potrà che essere di suggestione assoluta, e stanno lavorando a riedizioni e restauri ti titoli che saranno proposti in blu-ray. Eccone alcuni: Rocky, Rain man, Fargo, La calda notte dell'ispettore Tibbs, Black Stallion, Piume di struzzo. Per raccontare quello studio nato nel 1914 dalla fusione fra la Metro Pictures Corporation e la Goldwyn Pictures Corporation, voluta da Marcus Loew, non basterebbe una Treccani, dunque occorrono delle sintesi, dei modelli prevalenti, che hanno fatto spettacolo e cultura, e dettato esempi.
Si può decifrare il logo della Metro Goldwyn Mayer: modello perfetto della formula del cinema e della sua imperfezione: un leone ruggente contornato da un nastro di pellicola che reca parole latine "ars gratia artis", arte per amore dell'arte, una sproporzione di estetica, di cultura, ma anche una promessa di spettacolo che potrà essere di qualità.

Regina
Come detto, la Metro era la regina. La frase era "più stelle che in cielo". Là si produceva tutto, c'era opulenza e anche cultura. Un progetto veniva realizzato al meglio, senza badare a spese, anzi, eccedendo. Se servivano dodici cigni con una certa curva nobile del collo, che passassero in tre secondi, in campo lungo, in un laghetto sullo sfondo, se quei cigni venivano allevati in Belgio, ebbene li si faceva arrivare dal Belgio, e se ne ordinavano venti, perché qualcuno poteva morire durante il viaggio. Lì a due passi, magari a Los Angeles qualcuno certamente allevava cigni, ma dal collo meno nobile, imperfetto per la scena. Come dice Sinatra in Questo è spettacolo, alla Metro sapevano fare tutto, ma i musical di quella Casa erano insuperabili, autentiche opere d'arte americana. Gli eroi della Metro si chiamavano Gene Kelly, Clark Gable, Greta Garbo, I fratelli Marx, Elizabeth Taylor dell'inizio, Presley negli anni sessanta. E cento altri, anzi, tutti gli altri. La Metro, con Quo vadis?, inventò il genere "Roma antica", che ripropose alla fine degli anni cinquanta, col film di tutti i record, Ben Hur. Insuperati anche certi classici in costume come Ivanhoe, Scaramouche, I cavalieri della tavola rotonda. Alla Metro era imponente e prevalente la colonia inglese, vezzeggiata e rispettata. I nomi erano Greer Garson (Signora Miniver) che nella annuale foto di gruppo sedeva alla destra del tycoon Louis B. Mayer, a poi Deborah Kerr, Laurence Olivier, Cary Grant, Leslie Howard, Stewart Granger e la stessa adolescente Liz.

Ho scritto che tutta la grandezza è scontata, i numeri sono da record, oltre quattromila titoli, oltre duecento premi Oscar. Ho detto "modelli prevalenti", titoli e figure che hanno portato qualcosa in più come estetica, evasione, cultura e naturalmente incanto. E che hanno dettato moda e comportamento. Per esempio Via col vento, il film dei film, il più amato da quando esiste il cinema. Sinatra evoca "La canzone di Broadway", il primo film "tutto parlato e tutto cantato". La risposta Metro al "Cantante di Jazz" della Warner, un "muto" con canzoni. Un esempio, travolgente, di letteratura popolare, Edgar Rice Burroughs, lo scrittore che inventò Tarzan, che la Metro affidò a Johnny Weissmuller, nuotatore olimpionico, definito allora l'uomo più bello del mondo. E poi letteratura nobile: Gustave Flaubert, con la sua Madame Bovary, tradotto in cinema da Vincente Minnelli regista e da Jennifer Jones attrice.
Un altro dato "letterario", infelice: Scott Fitzgerald, assunto dalla Metro, applicato ad alcune sceneggiature senza risultato. Il più grande scrittore americano del novecento era... troppo bravo per il cinema, ne fu distrutto. Un risvolto, ribadisco, infelice: ma il cinema è questo. La Casa pensò anche di porsi in concorrenza, certo parziale, con Walt Disney, e inventò Tom e Jerry, amici di tutti noi. Citazioni, modelli, gocce nel mare. Di un mare davvero magnum.

Dagli anni Sessanta si innescò una crisi economica che attraversò molti scambi di proprietà che si riverberò sulla produzione. La Mgm fa oggi parte di un consorzio di imprenditori che considerano il cinema un'attività non primaria. Tuttavia grande marchio e grande memoria resistono. E la magnifica tradizione "impone", nelle ricorrenze almeno decennali, un ricordo e un'evocazione di immagine. Ancora ai nostri giorni, quando siamo al cinema o davanti al piccolo schermo e appare il leone, sappiamo con certezza che seguirà qualcosa di buono.

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