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ONDA&FUORIONDA

Grillo e la comunicazione: niente di nuovo nell'urlo.
di Pino Farinotti


domenica 10 marzo 2013 - Focus

Mi ero già interessato di Grillo quattro anni fa. Sempre in chiave di comunicazione, mai politica: è un'indicazione che non mi appartiene, non voglio che mi appartenga, e comunque un'indicazione che, in queste settimane, non riesco a dare nemmeno a me stesso. Vale la pena riprodurre stralci del mio intervento di allora, perché ...qualcosa avevo previsto.
"Ed ecco Grillo. Volendo parlare di lui è corretto estendere il concetto "attore" al concetto "artista", anche se al lemma Grillo, su alcuni dizionari, corrisponde la definizione "attore italiano". Il "genovese" infatti ha interpretato dei film, diretto anche da gente interessante, numeri uno, come Comencini (Cercasi Gesù) e Dino Risi (Scemo di guerra). Certo, sono passati più di vent'anni. Da anni, partendo da lontano, in modo periferico, direi concentrico - con cerchi sempre più stretti - Grillo attacca la politica. Ci si allontana mentre ci si avvicina sempre più. L'uomo è ambizioso e certamente ritiene di possedere l'intelligenza e la capacità per fare il grande salto, che è davvero triplo: passare dalle parole all'azione, dalla dialettica al potere, dal potere al potere assoluto. Insomma ritiene di poter governare il popolo. Certo, non è semplice.
.... Beppe Grillo vive di estremi, di iperboli, di paradossi e di grottesco. In dialettica è imbattibile e nessun politico lo affronterebbe mai. Ne sarebbe travolto, perché non riuscirebbe, il politico, a portare l'attore sul proprio terreno. E l'attore avrebbe gioco facile, per attitudine ed esercizio, a ficcarsi nei punti deboli dell'altro. Certo, questa non è politica, dove il linguaggio è diverso e quasi tutto ciò che è sostanza è ambiguo e sotterraneo.
... Ma supponiamo che per una serie di favorevolissime, quasi miracolose traiettorie, Grillo possa essere eletto capo del partito e che per altre ancora più miracolose casualità possa diventare Presidente del Consiglio. Che farebbe Grillo di fronte a una crisi internazionale, economica, o bellica. Come affronterebbe una "finanziaria"? Col paradosso, con lo "strillo"? Insultando qua e là nei banchi del Parlamento? Eppure lo stile dovrebbe essere quello, così come il look, perchè per essere credibile il nuovo Presidente non dovrebbe tradire se stesso, dunque dovrebbe vestirsi con quei maglioni, correre e muoversi in frenesia, urlare dosando i tempi che richiamano l'applauso. Il Presidente del consiglio Grillo dovrebbe essere fedele a se stesso fino in fondo. Non potrebbe omologarsi a quelli che ha sconfitto, essere simile a loro. Camminando vicino a un Presidente straniero davanti a un picchetto d'onore ci si potrebbe aspettare che sistemi il fucile o l'elmo dell'alta uniforme o la schiena troppo diritta del militare, per ridurre la gestualità a mosse meno rigide e ufficiali. Oppure, in virtù della grande sensibilità verso lo spreco, durante una cena ufficiale potrebbe rilevare il prezzo eccessivo di un certo vino e farlo riportare indietro. Che politica sarebbe questa, e quali sarebbero i risultati? Dunque l'assunto finale sarebbe che la politica non si addice agli attori. Tuttavia, per provocazione, per affinità e vicinanza (parlo di artista, non di idee o di politica, non è questa la sede), starei certo più dalla parte dell'attore che del politico. E, ribadisco, visto che in questa sede di cinema e spettacolo trattasi, e non di politica, dico: Beppe Grillo Presidente del Consiglio? Ma perché non provare."

Oggi
Era il dicembre del 2009.
Veniamo all'oggi. Nel contesto di un corso che sto tenendo, per una multinazionale dell'informatica, sulla comunicazione attraverso i modelli del cinema, sono emerse momenti interessanti e suggestivi. Faccio un esempio: la retorica di Marlon Brando che fa Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare è uno dei momenti più alti e violenti nella manipolazione della masse. Citato nei testi di giurisprudenza come modello perfetto. Brando usa gli argomenti di Bruto, uno degli assassini di Cesare, per rivoltarglieli contro e capovolgere il sentimento del popolo. Con un'efficacia irresistibile. Irresistibile per molte ragioni, due delle quali decisive: gli argomenti e la loro sostanza, l'appeal e il carisma del modello. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a soggetti -nomi non ne faccio- che avevano argomenti potenti, magari "irresistibili" ma portati senza fascino ed efficacia. E ad altri che raccontavano solo sogni e suggestioni, ma sapevano come raccontarli. Questi ultimi, mediaticamente, hanno prevalso nettamente. Sappiamo. Poi c'è Grillo. L'attore/politico ha stravolto tutto, anche se non ha inventato niente. Nel film Quinto potere l'anchorman Howard Beale è seduto nella sua postazione. E' l'ora del telegiornale di maggiore ascolto, sessanta milioni di telespettatori. Comincia a parlare. E' ispirato, euforico, quasi invasato. "Non serve che dica che le cose vanno male, lo sappiamo tutti che vanno male, abbiamo una crisi, molti non hanno un lavoro, e chi ce l'ha vive con la paura di perderlo, le banche stanno fallendo, i negozianti temono di dover chiudere, i teppisti scorazzano per le strade. E non c'è nessuno che sappia cosa fare. E non se ne vede la fine... E' la follia. Diciamo, almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti, lasciatemi la mia tivù, la mia vecchia bicicletta, e io non dirò niente, ma lasciatemi tranquillo...
Be' io non vi lascerò tranquilli, io voglio che voi vi incazziate, voglio che vi alziate, andiate alla finestra e l'apriate, vi affacciate ed urliate "sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più." Sono concetti che un po' impressionano, perché ... siamo noi adesso. Howard si alza, agita le braccia, continua a ripetere la sua formula. Si muove nello studio. La camera lo segue Regista, assistenti, direttore assistono con gli occhi sbarrati. Intuiscono che sta succedendo qualcosa di importante. Una produttrice urla "abbiamo fatto centro!" Nel frattempo nei palazzi, nelle città, le finestre cominciano ad aprirsi, la gente ad affacciarsi. Una ragazza grida "sono incazzata nera...". Poi è la volta di un ragazzo da un'altra finestra. Poi altre finestre si aprono, molti si affacciano e urlano. Poi quasi tutte le finestre sono aperte. A urlare è l'America.
Naturalmente non manca chi è in controtendenza, non si fa incantare, teme una deriva di ebbrezza che alla fine non porterà a niente di buono. Peter Finch che dà corpo e volto all'anchorman è straordinario. Per quella performance vinse l'Oscar. La sua azione, la voce, il gesto, e naturalmente i contenuti formano una chimica strepitosa, come detto sopra. La comunicazione-retorica-invettiva-urlo avanzano di molto rispetto al convenzionale. Howard legittima la parolaccia. Il senso, il target di "sono incazzato nero" equivale al "vaffa" di Grillo. Invito i lettori a riscoprire quel film. Finch "è" esattamente Grillo, nella voce, azione eccetera detti sopra. Lo è negli occhi aggressivi, magari spiritati.
Basta digitare su internet i due personaggi. Un altro dato, davvero singolare, che fa pensare, è il tempo: Il film è del 1977. Lo si deve al regista Sidney Lumet, soprattutto allo sceneggiatore Paddy Chayefsky che 36 anni fa metteva in bocca a uno speaker televisivo urlante argomenti che sono, esattamente, dei nostri giorni. Com'è dei nostri giorni lo stile. E lo scontento popolare, anzi "populista, come dicono tutti. Davvero non c'è mai niente di nuovo. Il comico Beppe quel film lo ha visto.

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