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Doris Day canta ancora

Il ritorno impossibile. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Doris Day (Doris Mary Ann Von Kappelhoff) 3 aprile 1922, Cincinnati (Ohio - USA) - 13 Maggio 2019, Carmel Valley Village (California - USA).

martedì 23 agosto 2011 - Focus

Quando, scorrendo le testate, la mia attenzione è caduta su un primo piano di Doris Day, su una cover, all'istante ho temuto il peggio. La Day ha 87 anni. Perché i media le dovrebbero dedicare uno spazio? Ma il peggio non c'era. Non era una fine ma sì, un inizio. La notizia è che Doris Day ha inciso un album dal titolo "My Heart" che uscirà in settembre. L'ultimo suo impegno pubblico risale a 17 anni fa. Il fatto nuovo è che la grande attrice-cantante non riproporrà, magari con orchestrazioni diverse i suoi successi tradizionali, ma brani diversi. Il repertorio sarà quello dei Lovin' Spoonful e dei Beach Boys, gruppi nati nei primi anni Sessanta. Se il tempo è quello subito successivo al momento magico di Doris Day, cioè gli anni Cinquanta, molto diversa è la qualità della musica. È la prima volta che la diva affronta il rock. Ed è certo che, nonostante età e cultura, la Day sarà all'altezza. Comunque trattasi di evento. L'album conterrà anche il brano "Life Is Just A Bowl Of Cherries" del figlio Terry Melcher morto di cancro nel 2004. Il figlio è forse la ragione primaria della nuova fatica di Doris Day.

Web
Il popolo dello spettacolo e del cinema, soprattutto quello del web, forse non ha la percezione di chi sia, di chi fosse, Doris Day, magari ha orecchiato il nome, o l'ha vista di passaggio in un film di qualche emittente, subito cambiando canale. Allora dirò, in sintesi e in efficacia, compressa la dimensione temporale, con un quanto di enfasi che comunque non muta la realtà, che Doris Day, nei suoi anni belli valeva Madonna, Scarlett Johansson e Lady Gaga, messe insieme.

Faceva parte della tradizione alta di Hollywood, i talenti che uscivano da scuole molto dure, e così sapevi muoverti, recitare, cantare e ballare. Ma per lei non era un marchio di fabbrica, lei era nata per quello, e poi si era affinata nel sistema. Puoi frequentare tutte le scuole che vuoi ma non basta per diventare "la più bella voce del mondo", com'era successo a lei. Era nata bene, sotto un presagio che poi era un sortilegio: il 3 aprile del 1924, mentre a Cincinnati nasceva Doris, a Omaha nasceva Marlon.
Sappiamo. Non era solo un'attrice che, se necessario, sapeva "anche" cantare e "anche" ballare, era un magnifico talento all'altezza dei maggiori specialisti del canto e del ballo. Fu per questo che lo spettacolo la ricorda soprattutto come uno strepitoso oggetto di evasione. Significa che per la parti importanti, per l'arte alta del cinema, Doris era quasi uno spreco.
Era il destino dei talenti. Una condizione comune a dive come Rita e Marilyn. Anche loro ballavano e cantavano e incantavano. Perché dunque impegnarle in roba di qualità e noiosa.
Per questa ragione nessuna di queste attrici superdotate ebbe mai un grande riconoscimento, mai un Oscar. Nessuna delle tre. Se non fosse stato per quel limite paradossale, il talento assoluto, appunto, Doris Day avrebbe certamente vinto almeno una statuetta. Dovette accontentarsi di un'unica nomination, nel 1959, per Il letto racconta. Niente di memorabile, si trattava di un piccolo riconoscimento riparatore.
Ma se devi misurare l'incanto popolare, ciò che Doris Day ha trasmesso la misura è altissima, la più alta.

Fidanzata
Nei film era esuberante, allegra, attiva, spiritosa, soprattutto fedele. Un'altra definizione era "la fidanzata d'America". E se si sposava non tradiva mai il marito, se si fidanzava per la seduzione occorreva aspettare il matrimonio. Cary Grant e Rock Hudson i suoi partner più assidui, impazzivano prima di riuscire a venirne a capo. Erano equivoci, trucchi, tentativi, il tutto quasi sempre correlato da visoni e diamanti che venivano rispediti al mittente come tentativi volgari di comprare delle concessioni. Negli anni Cinquanta quel modello poteva persino essere appropriato, ma eravamo proprio al limite. Quello era il clichè prevalente, ma Doris era troppo brava per fermarsi lì. Così seppe essere credibile in tutti i ruoli, anzi perfetta. È certo intensa nel ruolo della madre del bambino rapito in L'uomo che sapeva troppo. Ma neppure Hitchcock poté prescindere dalla sua voce, e certo lo fece al meglio, se è vero che la canzone "Whatever Will Be (Que serà serà)" divenne parte integrante del film e uno dei maggiori successi della musica leggera di ogni tempo. Per la leggenda basterebbe quella sola canzone, ma sono oltre seicento i titoli che la Day inciso e alcune decine fanno parte della memoria e dell'incanto popolare. Ricordiamo altri due classici, "Sentimental Journey", il suo primo grande successo, del '45, e poi un altro "immortale", "Tea For Two", (Tè per due). Nel grande palazzo del cinema, credo sia emerso da questo racconto, Doris Day occupa uno degli alloggi più preziosi, un attico.

E comunque, sono sempre gli anni Cinquanta che tornano. A Venezia arriverà James Franco che attraverso due film evocherà due eroi di quel decennio, Nicholas Ray e Sal Mineo. L'ennesima indicazione che quei Cinquanta, sono proprio "imprescindibili".

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