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Bongiorno non c'è più, e adesso?

Il padre delle televisione italiana è morto.
di Pino Farinotti

Mike Bongiorno: il padre della tv italiana
Mike Bongiorno (Michael Nicholas Salvatore Bongiorno) 26 maggio 1924, New York City (New York - USA) - 8 Settembre 2009, Montecarlo (Principato di Monaco).

mercoledì 9 settembre 2009 - Focus

Mike Bongiorno: il padre della tv italiana
Parlare di Mike Bongiorno è talmente semplice da essere... quasi impossibile. È una sindrome, si chiama agorafobia. Hai davanti a te uno spazio troppo vasto, dunque il modo migliore è quello di isolare qualche particolare, e sempre si tratterà di un particolare rilevante, esclusivo. Quest'ultimo aggettivo è davvero appropriato. In chiave di medium televisivo Bongiorno non faceva parte di una categoria, o di una fascia. C'era lui, l'unicum, e poi dietro tutti gli altri, proprio tutti, dai suoi omologhi quasi coetanei, un Corrado, un Tortora o un Baudo, ai conduttori di adesso. Tutti dietro di lui, appunto, e a grande distanza.
Conosco la televisione e la sua storia. So del professor Cutolo, il malcapitato che precedeva "Lascia o raddoppia", con tutto il popolo italiano a gruppi nelle case o nei bar, a guardare l'orologio in attesa e a fremere che si togliesse di mezzo per dare spazio a Mike. Le sale di prima visione alle 21 interrompevano la programmazione e trasmettevano sul grande schermo "Lascia o raddoppia". I grandi quotidiani nazionali riportavano integralmente il programma. Bolognani, Degoli, Marriannini, Longari, erano personaggi dei quiz sulla bocca del Paese. Si era partiti dal 1955. Nei decenni Mike è sempre stato lui, uguale a se stesso, ma capace di invenzioni ed evoluzioni decisive, storiche, e non soltanto in chiave di audience, ma di mercato. Chi non ricorda l'Oreal? Che deve a Bongiorno il fatto stesso di esistere, e altri prodotti, a decine. Mike era il prodotto, ma non un testimone monocorde e stucchevole, non era un uomo sandwich, continuava ad essere Mike&prodotto. Compravi il profumo e ti portavi a casa anche Mike. Inconsciamente il suo gesto, il suo linguaggio, la sua voce era perfetti per la gente, erano la gente: tutto scontato, già visto e sentito, e tutto semplice e facile, e comprensibile, insomma irresistibile. E così tutti guardavano il programma di Mike e compravano il prodotto che ti indicava. Ed è stato così per decenni. È stato così fino ad ora: anche in questi giorni Mike ci sta vendendo Infostrada.
C'è la famosa leggenda di Mike ignorante. E non è una leggenda. Se fosse stato colto sarebbe stato un altro, e certamente di minor successo. Persino Umberto Eco si dedicò a lui scrivendo addirittura un saggio, "Fenomenologia di Mike Bongiorno". L'accademico faceva una tac impietosa dell'ignoranza del presentatore. Quando glielo dissero Mike domandò "Eco? E chi è?" Non conoscendo Eco ecco che non esisteva l'autore del saggio, non esisteva il saggio e neppure l'ignoranza di Mike. C'era semplicemente lui, che era così, conosciuto e amato più di Eco, amato da tutti. Anche la gestione dell'ignoranza è stata virtuosa, Mike ne ha fatto un'arma, ma di rimessa, a difesa, a divertire, non a offendere, prerogativa invece di un altro grande incolto, tuttavia ignaro del proprio limite, Celentano.
Bongiorno non ha mai preteso di insegnarci il paradiso, o l'illuminismo, o la politica.

Mike: fra cinema, pubblicità e quiz
Nel '56, nel momento eroico della sua popolarità Luigi Zampa lo volle per un film, Ragazze d'oggi. Mike è il fidanzato di Marisa Allasio, fa l'interprete all'aeroporto, è di idee moderne, aperte, dibatte col futuro suocero Paolo Stoppa, padre vedovo di tre figlie. I due fidanzati prendono una decisione importante, coraggiosa allora, vanno in un motel. Ma al dunque rinunciano, aspetteranno di essere sposati. L'Italia era questa, e Mike era l'Italia. E chissà quante mamme, visto quel film, avranno detto alle figlie "ecco, impara da Mike Buongiorno". Quando nei primo anni ottanta Berlusconi fondò Canale 5, delegò a Mike Buongiorno gran parte del progetto, e Mike portò, oltre all'audience anche gli sponsor. Fu un'operazione vincente. Mike, già allora, non era più giovane, eppure il suo appeal, il suo essere-la-tivù, sorpassarono certi codici legati al gusto e all'età dell'utenza. Era trasversale rispetto alla famiglia. Lo vedevano le due generazioni più grandi e, di riflesso, magari senza entusiasmo ma con curiosità, la terza generazione, i nipoti. È stata questa la sua magnifica anomalia, l'essere il Bongiorno di tutti per tutto quel tempo. Poi i programmi dei quiz hanno assunto altri format, altra aggressività. A condurre c'erano gli Scotti e i Conti. Ma il quiz era sempre Mike, quello sopra le categorie, l'unicum del piccolo schermo e della nazione, indispensabile e non rintracciabile, tanto che la grande telefonia, per andare sul sicuro, vicino a un testimonial superaccreditato della fascia giusta, Fiorello, ha dovuto porre l'eroe che aveva coperto tutto il tempo della televisione. E adesso?

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