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La terza madre: horror d'Argento

Dario e Asia Argento presentano il film che chiude la trilogia delle Tre Madri.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

mercoledì 24 ottobre 2007 - News

Il film
In seguito alla scoperta accidentale e al dissotterramento di un'antica urna contenente una tunica antica e alcuni effetti appartenenti a Mater Lacrimarum, la Terza Madre si risveglia dal suo sonno secolare e il Male torna ad oscurare la città. Sarah Mandy, una giovane apprendista restauratrice, compagna del curatore del Museo di Arte Antica di Roma, viene coinvolta suo malgrado nelle vicende di terrore e morte provocate dall'unica strega sopravvissuta delle Tre Madri. Mater Lacrimarum la cerca e Sarah non può sfuggirle. Ma la ragazza non sa ancora che è figlia di una potente strega bianca uccisa da Mater Suspiriorum. Con l'aiuto dello spirito della genitrice, di un importante studioso di esoterismo e di un commissario di polizia deciderà di affrontarla. Dario Argento chiude definitivamente la trilogia delle "tre madri" iniziata trent'anni fa con Suspiria e proseguita idealmente con Inferno. Dopo la sfilata di ieri sul black carpet, Dario e Asia Argento raccontano come La terza madre è venuto alla luce.

La trilogia
Dario Argento: Quando ho fatto il primo film non avrei mai pensato che a distanza di trent'anni ne sarebbe venuta fuori una serata del genere! Sono stato accolto da estimatori giunti da tutta Italia, ma anche dalla Francia e dall'Inghilterra. La sera prima del "black carpet" io e Asia non siamo riusciti a dormire... Dopo aver realizzato Suspiria ho iniziato a pensare a Inferno quasi immediatamente. Invece per questo terzo capitolo mi sono sentito in una sorta di schiavitù. Non ero pronto e ho aspettato che i tempi fossero maturi. Nel frattempo ho fatto altri film, con Michele Soavi, Lamberto Bava... Poi non so come mai ho sentito che era arrivato il momento di raccontare la mia città in mano al caos, alle streghe. Ma non si tratta di un caos politico, è una riflessione, me lo sono inventato. Se anche corrisponde alla realtà è un caos simbolico.

Progressione nell'horror
Dario Argento: Sono cambiato perché è cambiato il cinema. Da Inferno a oggi tutto è cambiato. C'è stata una fortissima irruzione del digitale. Anni fa il digitale costava un occhio della testa e dava scarsi risultati. Invece quando mi sono trovato a lavorare in Canada a Master Of Horror l'ho scoperto e ho visto come in qualche anno era migliorato: gli effetti erano perfetti, si ottenevano in poco tempo e a prezzi contenuti. Anche il mio approccio alla paura è cambiato. Il cinema horror ha avuto tanti cicli, c'è stato il boom del cinema koreano, del cinema giapponese, ma poi si sono tutti fatti prendere la mano dai soldi e hanno iniziato a fare una serie di film tutti uguali. Poi c'è il cinema americano sul sadismo - questa paura superficiale - e c'è stato il boom dei remake… C'è da dire però che anche le persone cambiano. Io, ad esempio, non potevo restare lo stesso bamboccione di qualche anno fa. Sono cresciuto e anche Asia è cresciuta, l'ho ritrovata che aveva fatto la regista!

Padre e figlia sul set
Asia Argento: Questo è senza dubbio il film più forte e terribile che mio padre abbia fatto. Non so se è venuto fuori come effetto di quello che lo circonda, perché non si è mai ispirato alla realtà, ma può essere stato il subconscio a guidarlo. È stato molto bello tornare a lavorare insieme e ammetto che sono stata io a insistere. Sul set ogni tanto si avvicinava e ci bisbigliava qualcosa all'orecchio, magari anche per non dire niente, ma c'è stata molta intimità fra noi. Rispetto a qualche anno fa io e mio padre ci capiamo meglio, ma siamo sempre stati più buoni amici che non padre e figlia. Da quando sono diventata madre a mia volta ho capito cosa volesse dire - quando ero piccola e tornava da lunghi viaggi di lavoro - "avevo nostalgia". Mi piace anche difenderlo. Quando Quentin Tarantino mi ha chiamata per dirmi che stava rubando un'inquadratura a mio padre io gli ho detto: ok, però scrivilo poi nel film. Per questo nei titoli di coda di Death Proof ci sono i ringraziamenti a Dario Argento.

Macchia nera
Dario Argento: Sono d'accordo su quello che diceva Heidegger sulla macchia nera. Quando lessi per la prima volta Edgar Allan Poe capii che lui aveva un rapporto intimo con la sua macchia nera e riusciva a raccontarlo. Io ho una grande macchia nera dentro di me e ho ancora tanta malvagità da raccontare. Tutti ce l'abbiamo ma alcuni sanno guardarla e dialogarci e altri no. Io ci parlo, specialmente quando inizio a scrivere un film e sono solo. Quando finisco di parlarci torno a essere l'uomo di sempre, una persona normalissima e per bene. Ma mentre lavoro faccio pensieri disgustosi, allucinanti, che mi fanno venire i brividi e penso quanto può essere malvagio l'essere umano, proprio come se non fossi io a farli, ma un altro me. Vorrei incontrarlo questo Dario Argento e chiedergli: qual è il significato del suo cinema, perché tutti questi animali, tutte queste scale, queste finestre, queste donne? Mi piacerebbe che un giorno me lo spiegasse.

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