Ossessionato e tranquillo, buono e cattivo, divertente e drammatico: con "The Number 23" Jim Carrey dà i numeri, in ogni senso. A MYmovies racconta perché...
di Claudia Resta
Jim, qual è il tuo rapporto col 23?
Un paio d'anni fa ho cambiato il nome della mia società di produzione in JC23 perché da tempo ero ossessionato da questo numero: la cosa mi è stata trasmessa da un amico canadese, che me ne ha parlato iniziando a farmi notare cose come i numeri delle targhe e così via...
E da qui hai voluto fare il film?
No, la sceneggiatura mi è arrivata quasi per caso... proprio come ogni volta che il 23 si inserisce nella mia vita. L'ho letta d'un fiato e poi con un altro amico siamo andati a pagina 23 e abbiamo provato a cerchiare tutte le ventitreesime parole... come nel film! Però non abbiamo trovato nulla.
Il 23 è tornato a trovarti anche durante il film?
La mia attrezzatura era sul truck 23. La macchina davanti alla mia nella colonna delle riprese aveva la targa che iniziava per 23. Quando sono arrivato in albergo ero nella stanza 1223 e il numero di porta accanto a quello dell'Hotel era il 323... Ovvio che non può essere solo una coincidenza!
Fingerling e Sparrow: chi è meglio?
Sparrow è un uomo comune, che non va in cerca di guai, ma ha aspetti di sé di cui non è consapevole e il 23 li fa tornare in superficie. Fingerling è più estremo, mi è piaciuto molto interpretarlo: è un duro che non va in cerca di guai perché li dà per scontati, un po' come le donne...
Il sax: un nuovo amore?
Mi piacerebbe, ma no: per il film ho preso solo poche lezioni, per capire come tenerlo, ma non ho imparato a suonarlo. Lo facevo, un tempo, ed ero davvero terribile. Mio padre era un buon sassofonista e mi ha sempre consigliato di lasciar perdere!