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La Germania sorvegliata di Henckel von Donnersmarck

Florian Henckel von Donnersmarck, romanziere e regista di nobile lignaggio, firma una straordinaria opera prima ambientata nella Berlino Est della STASI. Conversione da Oscar di una spia che diventa "compagna" degli altri
di Marzia Gandolfi

Battaglia produttiva
Florian Henckel von Donnersmarck Altri nomi: (Florian Henckel-Donnersmarck ) (51 anni) 2 maggio 1973, Colonia (Germania) - Toro. Regista del film Le vite degli altri.

venerdì 6 aprile 2007 - News

Battaglia produttiva
Non c'è esperienza più crudele che essere regista di un'opera prima. Tu hai in testa un film, lo vedi e gli altri no. All'inizio nessuno ci credeva e volevano trasformarlo in una commedia, un compromesso inaccettabile. Volevo il controllo di ogni dettaglio. L'arte per essere interessante deve sempre essere libera e personale. Abbiamo lavorato con un budget limitato pari a un quarto di un normale film tedesco. Neanche i volti noti dei protagonisti Martina Gedeck, Sebastian Koch e Ulrich Mühe hanno piegato le resistenze degli investitori tedeschi. Gli attori, che sono i veri produttori del mio film, hanno lavorato con un cachet ridotto del venti per cento.

Infanzia nella DDR
I miei genitori sono nati ad est di Berlino. Si trasferirono ad ovest prima della costruzione del Muro, ma alcuni dei nostri parenti rimasero dall'altra parte e così ci capitava spesso di attraversare il confine. Ricordo molto bene la paura durante i controlli della polizia, i miei genitori erano nella lista nera perchè considerati traditori della causa comunista. Ci perquisivano sistematicamente. Una volta ci fermarono e presero mia madre. Io e mio fratello aspettammo per due ore in auto il suo ritorno. Quando tornò, tutta tremante, ci raccontò che l'avevano interrogata e spogliata. L'idea che qualcuno avesse potere su nostra madre ci fece una grande impressione. Il mio non è un film di ricordi. Sarebbe triste e noioso per un regista o uno scrittore girare e scrivere soltanto di cose che ha vissuto. È molto più interessante entrare nella vita delle altre persone. Certo l'atmosfera di timore e paura che si respira nel film nasce dai miei ricordi che hanno reso più facile la ricerca. Ho letto, studiato e interrogato molti testimoni del tempo.

Gli ufficiali della STASI
Durante le mie ricerche ho parlato con molti ufficiali della ex polizia segreta. Non ho mai riscontrato in nessuno di loro l'ombra del rimorso. Un ufficiale mi ha detto addirittura che quella era la Guerra Fredda e in guerra vigono altre regole.

Il sorvegliato Ulrich Mühe
Durante le riprese del mio film venni a sapere che la moglie di Ulrich Mühe era stata un'informatrice della Stasi. Ulrich era un attore famoso della Germania dell'Est, nella sua compagnia c'erano altri quattro attori che raccoglievano informazioni su di lui. Per creare il suo personaggio ha utilizzato tutto quello che ha vissuto. Quando gli chiedono come si è preparato, risponde sempre: "Mi sono ricordato". Mi ha mostrato i verbali redatti dalla STASI, lui è stato uno dei primi a ricevere i fascicoli. Ogni tedesco ha il diritto di richiedere il proprio. Purtroppo meno del 10% ha utilizzato questo diritto. La gente non vuole sapere e la reazione più comune è quella di minimizzare.

Memoria e nuovo cinema tedesco
Il cinema tedesco contemporaneo si sta occupando molto della sua memoria. Bisogna ricordarsi che nella cultura tedesca e in quella austriaca è maturata la psicanalisi. Non si può guardare al futuro se non si capisce il proprio passato. Così pure non si può vivere il presente se non si affronta il passato. La Germania ha vissuto dei capitoli neri che devono essere analizzati. Parlarne aiuta a liberarsi. Sono fiero e contento di questo atteggiamento, noi guardiamo il passato e non cerchiamo di nasconderlo.

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