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Liliana Cavani

Liliana Cavani è un'attrice italiana, regista, scrittrice, sceneggiatrice, musicista, è nata il 12 gennaio 1933 a Carpi (Italia).
Nel 2012 ha ricevuto il david speciale al David di Donatello. Liliana Cavani ha oggi 91 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

Che fine ha fatto Lucia? Seno nudo con larghi pantaloni neri e bretelle, guanti lunghi e cappello da ufficiale delle SS, con tanto di mascherina a mezzo volto, che al suono di "Wenn Ich Mir Was Munschen Durfte" della Dietrich si strusciava contro i muri? Non lo sappiamo. Forse è stata assassinata dagli ex ufficiali delle SS o forse è tornata nella mente della sua creatrice, la regista italiana Liliana Cavani. Rea, grazie a questo magnifico personaggio, di aver dato origine non solo alla fama di Charlotte Rampling, ma anche all'abbigliamento mistress nel campo sessuale. Chiome arruffate, volto nervoso, abbigliamento maschile, sorrisi e pellicole: Liliana Cavani ha alimentato un cinema sotterraneo e transgenerazionale che meriterebbe di essere riscoperto proprio perché prepotentemente moderno. Ha creato tormentoni e feticci che ancora oggi ritroviamo nella moda e nel sociale. Ma di più, ancor di più, come un'abile portiera notturna, ha spiattellato i segreti di un albergo chiamato "mondo", smembrando temi come il razzismo, il sadomaso, l'omosessualità, la religione e la violenza.
Nata e cresciuta in una famiglia operaia, si laurea in Lettere Antiche all'Università di Bologna, poi decide di seguire la strada del mondo dello spettacolo, frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove si diploma con due cortometraggi (1961-1962) che affrontano il tema della discriminazione. Sbarcata alla Rai, realizza, per conto di questa, fino al 1965, una serie di documenti tematici incentrati su diversi aspetti della Seconda Guerra Mondiale: La storia del Terzo Reich, Le donne della Resistenza e L'età di Stalin, ma ottenendo il Leone di San Marco al Festival di Venezia per il miglior documentario con Primo Piano - Philippe Pétain processo a Vichy, nel 1965.
L'anno seguente, sempre finanziata dalla Rai, esordisce con il suo primo lungometraggio a soggetto: Francesco d'Assisi, applaudito alla Mostra del Cinema di Venezia e giunto nelle sale solo tre anni dopo, condensato da un precedente sceneggiato tv che aveva diretto. Nonostante la Cavani sia una "cattolica del dissenso", si segnala per un ottimo ritratto sulla figura del patrono d'Italia (qui interpretato da Lou Castel e con la partecipazione, fra l'altro, del futuro regista Marco Bellocchio). Seguirà poi nella sua filmografia un'altra pellicola biografica: Galileo che affronta la storia del fisico e dell'astronomo italiano nel momento in cui viene processato per eresia. Comincia a creare i primi sentori di scandalo dirigendo I cannibali (1970), trasposizione cinematografica della tragedia di Sofocle "Antigone", che si avvale della recitazione di Pierre Clémenti, Britt Ekland, Tomas Milian e Delia Boccardo. E dopo L'ospite (1972), eccola discernere i temi della stregoneria e del buddismo in Milarepa (1974) con Marisa Fabbri e Paolo Bonacelli. Però in testa la Cavani ha un solo progetto: quello di portare alla luce la sceneggiatura di Il portiere di notte. L'idea era già in mente dai tempi in cui dirigeva L'ospite, ma nessun produttore volle mai realizzarlo. Inizialmente, fu appoggiata da Mario Gallo della Italnoleggio, ma il gestore dell'Ente non riuscì a tradurlo in film per via del suo tracollo finanziario. Fu soltanto grazie all'intervento dell'americano Robert Gordon Edwards che fu possibile iniziare la lavorazione e vendere successivamente il film anche negli Stati Uniti. Dirk Bogarde, Charlotte Rampling, Philippe Leroy, Gabriele Ferzetti e Isa Miranda entrarono così nel capolavoro di Liliana Cavani: la complicata storia di un legame indissolubile fra vittima (una donna ebrea) e carnefice (un ex nazista) che chiusi in un albergo, affondano in un abisso di ricordi e perversioni. Nasce il film più scandaloso del cinema italiano, nonché una pietra miliare di questo. Il portiere di notte (1974) diede notorietà internazionale alla sua regista, provocando un'offesa alla morale, non tanto per la crudezza di certe sequenze violente e ossessivamente erotiche, ma perché il film era calato in un contesto storico delicato come quello dei lager.
Dopo Al di là del bene e del male (1977) diventa membro della Giuria del Festival di Berlino nel 1979, mentre, negli anni Ottanta, dirige Marcello Mastroianni e Burt Lancaster nel criticatissimo La pelle (1981). Oltre la porta (1982), Interno berlinese (1985) e Francesco (1989), con Mickey Rourke e Helena Bonham-Carter, terminano la filmografia di questa decade, mentre negli anni Novanta è l'ammirata regista di Dove siete? Io sono qui (1993) con Chiara Caselli e Anna Bonaiuto, storia di un amore fra sordomuti.
Dirige poi numerose opere liriche per il Maggio Musicale Fiorentino e il Ravenna Festival, oltre che per teatri come l'Opéra di Parigi e la Scala di Milano: "La Traviata" (1992), "Cavalleria rusticana" (1996) e "Manon Lescaut". Consigliere di Amministrazione della Rai, torna alla regia nel 2002 ne Il gioco di Ripley, di nuovo con Chiara Caselli, poi sceglie la fiction con De Gasperi - L'uomo della speranza (2005) dirigendo Fabrizio Gifuni e la moglie Sonia Bergamasco nei rispettivi ruoli del celebre statista e di sua moglie.
Nel 2008 dirige la fiction Einstein. Nel 2009 ha fatto parte della giuria della 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; nel 2012 ha ricevuto il David speciale alla carriera.
Nel 2023 viene premiata alla Mostra del Cinema di Venezia con il Leone d'Oro alla carriera e presenta fuori concorso il nuovo film, il corale L'ordine del tempo.
Scandalosa per l'Italia perbenista di quegli anni, la sua filmografia non è un cinema qualunque, ma un cult oggi totalmente underground. Le pose malandrine della Rampling, il suo essere dominatrice e schiava resterà nella storia del cinema per sempre e Liliana, dominatrice e schiava della settima arte, con lei.

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