Anno | 2007 |
Genere | Biografico |
Produzione | Italia |
Regia di | Liliana Cavani |
Attori | Vincenzo Amato, Maya Sansa, Sonia Bergamasco, Piotr Adamczyk, Andréa Ferréol Flavio Parenti. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 19 giugno 2017
Liliana Cavani racconta i momenti salienti del genio della fisica. La serie è stato premiato a Roma Fiction Fest,
CONSIGLIATO SÌ
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Un settantenne esce da un negozio di dischi a Princeton, New Jersey, e incontra la prima moglie, la madre dei suoi due figli. È il 1948 e non si vedono dal '32. Sono Albert Einstein e Mileva Maric. Dopo il turbamento iniziale inizia il viaggio nella memoria. La grande passione di entrambi per la matematica, il trasporto amoroso e la lotta contro la famiglia di lui, contraria; il matrimonio e le difficoltà economiche. Ma poi anche il successo, l'intero universo scientifico ai piedi di Einstein, il divorzio e il nuovo matrimonio con la cugina Elsa.
L'avvento del nazismo costringe lo scienziato, nonostante il Nobel, a salpare verso l'America, dove Elsa si ammala e muore. La guerra è un altro duro colpo: Einstein collabora con il programma atomico americano per fermare i tedeschi ma la distruzione di Hiroshima e Nagasaki lo sconvolgono, spingendolo a muoversi per promuovere in tutti i modi il pacifismo e infilandolo nella lista nera dell'FBI come sovversivo. Ora il vecchio Einstein si illude di poter ricominciare una vita con Mileva, ma non è possibile. La donna ha una sorpresa per lui e Einstein ha un'ultima sorpresa per il mondo.
Dopo Alcide De Gasperi, una storia italiana, Liliana Cavani tesse per la televisione nazionale, e per la distribuzione cinematografica all'estero, il ritratto di un genio, se non "del" genio, com'è passato il ricordo della sua figura nella cultura popolare.
Grandissima direttrice d'attori, la Cavani dipinge alcune "scene da un matrimonio", lasciando che la complicità tra Vincenzo Amato, nei panni dello scienziato, e Maya Sansa, in quelli di Mileva, imprima un'impronta di grande umanità ad una biografia che conta una carriera arcinota e un privato misconosciuto.
Il tempo e la sua "relatività" segnano la regia in ogni aspetto, narrativo e formale. Einstein, padre della fisica moderna, appare contemporaneamente sotto la luce del filosofo antico, che si domanda dell'origine dell'universo e del senso della vita, e del ricercatore solitario, come non ce ne sono più. Perennemente in anticipo sui tempi, rimanda ogni cosa all'ultimo minuto, come nel confronto con il figlio Hans Albert.
Magnifico nei costumi firmati Lina Nerli Taviani, Vincenzo Amato non è un attore truccato da Einstein che cammina con i piedi piatti, ma ha qualcosa del personaggio in sé, una bizzarria sommessa, una linguaccia pronta ad esporsi all'occasione propizia, che benedicono l'incontro tra attore e personaggio. Lento, ponderato, il suo dialogo con la moglie abbatte ogni regola d'eloquio televisivo e rende credibile la naturalezza della conoscenza.
Estremamente raffinato ma estraneo al barocchismo, decisamente austero per i canoni della fiction odierna, l'Einstein di Liliana Cavani racconta piano un personaggio forte, riprendendolo spesso dal basso, senza la presunzione di mettersi al suo livello, ma animato dal desiderio di illuminarne il profilo intimo, contraddittorio, divertito e doloroso. Fuori dall'ordinario.
Liliana Cavani, non è un mistero, ama le vite. Il suo cinema spesso ne ha incrociate, da San Francesco d'Assisi a Galileo passando per De Gasperi: uomini illustri straordinari, scomodi, tendenzialmente controcorrente. «Ogni tanto viene fuori qualcuno che ci fa fare dei grandi passi avanti. Pensi a Francesco d'Assisi, ad Albert Einstein: dovremmo farci irradiare da loro.