Shutter Island |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Patricia Clarkson.
continua»
Drammatico,
durata 138 min.
- USA 2010.
- Medusa
uscita venerdì 5 marzo 2010.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shutter Island
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Uno Scorsese asettico che calca troppo la manodi Emilio ZampieriFeedback: 1352 | altri commenti e recensioni di Emilio Zampieri |
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martedì 9 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando ho visto il trailer di Shutter Island mi sono detto: “Che c’entra Scorsese con questo film?”. Sembrava, in effetti, un altro The Ring, con tanto di mano che si aggrappa improvvisa da dietro una roccia (anche se qui, almeno, va detto che l’effetto horror si ha solo nel trailer). Scorsese ha sempre avuto la mano “pesante”, fa parte del suo stile. Non si limita a mostrarti qualcuno che viene ucciso: ti fa vedere il sangue che schizza dal cervello; vuole essere sgradevole come può essere sgradevole la realtà. Ma, negli altri film, questa scelta viene, per così dire, bilanciata da un montaggio brioso, da una colonna sonora vivace e moderna, da una struttura narrativa solidissima che avvince; insomma da una freschezza che impedisce alla violenza del film di diventare veramente insostenibile (anche se l’effetto finale rimane comunque di forte impatto). In Shutter Island questo stile bilanciato e peculiare non si vede, anche se era lecito aspettarselo da Scorsese anche qui, sebbene con i dovuti, inevitabili adattamenti. Scorsese, insomma, poteva rimanere “Scorsese” anche in un thriller gotico. E invece copia Kubrick, il Verbinski di The Ring, e pure il Sesto Senso di Shyamalan, con la scontata sorpresa finale. Si limita a calcare la mano, scadendo così nel cattivo gusto. Pare scegliere uno stile sostanzialmente asettico – sebbene qualche tocco personale non manchi – che rende gratuiti e a volte anche scorretti i suoi tipici colpi bassi. Per dirne una: se in Shining, Kubrick, fatta eccezione per una brevissima, quasi subliminale, inquadratura, non mostra mai le due figlie di Grady morte ammazzate (sono presenti, ma come fantasmi), Scorsese non si risparmia con i figli affogati di Rachel Solando. Non era meglio (e più efficace) usare un po’ più di pudore? E dopo molti minuti di tensione, Scorsese non risparmia nemmeno il classicissimo sobbalzo sulla sedia, in una scena disperata ma apparentemente tranquilla, fatta di voci sussurrate e primi piani, interrotta da un inaspettato colpo di pistola – a tutto volume, ovviamente. Alla fine, allo spettatore può rimanere l’impressione di aver messo alla prova i propri nervi – perché a Scorsese non manca di certo la tecnica, e ci mancherebbe! – senza che ne valesse veramente la pena. Shutter Island è un film fin troppo ricco di elementi ed effetti. Sarebbe stato meglio snellire il racconto, usare con più parsimonia e più cura i momenti di forte tensione, e rendere la dimensione onirica meno ingombrante. Inoltre, Di Caprio è sempre bravo, ma forse un attore dal volto meno pulito avrebbe giovato al film. Shutter Island dà l’impressione di voler elevarsi un po’ rispetto al film di genere, ma gli nuoce.
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