marv89
|
sabato 20 marzo 2010
|
thriller psicologico di alta scuola
|
|
|
|
Thriller di altissima scuola sfornato da un grandissimo Scorsese che si conferma uno dei migliori registi viventi. Pellicola mai banale e scontata con la quale il maestro italo-americano cerca di colpire lo spettatore con giochi psicologici e ripetuti colpi di scena, tanto da porre un punto interrogativo sul film stesso, il quale si appresta a diverse interpretazioni. Uno dei migliori film del genere; la sua visione e comprensione a 360 gradi necessitano di un attenzione ai particolari maniacale...geniale la regia che per più di un ora prende in giro lo spettatore che vede il tutto con gli occhi della pazzia, tanto da convincerlo a pensare come il pazzo al punto tale che tutto il film viene messo in discussione.
[+]
Thriller di altissima scuola sfornato da un grandissimo Scorsese che si conferma uno dei migliori registi viventi. Pellicola mai banale e scontata con la quale il maestro italo-americano cerca di colpire lo spettatore con giochi psicologici e ripetuti colpi di scena, tanto da porre un punto interrogativo sul film stesso, il quale si appresta a diverse interpretazioni. Uno dei migliori film del genere; la sua visione e comprensione a 360 gradi necessitano di un attenzione ai particolari maniacale...geniale la regia che per più di un ora prende in giro lo spettatore che vede il tutto con gli occhi della pazzia, tanto da convincerlo a pensare come il pazzo al punto tale che tutto il film viene messo in discussione. Un grandissimo lavoro figlio dell'infatuazione che ha colpito Martin Scorsese nel leggere il romanzo L'isola della paura di Dennis Lehane, che lo ha spinto a mettere il tutto su pellicola. Interpretazioni brillanti da parte di Di Caprio, che invecchiando migliora come il buon vino, Mark Ruffalo eccellente spalla, e di Ben Kingsley il quale interpreta al meglio il ruolo dell'ambiguo dottor John Cawley meritandosi la partecipazione nel prossimo progetto del maestro Scorsese The invention of Hugo Cabret. Fotografia da oscar, Scorsese sceglie per le scene nel manicomio l'ospedale di Medfield, e per quelle sull'isola l'isola di Peddocks. Il regista entra nei meandri del protagonista analizzando perfettamente la sua mente pazza e le cause di tale pazzia. Teddy Daniels usa la follia per negare a se stesso tutti i peccati fatti e traumi subiti dalla vita, inscenando nella sua contorta mente un film nel film che lo vede vittima di tutto e tutti; i direttori del centro psichiatrico considerano Teddy il paziente piu pericoloso e importante dell'intera struttura subordinando la riuscita del loro progetto alla sua guarigione totale...ecco allora che ricreano intorno a lui la scenografia che si era creato e che raccontava da anni al fine di guarirlo totalmente dato che tutte le precedenti cure hanno avuto esito negativo.Geniale il finale che vede il protagonista tornato lucido dopo la cura e quindi consapevole dei reati che cercava di nascondere a se stesso,il quale però finge a questo punto la pazzia costringendo il dottor Cawley a lobotomizzarlo preferendo quindi la morte mentale, una sorta di purificazione dai peccati sotto forma di intervento alla testa. PER CONCLUDERE VI DICO: questa è una di quelle pellicole che bisogna rivedere più volte, un capolavoro del genere e un ottimo film. 5 STELLE IN RAPPORTO A FILM DELLO STESSO GENERE, 4 VOTO GENERALE
[-]
[+] ottimo commento ma...
(di slowine)
[ - ] ottimo commento ma...
[+] d'accordo, ma in parte no
(di tommaso battimiello)
[ - ] d'accordo, ma in parte no
[+] grazie!!! :-)
(di debby go 75)
[ - ] grazie!!! :-)
|
|
[+] lascia un commento a marv89 »
[ - ] lascia un commento a marv89 »
|
|
d'accordo? |
|
joker79
|
sabato 6 marzo 2010
|
ombre cinesi
|
|
|
|
Tratto dal romanzo omonimo di Dennis Lehane da cui altri hanno attinto (pensiamo a Mystic River e Gone Baby Gone). La storia prende il via negli anni 50 in un manicomio criminale confinato su di un'isola, dove una detenuta sembra evasa misteriosamente. Il gioco narrativo si amalgama bene con il concetto odierno di follia, ossia una realtà diversa percepita come vita o come essere. Il ruolo di detective dell'occulto, inteso come "rimosso", è affidato a Di Caprio, qui nelle vesti di Teddy Daniels marshal FBI, alla ricerca di una logica da incastrare alla sequenza di eventi che scorrono incontrollabili.L'acqua è incessante e non abbandona mai la scena nè la mente.Scorsese offre un sottile gioco di luci ed ombre cinesi che passano sulla parete.
[+]
Tratto dal romanzo omonimo di Dennis Lehane da cui altri hanno attinto (pensiamo a Mystic River e Gone Baby Gone). La storia prende il via negli anni 50 in un manicomio criminale confinato su di un'isola, dove una detenuta sembra evasa misteriosamente. Il gioco narrativo si amalgama bene con il concetto odierno di follia, ossia una realtà diversa percepita come vita o come essere. Il ruolo di detective dell'occulto, inteso come "rimosso", è affidato a Di Caprio, qui nelle vesti di Teddy Daniels marshal FBI, alla ricerca di una logica da incastrare alla sequenza di eventi che scorrono incontrollabili.L'acqua è incessante e non abbandona mai la scena nè la mente.Scorsese offre un sottile gioco di luci ed ombre cinesi che passano sulla parete.Lo spettacolo offerto è allucinatorio e onirico al contempo..Traum..autico e sconvolgente.Alle spalle del protagonista troviamo un nugolo di ricordi, che come falene sbattono in continuazione sulla lampada della coscienza per poi perdersi nel buio della negazione.Lo spettatore potrebbe fidarsi dei propri sensi ed afferrare la realtà per come gli viene proposta oppure scrutare alla luce del dubbio,che come un cerino rischiara poco alla volta le proprie azioni.Kingsley e Von Sydow sono appropriati nel loro ruolo (più il secondo che il primo).Scorsese mostra un'altra faccia della violenza:la follia. Riprendendo alcuni precedenti(The Aviator) mette lo spettatore nella condizione di accettare la realtà per quanto brutale ed orrenda possa essere o di rifiutarla e nascondersi per sempre indossando la maschera perbenista e mite, che la società e le regole impongono. Scorsese offre una verità scomoda ed amara eppure unica da accettare.Lungi da riaffrontare le banalità viste in Departed ed in Gangs Of NY propone una storia non proprio originale ma godibile.Colonna sonora martellante, evocativa e Kubrickiana.Suggestionante ed ipnotico come un pendolo, riservato a tutti coloro che non vogliono rivolgere lo sguardo ad un punto fisso.
[-]
[+] shutter island, che spettacolo
(di scorsese_bari)
[ - ] shutter island, che spettacolo
[+] originale
(di spider84)
[ - ] originale
|
|
[+] lascia un commento a joker79 »
[ - ] lascia un commento a joker79 »
|
|
d'accordo? |
|
august robert fogelbergrota
|
giovedì 18 marzo 2010
|
un capolavoro assoluto
|
|
|
|
Martin Scorsese è come il vino piú invecchia piú diventa un regista migliore. Shilten Isld é sicuramente il suo film più inquietante é piú maturo ,dove leopardo Di caprio nei panni del ex agente della CIA Teddy Daniels non che reduce che ha massacrato senza piet?a gli aguzzini nazisti di dacau dá un interpretazione molto intensa. é violento delirante e pericoloso ma molto di quello che dice è vero corrisponde alla realtà. Mark Ruffalo é molto più che una psalla nel ruolo dell'amico Chuck Aule. Bravissimi sono i due dottori l'aggressivo e perbenista Jeremiah Naehring unodei migliori ruoli di max von sydow da sempre e il buono ma anche durissimo John Cawley che é un ruolo come sempre né sopra e neanche sotto le righe di Ben Kingsley .
[+]
Martin Scorsese è come il vino piú invecchia piú diventa un regista migliore. Shilten Isld é sicuramente il suo film più inquietante é piú maturo ,dove leopardo Di caprio nei panni del ex agente della CIA Teddy Daniels non che reduce che ha massacrato senza piet?a gli aguzzini nazisti di dacau dá un interpretazione molto intensa. é violento delirante e pericoloso ma molto di quello che dice è vero corrisponde alla realtà. Mark Ruffalo é molto più che una psalla nel ruolo dell'amico Chuck Aule. Bravissimi sono i due dottori l'aggressivo e perbenista Jeremiah Naehring unodei migliori ruoli di max von sydow da sempre e il buono ma anche durissimo John Cawley che é un ruolo come sempre né sopra e neanche sotto le righe di Ben Kingsley . Bravisisma anche la moglie di danieels che ha il fascino quotidiano di Michelle Williams che dá nel ruolo di Dolores Chnale un'interpretazione veramente sofferta. prr non parlare del vero pazzo furioso arend che ha la grintà ed il carisma Ted Levine . la recitazione sempre molto curata classica fino in fondo ma anche naturalissima passa in secondo piano rispetto alla fotografia di Robert Richardson meravigliosa e al montaggio di Thelma Schoonmaker che é fuso con la scenografia di Dante Ferretti troppo poco attivo nel cinema italiano e dai costumi di Sandy Powell oltre che dalle musiche di robert Robertson che ha presnetatao delle bellissime melodie di Ligreti , con alcune aggiunte di Mahler e del Jazz per identificar e il periodo. Un film classico forse non grintoso come taxi Driver o Gangs of New york ma bellissimo in ogni minimo particolare. Un film che deve solo essere visto dove si ha la sensazione di essere accanto al protagonista. Un film sulle nostre paure e sulle nostre cattive sensazione. Un film da non perdere
Robert Fogelberg Rota
[-]
[+] questa recensione è illeggibile
(di eli_sir)
[ - ] questa recensione è illeggibile
[+] non sono d'accordo
(di grifisx)
[ - ] non sono d'accordo
[+] nooooooo
(di reddevil91)
[ - ] nooooooo
[+] da uscirne pazzi!!
(di pulp05)
[ - ] da uscirne pazzi!!
[+] rifare la scuola primaria....
(di belbon)
[ - ] rifare la scuola primaria....
|
|
[+] lascia un commento a august robert fogelbergrota »
[ - ] lascia un commento a august robert fogelbergrota »
|
|
d'accordo? |
|
carmine antonello villani
|
giovedì 18 marzo 2010
|
la coazione a ripetere di leonardo di caprio
|
|
|
|
La follia umana secondo Martin Scorsese. Tratto dal romanzo di Dennis Lehane, “Shutter Island” è un thriller psicologico dai risvolti inquietanti, un rompicapo che gioca con l’inconscio di menti imprigionate nella coazione a ripetere. Nulla è come sembra in questo penitenziario arroccato su un’isola del Massachusetts, il manicomio giudiziario è sorvegliato da dottori e secondini con fucili in bella mostra. Agenti dell’F.B.I. che indagano sulla misteriosa sparizione di una paziente non sono certo benvenuti, ma le cose si dimostrano più complicate del previsto quando la soluzione è sepolta nei labirinti della memoria. A metà strada tra “L’isola del diavolo” e “American Psyco”, il film porta in scena i fantasmi di un ex soldato tormentato da incubi, ricordi e mal di testa: la liberazione del campo di concentramento a Dachau, la perdita della moglie in un incendio e le immagini di bambini annegati si alternano senza un ordine preciso nei ricorrenti flash back.
[+]
La follia umana secondo Martin Scorsese. Tratto dal romanzo di Dennis Lehane, “Shutter Island” è un thriller psicologico dai risvolti inquietanti, un rompicapo che gioca con l’inconscio di menti imprigionate nella coazione a ripetere. Nulla è come sembra in questo penitenziario arroccato su un’isola del Massachusetts, il manicomio giudiziario è sorvegliato da dottori e secondini con fucili in bella mostra. Agenti dell’F.B.I. che indagano sulla misteriosa sparizione di una paziente non sono certo benvenuti, ma le cose si dimostrano più complicate del previsto quando la soluzione è sepolta nei labirinti della memoria. A metà strada tra “L’isola del diavolo” e “American Psyco”, il film porta in scena i fantasmi di un ex soldato tormentato da incubi, ricordi e mal di testa: la liberazione del campo di concentramento a Dachau, la perdita della moglie in un incendio e le immagini di bambini annegati si alternano senza un ordine preciso nei ricorrenti flash back. Cosa si nasconde a Shutter Island? Cervellotica forse la storia dell’agente federale deciso a scovare la verità per pacificare la propria coscienza, il film svela l’enigma con un colpo di scena che diventa persino condanna del maccartismo. Leonardo Di Caprio e Mark Ruffalo sono i detective incaricati delle indagini, Ben Kingsley è lo psichiatra di questa Alcatraz per matti che fa venire i brividi solo a guardarla. Non tutto il puzzle è convincente ma Scorsese sa fare bene il suo mestiere.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carmine antonello villani »
[ - ] lascia un commento a carmine antonello villani »
|
|
d'accordo? |
|
alespiri
|
mercoledì 24 marzo 2010
|
scorsese ci trascina nel labirinto della follia
|
|
|
|
Entrare a Shutter Island con i due agenti federali protagonisti nel film è come addormentarsi e risvegliarsi in un incubo ad occhi aperti. La capacità registica di Scorsese nel condurci con loro per ricerca di una presunta verità è perfetta quanto manipolatoria. La scena iniziale in cui la telecamera segue dall’alto l’ingresso dell’autovettura verso l’interno desolato e selvaggio dell’isola ricorda quella di Shining, ed il “padiglione C” del manicomio criminale presente su di essa, coi suoi esperimenti sulla mente, è un po’ l’Overloock Hotel di Kubrik, per intenderci. Il colloquio tra Di Caprio e la mostruosa pazzia di un detenuto in cella nella struttura per la sua pericolosità, ricorda Il Silenzio degli Innocenti.
[+]
Entrare a Shutter Island con i due agenti federali protagonisti nel film è come addormentarsi e risvegliarsi in un incubo ad occhi aperti. La capacità registica di Scorsese nel condurci con loro per ricerca di una presunta verità è perfetta quanto manipolatoria. La scena iniziale in cui la telecamera segue dall’alto l’ingresso dell’autovettura verso l’interno desolato e selvaggio dell’isola ricorda quella di Shining, ed il “padiglione C” del manicomio criminale presente su di essa, coi suoi esperimenti sulla mente, è un po’ l’Overloock Hotel di Kubrik, per intenderci. Il colloquio tra Di Caprio e la mostruosa pazzia di un detenuto in cella nella struttura per la sua pericolosità, ricorda Il Silenzio degli Innocenti. L’ambientazione onirica in cui si muovono i protagonisti ricorda in alcuni momenti Nightmare di Craven e la natura disambigua della narrazione, ci inquieta come in un film di Polansky. Dunque uno Scorsese fuori dagli schemi classici del suo modo di fare cinema; questo al contempo ci spiazza e ci conferma la sua intelligente capacità evolutiva e di sperimentazione.
Viene fuori un film teso, tecnicamente perfetto che riflette sulla lucida follia della mente umana quale risultato di confitti insanabli e ci fa perdere terreno sotto i piedi.
La dissimulazione diviene unica via d’uscita pur di negarsi alcune verità, perché, come dice il protagonista del film (Di Caprio) “è meglio morire da persone perbene che sopravvivere, accettando la realtà, da criminali”. Inquietante ed elegante dramma psicologico. Di Caprio appare in gran forma e si muove a suo agio con un regista che ne esalta le qualità, Ben Kingsley è perfetto nella parte dello psichiatra ambiguo. Max Von Sidow mette in scena tutta la sua esperienza nel creare un personaggio affascinante e provocatoriamente manipolatorio.
La fotografia è splendida come la sceneggiatura. Da vedere.
Stelle : 3,5
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alespiri »
[ - ] lascia un commento a alespiri »
|
|
d'accordo? |
|
albamao
|
venerdì 2 aprile 2010
|
l'isola che c'è / non c'è
|
|
|
|
Tornare alla quiete vita di ogni giorno dopo questo tuffo noir nei meandri della mente risulta davevro frustrante ma al tempop stesso un sollievo.
Ecco la sensazione che mi ha lasciato questo ultimo grandessimo capolavoro di Scorsese, che nella sua ormai pluriennale pellicola con il camaleontico Di caprio riesce ancora a convincerci che gli Italoamericani hanno una marcia in più. Cosa poter dire da questo film se non che a partire dalle musiche spledide pescate dal passato del compositore Giacinto Scelsi (Quattro pezzi su una nota sola del 1959 è davvero inquietante) sino alle ambientazioni (che ci rimandano anche al suo recedente Cape Fear almeno in più di una scena), sino alle magisrali interpretazioni degli attori è tutto un'orchestra perfetta.
[+]
Tornare alla quiete vita di ogni giorno dopo questo tuffo noir nei meandri della mente risulta davevro frustrante ma al tempop stesso un sollievo.
Ecco la sensazione che mi ha lasciato questo ultimo grandessimo capolavoro di Scorsese, che nella sua ormai pluriennale pellicola con il camaleontico Di caprio riesce ancora a convincerci che gli Italoamericani hanno una marcia in più. Cosa poter dire da questo film se non che a partire dalle musiche spledide pescate dal passato del compositore Giacinto Scelsi (Quattro pezzi su una nota sola del 1959 è davvero inquietante) sino alle ambientazioni (che ci rimandano anche al suo recedente Cape Fear almeno in più di una scena), sino alle magisrali interpretazioni degli attori è tutto un'orchestra perfetta.
la sceneggiatura poi che da scatole cinesi sembra volerti prima illudere di aver capito, poi spiazzare continuamente su una soluzione immaginata e poi disillusa (quasi a volerti prendere in giro..).
La scenografia di Dante Ferretti ci coinvolge e porta poi in un turbine di irrequietezza da cui non si viene più fuori come prima con questa sensazione di claustrofobia quando le scende sono girate all'interno del carcere e di selvaggia desolazione all'esterno.
Può non piacere ovvio, ma non si può non riconoscerne la potenza espressiva.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a albamao »
[ - ] lascia un commento a albamao »
|
|
d'accordo? |
|
g. romagna
|
venerdì 2 aprile 2010
|
shutter island
|
|
|
|
Teddy Daniels ( Leonardo Di Caprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo), agenti federali, giungono a Shutter Island, ove devono indagare sull’evasione di una detenuta-paziente del manicomio criminale. I due incontrano sin da subito una certa ritrosia a collaborare da parte dei dirigenti. Ad un certo punto la donna viene ritrovata, ma le cose continuano a non apparire chiare, e portano Teddy a sospettare che lì dentro si tengano degli esperimenti sugli umani, messi in atto secondo il recentemente decaduto modello nazista (siamo nel 1954). Teddy ha visitato i campi di sterminio nel ruolo di militare tra le fila degli Alleati, e nel suo passato spicca il trauma della morte della moglie, avvenuta per mano di un piromane che si trova rinchiuso proprio a Shutter Island.
[+]
Teddy Daniels ( Leonardo Di Caprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo), agenti federali, giungono a Shutter Island, ove devono indagare sull’evasione di una detenuta-paziente del manicomio criminale. I due incontrano sin da subito una certa ritrosia a collaborare da parte dei dirigenti. Ad un certo punto la donna viene ritrovata, ma le cose continuano a non apparire chiare, e portano Teddy a sospettare che lì dentro si tengano degli esperimenti sugli umani, messi in atto secondo il recentemente decaduto modello nazista (siamo nel 1954). Teddy ha visitato i campi di sterminio nel ruolo di militare tra le fila degli Alleati, e nel suo passato spicca il trauma della morte della moglie, avvenuta per mano di un piromane che si trova rinchiuso proprio a Shutter Island. E’ proprio per questo motivo che Teddy ha accettato l’incarico. Man mano che le indagini sui misteri dell’isola vanno avanti emergono novità a dir poco inquietanti, le quali sconvolgono radicalmente la narrazione della vicenda: nemmeno Teddy ad un certo punto sembra più essere – letteralmente – ciò che egli credeva, ed anche i suoi vecchi traumi necessitano di una netta e forzata rielaborazione… Uno Scorsese in forma smagliante dà alla luce un film con un intreccio di complessità incredibile e che si dipana tramite una progressiva serie di colpi di scena a ritmo serrato. I rimandi di carattere filosofico si sprecano: da Sigmund Freud (la psicosi e la rielaborazione del trauma) a Walter Benjamin e Carl Schmitt (la violenza come elemento motore della storia) passando per Michel Foucault (il potere biopolitico). La scena in cui il giradischi fa partire nella mente di Teddy un flashback ambientato a Dachau è un rimando alla letteratura di Joyce (si veda, a titolo d’esempio, la novella “Eveline”) e Proust, autori che, non per niente, hanno tratto tanto della loro linfa letteraria degli studi psicanalitici. Ovviamente, la connessione con “Io ti Salverò” di Alfred Hitchcock non può non balzare alla mente, ed è tutto il film a svilupparsi seguendo lo stile dell’appena citato maestro del cinema, a partire dal finale, non esente da un certo grado di ambiguità. Un thriller di grandissimo respiro, in cui il “tema del doppio” (ancora Hitchcock: si pensi a “Psyco”) regala una vicenda a dir poco avvincente ed in cui è possibile leggere una consistente molteplicità di significati morali. Le interpretazioni – in primis quella di Di Caprio – offrono un tocco in più ad un film che non esito a definire un capolavoro. L’unico neo riscontrabile è il fatto che, in alcuni punti, l’estrema densità delle vicende narrate renda assai complesso, per non dire caotico, il seguirne gli sviluppi. Ciò non toglie comunque qualità ad un lavoro che mette in luce, probabilmente - e mi assumo tutte le responsabilità connesse a questo sbilanciamento -, il miglior Scorsese di sempre, superiore anche a quello di “ Taxi Driver”. Memorabile. Quattro stelle e mezzo.
[-]
[+] il gabinetto del dottor caligari
(di g. romagna)
[ - ] il gabinetto del dottor caligari
|
|
[+] lascia un commento a g. romagna »
[ - ] lascia un commento a g. romagna »
|
|
d'accordo? |
|
paola di giuseppe
|
lunedì 5 aprile 2010
|
un eroe tipicamente junghiano
|
|
|
|
Anni’50 in America,imperversa il maccartismo,alle spalle gli orrori visti nei campi di sterminio
Questo è il contesto storico,dove il plot pesca con frequenti flash back.
Teddy Daniels(un ottimo Di Caprio)ispettore federale inviato a Shutter Island,al largo della costa del Massachusetts,in un sinistro carcere per pazzi criminali a indagare sulla sparizione di una detenuta pericolosa,è quel che si dice un “modello comportamentale”,e tutto quel che Scorsese gli costruisce intorno lo rivela ma,attenzione,con abilissima tattica dissuasoria,con distrattori continui che solo la maestria di un grande del cinema riesce a dosare con tanta perizia.
Lo spettatore è continuamente spiazzato e poi rimesso in sesto di fronte ad un’azione che sembra procedere sicura sulla via maestra,da inquadrare solo entro il filone appropriato (thriller? giallo? giallo/horror? gothic novel?) e all’improvviso si spezzetta in mille sfaccettature,i conti non tornano più,chi sta facendo cosa?Dov’è il famoso bandolo della matassa?
La maestria è tutta nel condurci attraverso dissonanze continue,marcate potentemente da un sonoro perfetto,con martellamenti dosati,una metrica del testo con arsi e tesi a segnare i passi nel delirio,in un territorio sconfinato, quello della mente,e farcelo frequentare come l’unico luogo possibile,sempre a patto che se ne accettino le regole.
[+]
Anni’50 in America,imperversa il maccartismo,alle spalle gli orrori visti nei campi di sterminio
Questo è il contesto storico,dove il plot pesca con frequenti flash back.
Teddy Daniels(un ottimo Di Caprio)ispettore federale inviato a Shutter Island,al largo della costa del Massachusetts,in un sinistro carcere per pazzi criminali a indagare sulla sparizione di una detenuta pericolosa,è quel che si dice un “modello comportamentale”,e tutto quel che Scorsese gli costruisce intorno lo rivela ma,attenzione,con abilissima tattica dissuasoria,con distrattori continui che solo la maestria di un grande del cinema riesce a dosare con tanta perizia.
Lo spettatore è continuamente spiazzato e poi rimesso in sesto di fronte ad un’azione che sembra procedere sicura sulla via maestra,da inquadrare solo entro il filone appropriato (thriller? giallo? giallo/horror? gothic novel?) e all’improvviso si spezzetta in mille sfaccettature,i conti non tornano più,chi sta facendo cosa?Dov’è il famoso bandolo della matassa?
La maestria è tutta nel condurci attraverso dissonanze continue,marcate potentemente da un sonoro perfetto,con martellamenti dosati,una metrica del testo con arsi e tesi a segnare i passi nel delirio,in un territorio sconfinato, quello della mente,e farcelo frequentare come l’unico luogo possibile,sempre a patto che se ne accettino le regole.
Alla fine della visione capiamo di aver percorso un delirio molto reale,e allora possiamo anche cercare le cosiddette oggettività fattuali (i morti sono morti!)ricostruirci un plot mentale mettendo insieme i dati,ma l’esercizio è sterile,l’intera creazione è essenzialmente soggettiva,e il sogno,frequente, ne è uno degli elementi rivelatori.
L’acqua è una delle componenti più forti del film,il più presente tra gli altri simboli (l’isola, il faro, il doppio, la scala a chiocciola) fin dalla prima scena,quando il traghetto esce dallo sfondo lattiginoso di nebbia alla Gordon Pym.
Teddy ha chiari sintomi di mal di mare,ma il mare è calmo, dunque perché?
L’acqua lo bagna costantemente,che sia l’ uragano, o lo sgocciolamento da tubature,o il mare mugghiante dove scende,con la facilità che solo nei sogni,lungo una parete di roccia a strapiombo,mentre frotte nere di topi invadono lo schermo uscendo da una fessura (le stesse putride bestie che pullulano nella piazza degli appestati del Nosferatu di Herzog)o che siano,infine,le acque ferme del laghetto davanti casa,dove si è consumato l’eccidio della sua vita,e da cui riemerge con i tre cadaverini in braccio per uccidere,poi,la folle,bionda e amatissima moglie che gli chiede di liberarla,ma da chi?da cosa?
Rimuovere si può,ma non si cancella nulla e la percezione della realtà esterna altro non è che il nostro teatro mentale,e chi vi si muove non ha minor legittimità dei corpi fisici.
Medici e secondini,malati e infermieri,tutto sfila nell’ordine che crediamo sia l’ordine,questo ci dice il "sé" junghiano,ma c’è anche da “individuarsi”,ripescare cioè l’ “io”,isola razionale necessaria a ricomporre l’unità psichica per diventare “sé stessi”.“La mia vita è la storia di un' autorealizzazione dell'inconscio”,questo aveva detto Jung.
Questo riesce a dirci Scorsese,utilizzando un repertorio di soluzioni registiche mirabolanti,il film è addirittura come “plasmato” dalla sua mano,fatto emergere a prendere forma dalla materia grezza a colpi di scalpello,e le analisi potrebbero durare molto a lungo e forse non basterebbero.L’arte conserva sempre il suo cono di mistero.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paola di giuseppe »
[ - ] lascia un commento a paola di giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
federinik
|
sabato 10 aprile 2010
|
nightmare's in the keep
|
|
|
|
Per l’agente federale Teddy Daniels (Leonardo Di Caprio) il viaggio fino a Shutter Island è una delle imprese più difficili della sua vita, soffre il mare, deve fare chiarezza sul mistero di una sparizione di una donna infanticida e il luogo, comprese le persone che lo popolano, fra cui il rigido dirigente Cawley (Ben Kingsley) è dei più sinistri.
Accompagnato da un suo collega, Teddy vede infittirsi il mistero fra le trappole di un percorso labirintico che ha l’andamento di una scala a chiocciola, la sua stessa tortuosità. Quello che verrà a galla sarà malsano e la melma del passato tornerà a galla per condurre alla ricercata follia chi ha cercato di combatterla digrignando i denti.
Il nuovo film di Scorsese è un sublime thrilling che seguendo la linea di alcuni classici del genere ne sconvolge le fondamenta per andare oltre le semplici apparenze, così gli incubi di uno strepitoso Di Caprio sfrondano le percezioni ordinarie di chi tenta e presume di dare un ordine alle cose di un luogo, nato sopra ceneri di guerra.
[+]
Per l’agente federale Teddy Daniels (Leonardo Di Caprio) il viaggio fino a Shutter Island è una delle imprese più difficili della sua vita, soffre il mare, deve fare chiarezza sul mistero di una sparizione di una donna infanticida e il luogo, comprese le persone che lo popolano, fra cui il rigido dirigente Cawley (Ben Kingsley) è dei più sinistri.
Accompagnato da un suo collega, Teddy vede infittirsi il mistero fra le trappole di un percorso labirintico che ha l’andamento di una scala a chiocciola, la sua stessa tortuosità. Quello che verrà a galla sarà malsano e la melma del passato tornerà a galla per condurre alla ricercata follia chi ha cercato di combatterla digrignando i denti.
Il nuovo film di Scorsese è un sublime thrilling che seguendo la linea di alcuni classici del genere ne sconvolge le fondamenta per andare oltre le semplici apparenze, così gli incubi di uno strepitoso Di Caprio sfrondano le percezioni ordinarie di chi tenta e presume di dare un ordine alle cose di un luogo, nato sopra ceneri di guerra.
Teddy è un soldato reduce e nei suoi incubi rivede la morte in faccia e i morti parlargli, fra cui la sua amata moglie. E sono dettagli che andranno a comporsi come in un puzzle per la sorpresa finale.
Consueta e ovvia è la cura per le immagini che i collaboratori di sempre del regista vi immettono. Una composizione di amore e di morte, per un vero e proprio melò horror, a cui forse solo Vertigo di Alfred Hitchcock si può accostare.
L’amore per il mistero e per l’indistruttibilità dell’amore vero, viscerale, quella cosa che niente e nessuno può intaccare nella sua imponenza, nemmeno l’acqua e nemmeno il fuoco, due simboli chiave della storia, tratta dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane.
Basterebbe il primo incubo nel manicomio sull’isola per suggellare di una poesia decadente un film che stupisce anche per l’abile costruzione della paura in un racconto vertiginoso. E si tratta della vertigine che proviamo noi stessi una volta messo piede su quella dannata isola, una volta per tutte, tanto per voler confermare, il fatto che il cinema sia il prodotto per eccellenza della follia di chi non cessa mai di sognare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a federinik »
[ - ] lascia un commento a federinik »
|
|
d'accordo? |
|
danilodac
|
venerdì 1 ottobre 2010
|
shutter island- il confine tra realtà e finzione
|
|
|
|
1954, Boston Harbor. L’azione comincia su una nave diretta ad Ashecliffe, istituto mentale per criminali situato all’interno di un’isola. Edward Daniels (L. Di Caprio) e il suo assistente Chuck Aule (Mark Ruffalo) devono indagare sulla misteriosa scomparsa di Rachel Solando, rinchiusa nel manicomio per aver assassinato i suoi tre bambini. Nel cercare di risolvere il mistero Daniels si accorge che il Dr. Cawley (Ben Kingsley), responsabile del manicomio, adotta uno strano metodo di cura per i propri pazienti, fuori dagli schemi dell’ordinaria amministrazione. Scoprirà che niente è quel che sembra a Shutter island.
Costato 80 milioni di dollari e girato a Boston Harbor (Massacchussets), con frequenti ricorsi in esterni, il 25° film di M.
[+]
1954, Boston Harbor. L’azione comincia su una nave diretta ad Ashecliffe, istituto mentale per criminali situato all’interno di un’isola. Edward Daniels (L. Di Caprio) e il suo assistente Chuck Aule (Mark Ruffalo) devono indagare sulla misteriosa scomparsa di Rachel Solando, rinchiusa nel manicomio per aver assassinato i suoi tre bambini. Nel cercare di risolvere il mistero Daniels si accorge che il Dr. Cawley (Ben Kingsley), responsabile del manicomio, adotta uno strano metodo di cura per i propri pazienti, fuori dagli schemi dell’ordinaria amministrazione. Scoprirà che niente è quel che sembra a Shutter island.
Costato 80 milioni di dollari e girato a Boston Harbor (Massacchussets), con frequenti ricorsi in esterni, il 25° film di M. Scorsese è uno psico-thriller visionario di allucinata tensione drammatica, con un taglio espressionistico attraversato da risvolti horror tipici degli anni ’40 o ’50.
Nell’ultima pellicola del regista americano conta soprattutto la sceneggiatura di Laeta Kalogridis, tratta da un romanzo (L’isola della paura) di Dennis Lehane, di spiraliforme struttura, in cui la realtà, l’immaginazione e l’inconscio si rivelano tasselli utili alla composizione di un puzzle intriso di dolore e disperazione, imperniato sulla mente umana e la sua manipolazione (shutter sta per chiusura).
Il passato (inteso soprattutto come memoria) vi gioca un ruolo importante: nei due giorni da incubo ciò che Edward Daniels esplora veramente non è l’isola del titolo, ma la sua mente.
Percorrendo una cifra stilistica a metà strada tra Hitchcock e Kafka, Scorsese mostra la soggettività della realtà e il labile confine posto tra normalità e pazzia, riprendendo abilmente la formula dell’orrore suggerito e dell’atmosfera angosciosa, con i fatti sotto il segno dell’ambiguità.
Da un punto di vista antropologico, è una rapsodia scorsesiana che, con inquietante naturalezza, suggerisce che da sempre l’umanità coabita con la violenza, ma è anche un’amara riflessione sull’arte come menzogna che dice la verità, sull’artista come illusionista e sull’impercettibile linea che divide il vero dal falso, nel cinema e nella vita. Il finale, come il resto del film, lascia libero spazio d’interpretazione: “La follia può essere contagiosa?”. Cos’è reale? E cos’è immaginario? “E’ questo che mi è piaciuto del film, che si presta a diversi livelli di lettura” (M. Scorsese).
A livello visivo è un compendio dell’itinerario cinematografico di M. Scorsese, regista energico per eccellenza, con un omaggio allo “Scarpette rosse” di Powell & Pressburger. Funzionale apporto della tenebrosa fotografia di Robert Richardson e delle turbanti musiche di Robbie Robertson.
Intensa e febbrile interpretazione di L. Di Caprio, coadiuvato da un’ottima squadra di attori ammirevoli per aderenza ai personaggi, tra cui spicca Ben Kingsley, caratterista di poliedrica bravura. Costumi: Sandy Powell. Scenografie: Dante Ferretti. Il montaggio è della veterana e pluripremiata Thelma Schoonmaker.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a danilodac »
[ - ] lascia un commento a danilodac »
|
|
d'accordo? |
|
|