Shutter Island |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Patricia Clarkson.
continua»
Drammatico,
durata 138 min.
- USA 2010.
- Medusa
uscita venerdì 5 marzo 2010.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shutter Island
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Shutter Islanddi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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venerdì 2 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Teddy Daniels ( Leonardo Di Caprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo), agenti federali, giungono a Shutter Island, ove devono indagare sull’evasione di una detenuta-paziente del manicomio criminale. I due incontrano sin da subito una certa ritrosia a collaborare da parte dei dirigenti. Ad un certo punto la donna viene ritrovata, ma le cose continuano a non apparire chiare, e portano Teddy a sospettare che lì dentro si tengano degli esperimenti sugli umani, messi in atto secondo il recentemente decaduto modello nazista (siamo nel 1954). Teddy ha visitato i campi di sterminio nel ruolo di militare tra le fila degli Alleati, e nel suo passato spicca il trauma della morte della moglie, avvenuta per mano di un piromane che si trova rinchiuso proprio a Shutter Island. E’ proprio per questo motivo che Teddy ha accettato l’incarico. Man mano che le indagini sui misteri dell’isola vanno avanti emergono novità a dir poco inquietanti, le quali sconvolgono radicalmente la narrazione della vicenda: nemmeno Teddy ad un certo punto sembra più essere – letteralmente – ciò che egli credeva, ed anche i suoi vecchi traumi necessitano di una netta e forzata rielaborazione… Uno Scorsese in forma smagliante dà alla luce un film con un intreccio di complessità incredibile e che si dipana tramite una progressiva serie di colpi di scena a ritmo serrato. I rimandi di carattere filosofico si sprecano: da Sigmund Freud (la psicosi e la rielaborazione del trauma) a Walter Benjamin e Carl Schmitt (la violenza come elemento motore della storia) passando per Michel Foucault (il potere biopolitico). La scena in cui il giradischi fa partire nella mente di Teddy un flashback ambientato a Dachau è un rimando alla letteratura di Joyce (si veda, a titolo d’esempio, la novella “Eveline”) e Proust, autori che, non per niente, hanno tratto tanto della loro linfa letteraria degli studi psicanalitici. Ovviamente, la connessione con “Io ti Salverò” di Alfred Hitchcock non può non balzare alla mente, ed è tutto il film a svilupparsi seguendo lo stile dell’appena citato maestro del cinema, a partire dal finale, non esente da un certo grado di ambiguità. Un thriller di grandissimo respiro, in cui il “tema del doppio” (ancora Hitchcock: si pensi a “Psyco”) regala una vicenda a dir poco avvincente ed in cui è possibile leggere una consistente molteplicità di significati morali. Le interpretazioni – in primis quella di Di Caprio – offrono un tocco in più ad un film che non esito a definire un capolavoro. L’unico neo riscontrabile è il fatto che, in alcuni punti, l’estrema densità delle vicende narrate renda assai complesso, per non dire caotico, il seguirne gli sviluppi. Ciò non toglie comunque qualità ad un lavoro che mette in luce, probabilmente - e mi assumo tutte le responsabilità connesse a questo sbilanciamento -, il miglior Scorsese di sempre, superiore anche a quello di “ Taxi Driver”. Memorabile. Quattro stelle e mezzo.
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