Anno | 2021 |
Genere | Thriller, Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Gabriele Fabbro |
Attori | Lidia Vitale, Ludovica Mancini, Marcello Mariani, Filippo Prandi, Brandon Koen . |
Uscita | venerdì 28 ottobre 2022 |
Distribuzione | G&F Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,09 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 27 ottobre 2022
Roxanne, una rude restauratrice di organi a canne di mezz'età, cerca di controllare la sua attrazione ossessiva verso la sua nuova giovane assistente muta. In Italia al Box Office The Grand Bolero ha incassato 2,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
Nella piccola chiesa di un paesino del nord Italia, durante i primi giorni della pandemia da Covid-19, la cinquantenne Roxanne, donna solitaria e aggressiva, lavora al restauro di un grande organo. Costretta dal gestore della chiesa (un antico edificio sul punto di essere sconsacrato) ad assumere un'assistente, Roxanne si ritrova a condividere il proprio tempo con Lucia, una ragazza muta che il fratello disoccupato ha affidato alle sue cure per insegnarle a suonare l'organo. Infastidita dalla presenza di Lucia, Roxanne ne riconoscerà presto il talento e poco alla volta proverà verso di lei sentimenti contrastanti...
Nel volto contratto e indurito di Roxanne si concentra la solitudine di una donna, il suo amore ossessivo per uno strumento che diventerà tramite di un'attrazione altrettanto travolgente.
The Grand Bolero è stato girato durante le restrizioni per la pandemia da Covid-19: anche per questo è un film su una clausura tanto reale quanto ideale; sulla chiusura al mondo come forma di protezione e rifugio emotivo e sensoriale.
La struttura narrativa ridotta, la sostanziale unità di luogo, il numero ristretto di personaggi - elementi tipici di piccole produzioni come questo lungo d'esordio di Gabriele Fabbro, ma anche di tanto cinema in tempo di pandemia - si integrano con il ritratto psicologico di un personaggio femminile che nonostante l'età adulta e la maturità non ha mai trovato un modo per comunicare con gli altri.
La protagonista Roxanne, interpretata con ruvida forza da Lidia Vitale (che ha uno sguardo febbrile capace di perforare lo schermo, ma una postura fin troppo artificiosa), parla con l'organo, se ne prende cura, maneggia pezzi grandi e piccoli instaurando con ciascuno di essi un rapporto intimo. L'organo è la sua vita e la Chiesa sconsacrata dove lavora e vive - ai tempi del muto usata anche come luogo di proiezioni accompagnate proprio dal grande strumento a canne - il suo universo.
La metafora acquisisce ancora più evidenza nel momento in cui l'isolamento di Roxanne è spezzato dall'ingresso di una "straniera" (anche in questo caso sia reale che ideale) che cambia le cose con il suo silenzio. Lucia (interpretata da Ludovica Mancini) costringe la professionista integerrima Roxanne non solo a tramandare il proprio mestiere e ad ammettere poco alla volta il talento della sua allieva (che ha un'aria selvaggia, non sa nulla di musica, eppure conosce l'organo in maniera naturale), ma soprattutto a utilizzare lo strumento come tramite di una comunicazione non più conclusa e finalmente aperta all'altro.
Il mutismo di Lucia equivale dunque all'impasse emotiva di Roxanne, e la musica che le due donne arrivano a suonare si fa espressione di un desiderio impossibile da gestire.
La dinamica con cui il film racconta l'avvicinamento e l'attrazione tra Roxanne e Lucia mostra la particolare attenzione del regista per i dettagli: le note sono come i pezzi dell'organo; le partiture musicali segni per comunicare a un livello che esclude la parola; l'organo è accudito, restaurato e fatto risuonare in tutta la sua potenza. Quando però il dramma esplode, e contemporaneamente anche la passione e la violenza, la scelta di puntare su uno stile greve (tra primissimi piani e scene concitate) fa perdere al film il senso della misura e al regista il controllo della messinscena, in un crescendo finale che attraverso il Bolero di Ravel dischiude a una concitato ed eccessiva orgia sensoriale.
Ottimo film che ti cattura ! Bellissime le inquadrature, la scenografia e le musiche che si adattano maestralmente ai momenti di tensione del film.Attori molto bravi. Veramente coinvolgente !!!
Ottimo film, molto originale. Storia avvincente e intrigante. Ottima regia e scenografia. Sicuramente da vedere ! Bellissime le musiche
Il grande organo di una chiesa sconsacrata è il vero protagonista del film di Gabriele Fabbro. E non è una brutta intuizione: l'attenzione con cui meccanismi e congegni vengono filmati rivela uno sguardo intimo, un talento non scontato per riprendere gli oggetti e farne il tramite di emozioni invisibili. Peccato che la metafora dello strumento che non suona più - e che ricomincia a suonare quando la [...] Vai alla recensione »