carloalberto
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sabato 11 settembre 2021
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capolavoro di martone. consacrazione di servillo
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Qui rido io, attraverso il ritratto di Eduardo Scarpetta, intende rendere omaggio a quella tradizione del teatro napoletano che fondò il suo successo sull’attorialità prorompente ed irresistibile dei suoi grandi interpreti. L’attore, in quel teatro oramai scomparso, ha il sopravvento sul testo e trasforma un canovaccio, una pochade tradotta in farsa, in un’esperienza di vita vissuta, in cui il pubblico, avvertendola come una parodia bonaria e ironicamente complice della propria esistenza, inconsciamente si riconosce, e da cui può prendere le distanze facilmente con una risata liberatoria, la cui eco interminabile, a significare l’immortalità di quell’arte, è emblematicamente riprodotta nella sequenza finale da Scarpetta-Servillo.
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Qui rido io, attraverso il ritratto di Eduardo Scarpetta, intende rendere omaggio a quella tradizione del teatro napoletano che fondò il suo successo sull’attorialità prorompente ed irresistibile dei suoi grandi interpreti. L’attore, in quel teatro oramai scomparso, ha il sopravvento sul testo e trasforma un canovaccio, una pochade tradotta in farsa, in un’esperienza di vita vissuta, in cui il pubblico, avvertendola come una parodia bonaria e ironicamente complice della propria esistenza, inconsciamente si riconosce, e da cui può prendere le distanze facilmente con una risata liberatoria, la cui eco interminabile, a significare l’immortalità di quell’arte, è emblematicamente riprodotta nella sequenza finale da Scarpetta-Servillo.
Il Pulcinella dei Petito, simbolo della fame atavica e della miseria senza speranza di un popolo straccione, che a metà ottocento è ancora plebe, è sostituito dal Felice Sciosciammocca degli Scarpetta, un Pulcinella imborghesito che, finalmente, in Miseria e nobiltà, si può abboffare di spaghetti saltando sulla tavola che, agli inizi del novecento e con la belle epoque, non è più privilegio di pochi ma sembra sia stata imbandita per tutta l’umanità. Dopo la catastrofe delle due guerre mondiali nascerà l’ultima grande maschera del teatro napoletano, quella tragica, che Eduardo De Filippo si cucirà sul suo stesso volto, in Napoli milionaria, a rappresentare la disillusione dell’uomo moderno schiacciato dalla Storia.
Il film di Martone è un’esperienza sensoriale ed emotiva unica che coinvolge lo spettatore sin dall’inizio immergendolo totalmente nell’atmosfera del palcoscenico vista da dietro le quinte, tra gli attori che si preparano ad entrare in scena, sorpresi nel loro quotidiano tran tran, mentre chiacchierano in attesa di dire anche solo poche battute, nel camerino del capocomico, che addenta una pizza, simbolo della semplicità geniale di cui si nutre l’arte popolare a Napoli da sempre. Dal personaggio di Scarpetta si dipartono più linee temporali che si dirigono al passato, ad Antonio Petito, l’ultimo grande interprete di Pulcinella, al futuro, il figlio Vincenzo Scarpetta, che fu attore e commediografo, i tre fratelli De Filippo ancora bambini e che confluiscono nel presente per documentarne l’enorme successo di pubblico, la vita principesca tra lussi e sfarzosi ricevimenti, la famiglia allargata con i numerosi figli naturali ed illegittimi, i contrasti con il nascente teatro d’arte dei nuovi autori napoletani, Di Giacomo, Bovio, Russo, il declino e la solitudine, lo scontro con il teatro colto di D’Annunzio, che finì in tribunale.
Non è un caso che il cast sia formato da attori partenopei della vecchia guardia, come Iaia forte, Gianfelice Imparato, Nello Mascia, Gigio Morra, Benedetto Casillo, per citarne alcuni, e della nuova generazione, Cristiana Dell’Anna, Roberto De Francesco, Lino Musella ed Eduardo Scarpetta. Non è un caso che in una particina compaia Giovanni Mauriello, voce storica e fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Sono voci e volti di un grande coro che, con Sergio Bruni e Roberto Murolo a fare da colonna sonora, compongono un affresco sonoro che è un inno all’arte partenopea che abbraccia quasi un secolo, da fine ottocento agli settanta del novecento in cui fu scritta l’ultima canzone classica napoletana, Carmela.
Qui rido io è il capolavoro assoluto di Mario Martone che consacra Toni Servillo degno erede di quell’arte attoriale straordinaria e senza tempo che fu di Petito, di Scarpettta, di Eduardo, ma non più Maschera, bensì interprete unico di tutte le Maschere.
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neldot
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lunedì 22 maggio 2023
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capolavoro di martone
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Martone scrive una pagina della storia del cinema, raccontando le vicende di una delle più famose famiglie del teatro italiano a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. Nelle vicende della famiglia Scarpetta/De Filippo si intrecciano molti personaggi noti e meno noti del panorama culturale italiano e partenopeo dell'epoca, come Gabriele D'Annunzio, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio. Vicende all'epoca famose ma paradossalmente mai confluite in una narrazione cinematografica prima d'ora. E la storia funziona ed avvince, tutto gira come un ingranaggio perfetto, la regia, la sceneggiatura, la recitazione, le atmosfere. Un Servillo sempre più bravo, che qui conferma le sue doti di attore di livello mondiale, ed è circondato da un cast che non sfigura, eccezionali attori napoletani, quasi tutti provenienti dal mondo del teatro, che a pieno diritto scrivono questa bella pagina sulla nascita del moderno teatro popolare a Napoli ed in Italia.
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telor
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giovedì 9 settembre 2021
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rievocazione storica e appassionata
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Qui Rido Io, di Mario Martone, è una rievocazione della causa di plagio intentata da Gabriele D’Annunzio verso Eduardo Scarpetta per la parodia, da quest’ultimo messa in scena, de La Figlia di Iorio del drammaturgo.
Quindi una ricostruzione storica con personaggi molto noti, oltre ai due citati anche Benedetto Croce che interviene a favore di Scarpetta, e una ambientazione dell’epoca rigorosa.
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Qui Rido Io, di Mario Martone, è una rievocazione della causa di plagio intentata da Gabriele D’Annunzio verso Eduardo Scarpetta per la parodia, da quest’ultimo messa in scena, de La Figlia di Iorio del drammaturgo.
Quindi una ricostruzione storica con personaggi molto noti, oltre ai due citati anche Benedetto Croce che interviene a favore di Scarpetta, e una ambientazione dell’epoca rigorosa. Ma per quanto la scientificità sia di spessore, e quindi da ammirare, il film si caratterizza per una forte componente emotiva, data dalla figura dello stesso Scarpetta (Toni Servillo eccezionale!) e della sua famiglia … piuttosto allargata; dalla colonna sonora composta dalle più belle e note canzoni napoletane; dalla carica di passione -recitata ma vera- che gli attori mettono, sempre, nella loro arte.
Un film “storico”, quindi, che però esalta lo spirito, “‘o core” si dice a Napoli, ancor prima che far ragionare sui fatti accaduti.
Complimenti a Martone che mette la sua napoletanità nell’individuare le caratteristiche principali di quella filosofia, con un senso della misura perfetto.
Unico rilievo, i sottotitoli in italiano sarebbe bene ci fossero per tutte le frasi e non solo per la “traduzione” di quelle in più stretto napoletano. Il salto frequente continuo fra il leggere o l’ascoltare -per comprendere i dialoghi- “distrae” lo spettatore che deve passare da una modalità all’altra.
Una curiosità, nei sottotitoli in italiano la “traduzione” di “vajassa” non viene fatta di -mentre in quelli in inglese si- a testimonianza del napoletano come lingua, come altre lingue regionali italiane.
Una curiosità, nei sottotitoli in italiano la “traduzione” di “vajassa” non viene fatta di -mentre in quelli in inglese si- a testimonianza del napoletano come lingua, come altre lingue regionali italiane.
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luca scialo
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lunedì 10 gennaio 2022
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servillo nella sua più grande interpretazione
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Uno straordinario Toni Servillo, nella sua forse più straordinaria interpretazione per livello di difficoltà, impersona uno dei maggiori drammaturghi del teatro italiano. Dalla vita privata controversa, passata tra più donne, molti figli (tra cui i grandi De Filippo) e una fiera consapevolezza della propria arte. Parliamo di Eduardo Scarpetta, che Mario Martone ci mostra con il suo consueto taglio. Fatto di caratterizzazione dei personaggi, ed un pizzico di onirismo, ma sempre nei confini del realismo. Senza esagerazioni e banalizzazioni. Ottime le ambientazioni in una Napoli di inizio '900, come sempre teatro a cielo aperto. La pellicola fa emergere storie poco conosciute, come la causa intentata da Gabriele D'Annunzio con l'accusa di plagio.
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Uno straordinario Toni Servillo, nella sua forse più straordinaria interpretazione per livello di difficoltà, impersona uno dei maggiori drammaturghi del teatro italiano. Dalla vita privata controversa, passata tra più donne, molti figli (tra cui i grandi De Filippo) e una fiera consapevolezza della propria arte. Parliamo di Eduardo Scarpetta, che Mario Martone ci mostra con il suo consueto taglio. Fatto di caratterizzazione dei personaggi, ed un pizzico di onirismo, ma sempre nei confini del realismo. Senza esagerazioni e banalizzazioni. Ottime le ambientazioni in una Napoli di inizio '900, come sempre teatro a cielo aperto. La pellicola fa emergere storie poco conosciute, come la causa intentata da Gabriele D'Annunzio con l'accusa di plagio. Il primo caso della storia, che vide uscire vincitore Scarpetta e porre chiaramente la linea di demarcazione tra plagio e parodia. Ma anche la crisi di Scarpetta, tra il nuovo teatro che emerge, l'arte cinematografica in ascesa e il figlio Vincenzo che decide di prendere la sua strada. Come non bastasse, la figlia nata morta. Lui abituato ad avere una prole molto ampia. Il film, chissà se volutamente, si pone in un piacevole continuum con I fratelli Scarpetta, che uscirà di lì a breve. Che invece racconta dei primi passi a teatro dei grandi Eduardo, Titini e Peppino.
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enzo70
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lunedì 31 gennaio 2022
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un grande omaggio di martone a eduardo scarpetta,
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Mario Martone realizza un delizioso omaggio alla memoria di Eduardo Scarpetta, grande protagonista e interprete del teatro popolare napoletano dell’inizio del secolo scorso. La parte del grande artista viene interpretata dal solito Toni Servillo, perfettamente a suo agio nella parte del capo comico, istrionico e trascinatore. E la storia va avanti, benissimo, sempre sul solco del divario tra pubblico e privato, la famiglia allargata, con tre figli mai riconosciuti. Quei ragazzi che hanno vissuto un’infanzia travagliata e sofferta rispondevano al nome di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Ma se la madre gli ha dato il nome, il padre gli ha insegnato il mestiere, anzi come dice il piccolo Eduardo a Peppino, gli ha insegnato che il palco è l’unico strumento di libertà.
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Mario Martone realizza un delizioso omaggio alla memoria di Eduardo Scarpetta, grande protagonista e interprete del teatro popolare napoletano dell’inizio del secolo scorso. La parte del grande artista viene interpretata dal solito Toni Servillo, perfettamente a suo agio nella parte del capo comico, istrionico e trascinatore. E la storia va avanti, benissimo, sempre sul solco del divario tra pubblico e privato, la famiglia allargata, con tre figli mai riconosciuti. Quei ragazzi che hanno vissuto un’infanzia travagliata e sofferta rispondevano al nome di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Ma se la madre gli ha dato il nome, il padre gli ha insegnato il mestiere, anzi come dice il piccolo Eduardo a Peppino, gli ha insegnato che il palco è l’unico strumento di libertà. Ma Eduardo Scarpetta non è stato solo l’autore del popolarissimo Felice Sciosciammocca, ma un artista complesso che cercava un riconoscimento anche a livello nazionale. Ma il tentativo di creare una parodia di un’opera di D’Annunzio, i figli di Iorio, gli costò una denuncia per plagio e un pesantissimo processo penale. E Scarpetta soffrì molto l’attacco dei suoi colleghi, Libero Bovio, Ferdinando Russo che si schierarono dalla parte di D’Annunzio. Chi conosce la storia della letteratura italiana ben sa quanto il poeta abruzzese rappresenti un incredibile caso di successo letterario costruito a tavolino, il primo incredibile episodio di marketing della letteratura. Ma bene fa Martone a testimoniare il livello dell’uomo. Comunque, un bel film che utilizza anche una straordinaria colonna sonora rappresentata dai classici della canzone napoletana.
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mauridal
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giovedì 16 settembre 2021
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qui a napoli si ride e si piange
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QUI A NAPOLI SI RIDE ; SI PIANGE SI VIVE.
Quando un regista maturo , come ormai è Mario Martone, ricordando le iniziali e seguenti sue regie teatrali, si impossessa del linguaggio cinematografico, allora diventa inevitabile ricondurre nel cinema, l’esperienza della scena teatrale, la coralità e la immediatezza della recitazione degli attori, la visione totale della rappresentazione , e della storia raccontata.
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QUI A NAPOLI SI RIDE ; SI PIANGE SI VIVE.
Quando un regista maturo , come ormai è Mario Martone, ricordando le iniziali e seguenti sue regie teatrali, si impossessa del linguaggio cinematografico, allora diventa inevitabile ricondurre nel cinema, l’esperienza della scena teatrale, la coralità e la immediatezza della recitazione degli attori, la visione totale della rappresentazione , e della storia raccontata. Il cinema , diventa dunque l’espressione artistica del regista e quindi il meglio della propria esperienza di autore e regista si esprime nei film. Particolarmente nell’ultimo film ,Qui rido io, si avverte la vena teatrale del regista Martone che sceglie non a caso di raccontare la vicenda umana e la storia teatrale di Edoardo Scarpetta. Intanto bisogna ricordare anche che il regista ha un forte legame con la città di Napoli e la sua cultura , sia di alto livello che popolare e spesso le due espressioni vanno insieme .Mentre nei film precedenti , Noi credevamo e il giovane favoloso, la cultura rappresentata è di alto livello con accenni a sfondi popolari, nel film Il sindaco del Rione sanità è presente un rimarcato carattere popolare dei personaggi, tratti dal teatro di Eduardo De Filippo. Dunque il regista si riaccosta al tema della cultura popolare , della sua importanza , delle mille sfumature e dei tanti volti che suo malgrado il popolo sia al meglio ché nel degrado rappresenta. Il tema del teatro di Scarpetta è ambivalente , di sicuro nei primi del novecento Napoli è nobilissima, capitale europea, per le arti , teatro musica e la scena iniziale del film dove vediamo il lungomare con Vesuvio nientemeno girato dai Lumièr è testimonianza che in quanto a importanza culturale europea Napoli e Parigi si connettevano, ma già a metà dell’ottocento e primi del novecento i fratelli Alinari lavorano a Napoli con fotografie che ancora oggi danno una realtà del popolo napoletano tutta differente. Le foto Alinari testimoniano di una povertà e di una miseria unica , specie nell’infanzia e nei giovani, i soggetti più ricorrenti.Ma la realtà antropologica e storica della città di Napoli all’epoca di Scarpetta ci dice che a ridere erano in pochi, magari i capocomici a teatro che esistevano e lavoravano. IL teatro a Napoli è sempre stato vivo , come la musica e l’arte in genere , purtroppo il popolo vivendo di stenti forse aveva più occasioni per piangere. Certo la vitalità, e la intrinseca gioia di vivere portava i fortunati magari borghesi e aristocratici a frequentare il teatro e ridere di cuore alle rappresentazioni di Scarpetta unico mattatore sulla scena comica.Il film si sofferma sulla accurata scena teatrale , il teatro fisico, con il palcoscenico, le quinte la platea e il pubblico in delirio , e anche il teatro recitato con la compagnia di attori al completo, figli e figliastri, mogli e amanti insomma tutto Scarpetta dentro e fuori , dove il confine fra teatro e recita della vita in casa è molto sottile. In tutto questo il film riesce benissimo, grazie alla esemplare recitazione di Toni Servillo -Scarpetta ma anche e soprattutto di tutti gli altri attori personaggi grandi e piccoli dell’affollata scena. Dunque un film rievocativo, un film biografico un film celebrativo .Niente di tutto questo . Quando si affronta la storia del processo D’Annunzio Scarpetta, e direi si allunga un tanto il brodo ,è solo per per riaffermare la vis comica del mattatore anche in situazioni semiserie come i processi di plagio. In definitiva lo spettacolo c’è anche il cinema trova il suo spazio narrativo, gli spettatori , tornano in sala e risultano soddisfatti , tutti, anche chi criticamente pone un dubbio sulle realtà narrate e ,drammaticamente ci sorride .(mauridal) .
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fabiofeli
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sabato 18 settembre 2021
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eduardo m''è pat'' a mmé
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Un nostro amico definisce “straripante” Toni Servillo, nel film Qui rido io, nel ruolo di Eduardo Scarpetta; e così doveva essere l’interpretazione dell’uomo di teatro che con le sue commedie imperniate sul personaggio Felice Sciosciammocca avrebbe dovuto cancellare la memoria di Pulcinella dalle scena teatrale comica della Napoli popolare. Scarpetta all’inizio del ‘900 crea a raffica appoggiandosi sull’Umore Napoletano, un misto di tragedia e commedia, agevolato da un dialetto ricco di detti a metà tra il buon augurio e lo scongiuro. Questo è uno dei numerosi lasciti di espressività che la splendida città regala ai suoi figli, spesso a un passo dalla consacrazione nella notorietà ed importanza, che poi a volte per una inezia sfuma.
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Un nostro amico definisce “straripante” Toni Servillo, nel film Qui rido io, nel ruolo di Eduardo Scarpetta; e così doveva essere l’interpretazione dell’uomo di teatro che con le sue commedie imperniate sul personaggio Felice Sciosciammocca avrebbe dovuto cancellare la memoria di Pulcinella dalle scena teatrale comica della Napoli popolare. Scarpetta all’inizio del ‘900 crea a raffica appoggiandosi sull’Umore Napoletano, un misto di tragedia e commedia, agevolato da un dialetto ricco di detti a metà tra il buon augurio e lo scongiuro. Questo è uno dei numerosi lasciti di espressività che la splendida città regala ai suoi figli, spesso a un passo dalla consacrazione nella notorietà ed importanza, che poi a volte per una inezia sfuma. Il Capocomico in un momento di scarsa vena - sta avanzando un concorrente “sleale” per il teatro: il Cinema, che può migliorare le scene venute male ripetendole finché non sono perfette - cerca un acuto comico aggrappandosi alla Figlia di Iorio di D’Annunzio per farne una parodia, che si può avvalere della notorietà teatrale del poeta come “spoiler”. Non basta più, infatti, imitare sulla scena la camminata a piedi piatti e bastoncino di bambù di Chaplin, anche se Scarpetta ha il marchio di fabbrica teatrale dei “maccheroni” mangiati con le mani, che Totò arricchì col gesto di infilarseli belli e cotti in tasca come provvista per i momenti di magra. La sua compagnia funziona con i figli legittimi e illegittimi, testimonianza di una bulimia sessuale del capocomico, proprio straripante. A raccontare i tradimenti, “nobilitandoli”, sono le poetiche parole di Salvatore Di Giacomo in Voce ‘e notte. In teatro raccoglieranno il testimone i figli “enne enne”, i De Filippo: Titina, Eduardo e Peppino. Grandi nel cinema e a teatro, come in un gioco di specchi. Ma questa è un’altra storia …
Martone prosegue il suo percorso nel cercare l’ “Oro di Napoli” e puntualmente lo trova nelle sue opere cinematografiche e teatrali. La sua bravura è guidata dal grande Amore per la sua Città e la sua Cultura e Umanità. Cerca di tenere la mano leggera in questo film, ma non era possibile raccontare in modo “neutro” il personaggio principale, un padre-padrone implacabile, che fa dire a suo figlio Eduardo, che si rivelerà il più dotato, per convincere Peppino, recalcitrante a recitare: “la nostra libertà è sul palcoscenico”. Regia, sceneggiatura, recitazione, montaggio, ambientazione sono l’amalgama che porta al grande film, con il valore aggiunto delle meravigliose canzoni con le voci di Murolo e Sergio Bruni. Una piccola civetteria: c’è una sola foto di Napoli al tramonto con il protagonista di spalle, nei panni di Chaplin, naturalmente. Valutazione **** FabioFeli
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scudiscione
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sabato 18 settembre 2021
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dopo un anno e mezzo torno al cinema. con un ottima scelta
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Dopo un anno e mezzo torno finalmente al cinema e la paura di scegliere un film non all'altezza è svanito subito. Le vicende artistiche e familiari di Scarpetta e della sua variegata famiglia ti conquista dalle prime scene. Chi conosce un pò la storia di Scarpetta e dei De Filippo apprezzerà al meglio quanto raccontato, grazie anche ad una recitazione di Servillo e di gran parte degli attori fantastica. Costumi luci e scenografia eccellenti. La colonna sonora è un ripasso dei classici della canzone (della poesia) napoletana con Sergio Bruni in primis. Questo è già tanto. Pronostico tanti premi in Italia e meno all'estero (su questo punto spero di sbagliarmi). Insomma, consigliato, basti pensare che alla fine della proiezione è partito, spontaneo, un applauso tra gli spettatori (eravamo quasi tutti di lingua madre napoletana).
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frankmoovie
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domenica 19 settembre 2021
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il teatro in pellicola.
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Sabato sera al cinema: un piacere ritrovato e un bel film che non volevamo perdere. La storia di una parte della vita di Eduardo Scarpetta, grande commediografo e attore, grande famiglia sia perché numerosa e mista sia per i grandi figli noti nel mondo per la loro bravura e loro opere. Un film fatto con passione, immagini dai colori stupendi, primi piani profondi, sentimenti, paure, problemi e piaceri quotidiani, coinvolgimento di gente umile e personaggi famosi dell'epoca. Certo, non tutti conoscono la storia dell'uomo e dell'attore Scarpetta e non tutti hanno visto le sue commedie, ma questa pellicola è per tutti, specie per chi ama il "Teatro". Una colonna sonora che offre classiche canzoni napoletane.
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Sabato sera al cinema: un piacere ritrovato e un bel film che non volevamo perdere. La storia di una parte della vita di Eduardo Scarpetta, grande commediografo e attore, grande famiglia sia perché numerosa e mista sia per i grandi figli noti nel mondo per la loro bravura e loro opere. Un film fatto con passione, immagini dai colori stupendi, primi piani profondi, sentimenti, paure, problemi e piaceri quotidiani, coinvolgimento di gente umile e personaggi famosi dell'epoca. Certo, non tutti conoscono la storia dell'uomo e dell'attore Scarpetta e non tutti hanno visto le sue commedie, ma questa pellicola è per tutti, specie per chi ama il "Teatro". Una colonna sonora che offre classiche canzoni napoletane. E proprio Napoli non viene "usata" con i suoi beni panorami per attrarre spettatori, ma viene esaltata attraverso il linguaggio, la mimica, i ragionamenti più o meno filosofici, le battute spontanee, i drammi e i suoi piatti gustosi che fanno acquolina allo spettatore come se fossero su una tavola davanti a loro ... Il ruolo delle donne deboli e forti, degli amici fedeli e traditori, dei figli che danno gioie e dolori. Questo film, sottotitolato per i non napoletani, e ciò potrebbe essere un limite, non perde fascino anzi diventa internazionale. L'immensa interpretazione di Toni Servillo meriterebbe alti riconoscimenti perché è un attore vero, che indossa gli abiti dei suoi personaggi e ne vive i battiti, le emozioni, il saper piangere e saper perdere ... Ottima scelta di tutti gli altri attori come Maria Nazionale, Cristiana Dell'Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta (II) e tutti gli altri. Menzione particolare ai ragazzi, guidati da mani sagge del regista Mario Martone, una garanzia ormai e non solo perché ha già venti tanti premi. Eravamo in una sala a Milano eppure alla fine è nato spontaneo un applauso del pubblico, proprio come a teatro. Quel teatro che era la vita e la libertà di quella famiglia. Quel teatro che è vita e che amiamo.
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antonello pilato
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venerdì 15 ottobre 2021
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“qui rido io”. il teatro va al cinema
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Sulla bravura di Toni Servillo non ho mai avuto dubbi, ma nell’ultimo di Mario Martone, “Qui rido io”, è davvero sensazionale. Quale alternativa al cinema in un piovoso sabato sera? Direi proprio nessuna. D’altronde è da tempo che mi promettevo di andare a vedere questo ultimo lavoro, o per meglio dire, capolavoro di Martone sulla vita di Eduardo Scarpetta. Tralasciando l’età media della sala, il film è davvero un concentrato di emozioni. Da non critico cinematografico, ma da semplice appassionato di teatro (soprattutto quello di Eduardo), una considerazione mi è sorta spontanea appena cominciata la proiezione: solo due praticanti di teatro come Martone e Servillo potevano, l’uno ideare, l’altro interpretare, una pellicola sull’esplosiva vita di Scarpetta.
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Sulla bravura di Toni Servillo non ho mai avuto dubbi, ma nell’ultimo di Mario Martone, “Qui rido io”, è davvero sensazionale. Quale alternativa al cinema in un piovoso sabato sera? Direi proprio nessuna. D’altronde è da tempo che mi promettevo di andare a vedere questo ultimo lavoro, o per meglio dire, capolavoro di Martone sulla vita di Eduardo Scarpetta. Tralasciando l’età media della sala, il film è davvero un concentrato di emozioni. Da non critico cinematografico, ma da semplice appassionato di teatro (soprattutto quello di Eduardo), una considerazione mi è sorta spontanea appena cominciata la proiezione: solo due praticanti di teatro come Martone e Servillo potevano, l’uno ideare, l’altro interpretare, una pellicola sull’esplosiva vita di Scarpetta. In alcuni passaggi sembrano congiungersi e mescolarsi le vite dei personaggi interpretati da Scarpetta, con la sua stessa vita. Emblematica in questo senso, di una raffinatezza unica, è la scena in cui Peppiniello, in “Miseria e Nobiltà”, interpretato da un giovanissimo Eduardo, dopo la riappacificazione tra Felice (interpretato da Scarpetta) e Bettina, smette finalmente di dirsi figlio di Vincenzo («Vincenzo m’è pate a me!») e corre dal padre reale, Felice, per abbracciarlo. Realtà e finzione coincido, ma con un’unica enorme differenza: Eduardo non potrà mai dirsi legittimamente figlio di Scarpetta, anche se l’eredità che ne ha ricevuta è stata davvero immensa, iniziando dal modo di essere capocomico. In questo senso basti considerare l’estrema aderenza al copione cui entrambi, padre e figlio, tenevano tantissimo; un’improvvisazione da parte di un attore poteva mandarli in bestia. La cura nei dettagli, in questo film, è davvero magistrale: costumi perfetti, ricostruzione precisissima della lingua napoletana, scelte azzeccatissime di canzoni della tradizione, minuzie sulla vita di Scarpetta e dei De Filippo assai accurate. Un esempio? Ad un certo punto della narrazione vi è una scena ambientata sulla terrazza di casa dei genitori di Luisa De Filippo, nipote, nonché amante e madre di tre figli di Scarpetta. E’ bandita un’allegra tavolata per festeggiare Santa Rosa. Durante la festosa conversazione qualcuno pronuncia il nome del padrone di casa, Lucariello, parimenti qualcun altro fa con la moglie, Concetta. Per chi conosce, seppur sommariamente, Eduardo De Filippo, questi due nomi saranno risuonati sicuramente molto familiari. Eduardo, infatti, sceglierà proprio i nomi dei nonni, Luca e Concetta, da attribuire ai protagonisti, forse, della sua opera più nota: “Natale in Casa Cupiello”. Quando mi sono seduto in sala, dopo aver letto svariati commenti assai positivi, le aspettative erano alte e, con piacere, posso dire che non sono state affatto deluse. Chapeau nuovamente per Mario Martone, Toni Servillo e tutto il cast.
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