Titans

Una stagione riuscita a metà: convince l'amalgama dei personaggi, meno la scrittura e la gestione della violenza

Recensione di Andrea Fornasiero
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Dick Grayson ha lasciato il suo ruolo di Robin a Gotham City e ora fa il detective a Detroit, dove si imbatte nel caso di Rachel, una ragazzina scappata da casa che dice di aver assistito alla morte della madre. Nel mentre in Austria una donna nera dai riccioli color magenta si risveglia senza memoria e si scopre dotata di poteri e forza straordinari. L'unica pista che trova per ricostruire la propria memoria, la porta proprio a Rachel, la quale dimostra a sua volta poteri sempre più spaventosi. Lei è infatti braccata da una losca e potente organizzazione, ma questo non le impedisce di fare amicizia con Gar, un coetaneo con la capacità di trasformarsi in una tigre.

La trasposizione della serie a fumetti DC Comics Teen Titans cerca di replicare il taglio più maturo e dark delle serie Marvel su Netflix, ma il risultato non convince del tutto, anche se i vari misteri della serie e il vasto numero di protagonisti sono ben amalgamati e la prima stagione azzecca la chiusura su un forte cliffhanger.

A lasciare perplessi è però il tono che in modo fin troppo insistito cerca di dirci come Titans sia popolata da personaggi oscuri, che cercano prima di tutto di preservare la propria anima da pulsioni violente o da forze sovrannaturali, con numerose scene dalla brutalità esplicita, tra fiotti di sangue, orribili ferite e ammazzamenti. La scrittura e la messa in scena, nei primi episodi firmata da Brad Anderson, sono così insistenti su questo tema che sembrano voler convincere da subito gli spettatori gridando il proprio obiettivo, anziché lasciandolo maturare in modo più organico. Il tema della violenza è presente anche in Daredevil ma il suo sviluppo è molto più ponderato, mentre in Titans la sensazione è che gli autori abbiano voluto bruciare le tappe e cercare di superare a destra le serie rivali.

Inoltre la cura della produzione è da una parte più ricca, con un maggior numero di effetti speciali e molte più location ed esterni, dall'altra però le scene d'azione - brutalità a parte - non sono migliori di quelle di Arrow e delle altre serie dai personaggi DC Comics, sia per il montaggio convulso che riduce al minimo le coreografie, sia per come alcuni superpoteri sono messi in scena con una CGI fin troppo evidente e accelerazioni improvvise, sia per i costumi un po' da cosplayer.

Fortunatamente, a parte Robin e Hawk and Dove, gli altri protagonisti non si mettono in costume, quindi quest'ultimo è un problema trascurabile, inoltre ci sono anche casi felici di superpoteri, per esempio quelli di Starfire basati sul fuoco sono effettivamente spettacolari, molto più delle ombre evocate da Rachel, e anche la tigre verde in cui si trasforma Gar è più credibile del previsto. Rispetto alle serie Marvel Netflix che hanno spesso un tema di attualità di fondo, qui si rimane a parlare solo di supereroi, in modo un po' limitante. Lo sforzo maggiore per allargare un po' il tema arriva con la giustapposizione tra la "famiglia" dei giovani titani, fatta di freak che si sostengono l'un l'altro, e un gruppo di sicari che agisce invece come una famiglia super tradizionale, perfettina in apparenza ma feroce e immorale.

Il vero problema della serie è però la scrittura che ricorre a situazioni improbabili per mettere i personaggi in difficoltà o per ritardare alcune risposte. Per esempio Rachel si convince che gli altri non la vogliano aiutare a salvare sua madre e quindi scappa per farlo insieme a Gar, con il risultato che il gruppo viene diviso in modo insensato, visto che gli altri in realtà stavano solo studiando come affrontare la situazione e non avevano che da dirlo. Un problema di comunicazione insomma gonfiato artificialmente per mettere il team alle strette. Oppure quando finalmente si arriva alla madre di Rachel, dopo aver saputo che l'organizzazione avversaria dei protagonisti vuole riunire la ragazza a suo padre, perché nessuno le chiede appunto dell'altro genitore? Si tratta di scorciatoie che cozzano con la tanto dichiarata maturità dei toni e riportano Titans nel territorio di una serie invece per ragazzi, da vedere senza farsi troppi problemi.

Accorre in soccorso la ricchezza del mondo DC Comics intorno ai protagonisti, con Batman più volte evocato e sorprendentemente messo in scena nell'ultimo episodio della stagione, ma pure con personaggi meno noti e quindi tutti da scoprire per il pubblico, come i vigilanti Hawk and Dove e la Doom Patrol, in un episodio che fa praticamente da pilot per la loro prossima serie. Tra l'altro le puntate dedicate a questi personaggi sono quelle scritte da Geoff Johns, ossia un autore di punta della DC Comics, responsabile del soggetto di Aquaman. Inoltre partecipa a Titans pure Jason Todd, il secondo e il più tragico dei Robin, che ha un rapporto piuttosto divertente con Dick Grayson, all'ironia però anche in questo caso si preferisce il tema della violenza, che Jason abbraccia senza le resistenze di Dick. Titans insomma mostra la violenza in modo adulto, ma allo stesso tempo mette in guardia dai suoi rischi e vuole scongiurare la sua emulazione.