Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 66 minuti |
Regia di | Felice Valerio Bagnato |
MYmonetro | 3,13 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 15 febbraio 2018
Le storie di 12 giovani italiani che hanno scelto di tentare la fortuna all'estero.
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CONSIGLIATO SÌ
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Dodici italiani che si sono trasferiti altrove, in Europa, negli ultimi vent’anni circa intervistati sulle loro motivazioni: alcuni di loro, da studenti universitari, hanno vissuto l’esperienza dell’Erasmus, altri sono stati semplicemente spinti dalla consapevolezza di non trovare un’adeguata collocazione in patria, non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche esistenziale. Una serie di cartelli iniziali sull’intento del film (“perché gli altri sono partiti? Cosa li ha spinti?”) introducono tre blocchi di interviste sedute ad altrettanti distinti gruppi: Stefano, Elisa, Angela, Elisa (Berlino); Ivan, Giovanni, Sara e Caterina (Parigi) e infine Chiara, Fulvio, Giulia e Ivan (Londra).
Il regista (qui anche montatore) Felice Valerio Bagnato, già autore di video clip, commercials, documentari e della web serie Tutte le ragazze con una certa cultura si muove su uno schema di domande ricorrenti, che riguardano il primo impatto con la nuova realtà, i cambiamenti della città, l’immagine che la riassume, i motivi del rimanere, il rapporto con il lavoro.
In parallelo alle testimonianze individuali scorrono moltissime immagini delle tre capitali, in un montaggio fluido, illustrativo e mai ridondante, a supporto e dimostrazione delle loro qualità abitative. La prevalenza di architetti nel gruppo concede uno spazio consistente alla possibilità di concepire città a misura d’uomo, rilevando differenze e analogie rispetto al paese d’origine, in un equilibrio che non esalta l’esotico in quanto tale, ma mette sulla bilancia anche gli elementi critici, soprattutto in attesa di verificare il reale impatto di Brexit.
Insomma, l’accento, più che sulla cosiddetta “fuga di cervelli” (locuzione che distrae, sia in generale sia rispetto al documentario in oggetto) è posto su ciò che manca in Italia, provvedimenti e mentalità che andrebbero auspicabilmente incentivati e mutuati: la multiculturalità intesa come arricchimento e valore condiviso, il rispetto delle competenze nell’ambito lavorativo, l’impegno individuale come leva per raggiungere obiettivi, la flessibilità tra tipi di occupazioni diverse all’interno di una vita lavorativa, politiche culturali e abitative che favoriscano la socialità e il benessere collettivo. In modo che quegli anni trascorsi all’estero non rimangano un’esperienza aliena.