Titolo internazionale | A Skin So Soft |
Anno | 2017 |
Genere | Documentario, Sportivo |
Produzione | Canada, Svizzera |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Denis Côté |
Attori | Ronald Yang, Cédric Doyon, Alexis Légaré, Maxim Lemire, Jean-François Bouchard Benoit Lapierre, Alexandre Auger (II), Robin Strand. |
MYmonetro | 2,76 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 12 agosto 2017
Un documentario su un gruppo di uomini che si dedicano totalmente alla competizione con gli altri.
CONSIGLIATO SÌ
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Pare chiaro fin da subito come l'operazione di Denis Côté vada in tutt'altra direzione rispetto a Pumping Iron, classico documentario sul mondo del bodybuilding che lanciò Arnold Schwarzenegger.
Per il regista franco-canadese l'elemento queer del culto del corpo non è latente e nascosto come un invitato scomodo, ma è al contrario evidenziato in ogni suo aspetto.
Benché spesso ripresi in compagnia delle rispettive famiglie, gli omoni di Côté emergono come esempio di femminilizzazione del loro corpo iper-virile, in un cortocircuito tra estremi che il regista sfrutta al massimo. La pelle liscia, la cura per il livello di abbronzatura, la depilazione continua sono tutte caratteristiche che aumentano la stranezza della pratica di bodybuilding. Così come il narcisismo insito nel continuo esibirsi e rimirarsi, con corollario di continui selfie aggiornato all'era dei social (proprio così il regista è entrato in contatto con questa comunità di culturisti).
Anziché superuomini, i sei colossi sembrano più altrettanti freak, talora obbligati a trasformarsi fisicamente dalle circostanze di una vita difficile: come Cedric Doyon che, in una delle scene clou, piange mentre fa colazione, ripensando alla vita da strada da cui il culturismo lo ha salvato.
Nell'epilogo Côté forza la mano e, forse, svela troppo le sue carte, riunendo i sei in una gita fuoriporta che esalta i lati più curiosi della loro pratica e che rende l'operazione compiaciuta e troppo consapevole, prima di titoli di coda concettuali che si ricollegano alle origini del cinematografo e puntano a nobilitare l'operazione. Ta Peau Si Lisse resta uno spaccato affascinante di un microcosmo spesso trascurato, nonostante la malcelata tendenza del regista a esibire la propria firma autoriale.