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Ultimo aggiornamento martedì 14 febbraio 2017
Una diva del cinema che ormai vive in America da anni torna nella sua terra d'origine, la Spagna, per girare un film.
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CONSIGLIATO SÌ
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Cittadina "hollywoodiana" dove gode di fama planetaria, la diva spagnola Macarena Granada torna in Patria a metà anni '50 per vestire i panni della Regina Isabella di Castilla in un costoso kolossal di coproduzione ispano-americana. L'occasione la porta sulle tracce di vecchi amici, antichi e nuovi amori e un eroismo rivoluzionario di cui non si immaginava capace contro il regime franchista. Se nella Spagna oppressa dal "Generalissimo" Francisco Franco tutti erano "potenzialmente colpevoli" di sovversione, all'interno dello show biz iberico tale possibilità di colpevolezza si rafforzava in probabilità. La sinistra imperava lì come ovunque in Europa e negli States, e poco sorprendevano notizie di cineasti, sceneggiatori e attori spariti e incarcerati ai lavori forzati.
Con le consuete ironia e arguzia, il veterano Trueba condensa la critica ad ogni oppressione espressiva in una commedia assai divertente e altrettanto cinefila.
L'artista, in senso lato, è l'operaio in perenne lotta contro la censura borghese, di qualunque lingua, cultura e provenienza. Ricalcando dunque una mescolanza fra il classico tema del travestimento e della fratellanza fra artisti (qui cast & crew di un set) che salvano il prigioniero dal malvagio e quello della caricatura dello star system, Trueba rievoca - fra gli altri - tanto il Lubitsch di Vogliamo vivere! quanto i Coen di Ave, Cesare!, mantenendo tuttavia il proprio inconfondibile stile.
Nessuno è risparmiato nel fluire dialettico di un cast superlativo guidato da una Penelope Cruz simil Sophia Loren: dall'anziano e prolifico regista americano John Scott ovvero John Ford, allo sceneggiatore comunista sotto mentite spoglie in quanto perseguitato dal Maccartismo simil Dalton Trumbo, dall'eroe macho in realtà omosessuale non lontano da Rock Hudson fino al giovane, bello e maledetto aiuto operatore dai tratti di Marlon Brando. Di mira anche un certo modo di fare kolossal di cattivo gusto che era assai di moda nei Fifties: a farci le spese erano regolarmente storici produttori ridotti in bancarotta. Denso di battute al vetriolo dal doppio taglio local e global, il film scorre nel suo tempo confluendo in un finale forse un po' eccessivo ma probabilmente perfetto per il pubblico spagnolo.
Sequel di La niña dei tuoi sogni (1998), The Queen of Spain si configura come un film di denuncia nei confronti del regime franchista, sebbene l'attenzione si concentri anche sulla "macchina cinema" offrendo lo spunto per una riflessione sul suo ruolo e la sua funzione alla luce del contesto storico. Si tratta, in fondo, della storia del salvataggio del regista spagnolo Blas Fontiveros (Antonio Resines), [...] Vai alla recensione »
Storia curiosa, quella che si è sviluppata attorno a questo film. The Queen of Spain è il sequel di un grande successo del cinema spagnolo datato 1998, La niña dei tuoi sogni (18 candidature e 7 vittorie ai Goya, incassi pari a un miliardo e mezzo di peseta ciò quasi 10 milioni di euro), sorta di commedia in tempo di guerra (nello specifico quella civile della seconda metà degli anni Trenta) alla Vogliamo [...] Vai alla recensione »