La "Fondazione Centro Nazionale Studi Manzoniani" ha realizzato il film col contributo della Fondazione Cariplo, nel quadro di una missione e di un progetto sul territorio milanese, per illustrare i valori culturali della grande tradizione lombarda e milanese e rivelarli ai giovani. Il film risponde in pieno all'indicazione della "Fondazione" e sarà distribuito privilegiando biblioteche e scuole. La prima sequenza mostra il sindaco di Milano Pisapia e Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, che inaugurano la "nuova" Casa del Manzoni restaurata, presenti Angelo Stella, accademico della Crusca e presidente della "Fondazione" e Jone Riva segretaria.
Manzoni era nato in una situazione, anzi, in più situazioni, di privilegio. Sua madre, Giulia Beccaria figlia del magnifico Cesare, un intellettuale noto e stimato in Europa, attraverso rapporti e relazioni apprestò al figlio una serie di patrimoni che lo misero nella condizione di spendere le proprie energie solo nell'impegno artistico.

Fu di una precocità allarmante. Affidato quasi subito dalla madre agli istituti più prestigiosi, compensò quella solitudine, che certo gli pesava, con un impegno quasi violento negli studi, favorito dalla dotazione naturale.

Manzoni era uomo del mondo. Visse a lungo a Parigi dov'era a completo agio, assumendo quella lingua alla perfezione, inserito in quella cultura che dominava l'Europa con la sua potenza illuminata e laica, consacrata alla ricerca della verità. Tornò dalla Francia con una vocazione perfezionata. Era pronto per il suo destino. Curioso e subito colto, assunse il meglio delle due dominazioni asburgiche e di quella, intermedia, napoleonica. Con l'affermarsi della sua cultura, della sua personalità e dell'azione, divenne il riferimento dell'intelligenza italiana che si andava formando, una sorta di centro di un sistema copernicano con l'azione di due forze, irresistibili, una centrifuga, delle idee che da lui partivano, e una centripeta, di quelle che a lui confluivano.

Fu, da solo, una letteratura, un'accademia e un partito. Fu accreditato, come accade ai giganti, rari, di una personalità sicura e garante, magari di una infallibilità umana, non trascendente. Visitavano la sua casa, per consultarlo, le maggiori personalità europee. Alcuni fra i tanti: Honoré de Balzac, scrittore, o William Gladstone, primo ministro liberale del Regno Unito. Walter Scott l'autore di "Ivanhoe". Goethe gli mandava il figlio. Il tutto riuscendo ad essere un padre di famiglia vero, sempre attento e presente, circondato dai dieci figli. Manzoni rinnovò le regole del racconto e capovolse quelle dei contenuti ponendo al centro le vicende degli umili. Sorpassò i codici della lingua italiana, dettati dalla grande e antica tradizione della poesia, e li reinventò in quelli della prosa. Senza di lui la lingua italiana non sarebbe quella che parliamo. La sua eredità è concreta, viva e spendibile. Ai "Promessi sposi" è dedicato molto spazio, con la proposta dei film derivati. Ma anche altre opere vengono raccontate: dagli Inni sacri, al Cinque maggio, alla "Memoria di Carlo Imbonati", alla "Colonna infame". Insomma: in invito, concreto, completo ad Alessandro Manzoni. La produzione ha visitato i luoghi manzoniani di Parigi: la chiesa di San Rocco dove la tradizione vuole che Manzoni si convertisse, e gli scenari intorno al lago di Como. Non mancano le immagini delle stanze manzoniane di via Morone, rimaste com'erano ai tempi dello scrittore. L'ultima sequenza è sui gradini della chiesa San Fedele, la parrocchia di Manzoni. Fu lì che lo scrittore cadde battendo il capo, era l'epifania del 1873. Visse ancora qualche tempo ma è legittimo dire che la sua vita attiva e intellettuale si chiuse in quel momento. Partecipano al film alcune delle maggiori figure della cultura e della critica: Francesco Alberoni, Emilio Isgrò, Silvano Nigro, Andrea Camilleri fra gli altri.