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La politica degli autori: Alex Gibney

Un regista che fa emergere, da storie esemplari, le storture di un sistema politico.
di Mauro Gervasini

In foto il regista Alex Gibney.
Alex Gibney (70 anni) 23 ottobre 1953, New York City (New York - USA) - Scorpione. Regista del film Finding Fela.

martedì 9 giugno 2015 - Approfondimenti

In sala quasi contemporaneamente due film di Alex Gibney, Finding Fela (2014) e Going Clear: Scientology e la prigione della fede (2015). Il primo racconta l'epopea di Fela Kuti utilizzando moltissimo materiale di repertorio, montato a un corpo filmico che prende le mosse da una produzione di Broadway, il musical Fela!. Il secondo si ispira invece all'omonimo libro-inchiesta del premio Pulitzer Lawrence Wright, e indaga, soprattutto attraverso testimonianze di ex adepti della chiesa di Scientology (tra i quali Paul Haggis), abusi e sottomissioni. Due perfetti esempi per abbozzare un discorso sul regista che la rivista "Esquire" definisce «il più importante documentarista del nostro tempo».

Classe 1953, Alex Gibney sembra scegliere per i suoi film gli argomenti più diversi sempre con il medesimo scopo. Far emergere da storie esemplari le storture di un sistema politico. Il suo è un cinema "metonimico": la perlustrazione di un episodio o un singolo personaggio della storia (con la s maiuscola) aiutano a svelare e comprendere il quadro completo. O per lo meno danno gli strumenti per decifrarlo. L'ascesa di James Brown in Mr. Dynamite: The Rise of James Brown (2014), ancora inedito in Italia, diventa il paradigma di quanto siano inversamente proporzionali nella società Usa, per un afroamericano, il talento e la possibilità di esprimerlo. La vicenda crudele del tassista afgano sequestrato dalla Cia e torturato a morte di Taxi to the Dark Side (premio Oscar per il miglior documentario nel 2008) rivela la strategia repressiva e anticostituzionale permessa da un sistema democratico in nome dell'emergenza.

La biografia di un grande musicista, Fela Kuti, dimostra come sia necessaria l'arte schierata in funzione anti regime (Fela fu un importante attivista politico in Nigeria, sempre perseguitato per il suo impegno). Il caso di Scientology in Going Clear: Scientology e la prigione della fede serve a raccontare dall'interno le pratiche di plagio che a diversi livelli d'intensità sono presenti in qualunque sistema sociale basato su gerarchia, fede e obbedienza. Con accenti diversi, Gibney aveva già affrontato il tema in Mea Maxima Culpa - Silenzio nella casa di Dio (2012), sugli abusi sessuali di un sacerdote direttore di un collegio per ragazzini sordi del Wisconsin, coperti per anni dal Vaticano. Il suo titolo migliore resta per chi scrive Casino Jack and the United States of Money (2010), storia del lobbista repubblicano Jack Abramoff, un brillante seguace della reaganomics che negli anni 90 costruì un business tra corruzione e malaffare gestendo le licenze dei casinò dei nativi americani, (spesso) controllati dalla mafia (la stessa vicenda che ha ispirato Casinò Jack con Kevin Spacey).

A essere un po' meno interessanti, del cinema di Gibney, sono il metodo e lo stile. Il rigido piglio giornalistico delle sue inchieste, se da un lato assicura rigore, dall'altro rischia di essere convenzionale. Raramente si sfugge al montaggio alternato tra materiali di repertorio (in alcuni casi, come per Fela Kuti o James Brown, eccezionali, questo sì) e interviste frontali di testimoni o esperti. Nessuna particolare innovazione o originalità. Rispetto a cineasti del reale come Errol Morris o Joshua Oppenheimer, un passo indietro.

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