Muhammad Ali's Greatest Fight

Film 2013 | Drammatico 97 min.

Regia di Stephen Frears. Un film con Christopher Plummer, Pablo Schreiber, Bob Balaban, Barry Levinson, Frank Langella. Cast completo Genere Drammatico - USA, 2013, durata 97 minuti. - MYmonetro 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 4 settembre 2019

Muhammad Alì non vuole partire per il Vietnam e il suo caso arriva alla corte suprema dove un pugno di uomini dovrà decidere se tenere fede o meno ai principi statunitensi.

Consigliato nì!
2,50/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
Un film tv che relega il campione a immagini di repertorio per esaltare il sistema americano.
Recensione di Gabriele Niola
domenica 26 maggio 2013
Recensione di Gabriele Niola
domenica 26 maggio 2013

Diventato campione dei pesi massimi Cassius Clay cambiò legalmente nome in Muhammad Alì come segno di rinascita e adesione all'Islam attraverso la Nation of Islam. Proprio quest'adesione e la successiva decisione di non partire militare per protesta contro la guerra in Vietnam scatenarono una battaglia legale che lo vide interdetto dalla possibilità di combattere per anni e privato del titolo che aveva appena conseguito. Mentre Alì faceva di tutto in televisione per creare consapevolezza sulla sua scelta e sul suo caso, nelle aule della corte suprema per gli uomini che dovevano prendere la decisione finale l'affare era diventato una questione di etica e legalità.
Di quando in quando Stephen Frears torna al suo primo amore, la televisione, in questo caso con una produzione HBO dai caratteri prettamente cinematografici (come sempre di più sta facendo il canale via cavo statunitense) ma non centrata sul campione di boxe. A differenza di quanto il titolo del film prometta Muhammad Alì non c'è mai nel film, se non in qualche ben noto spezzone di repertorio che contrappunta la vera azione del film, tutta basata negli uffici dei giudici della corte suprema. E proprio questo guizzo di relegare il personaggio più noto della vicenda alla sua sola immagine mediatica, perchè di quello egli si nutriva e attraverso quella egli (in questo caso) combatteva, pare la scelta migliore di un film per il resto molto deludente.
La battaglia di Alì, nel film di Frears, non è davvero del pugile ma di alcuni uomini messi a confronto con l'ingerenza della politica nella legge e l'esigenza di fare quel che è giusto. Per questo allo spettatore non americano Muhammad Alì's greatest fight appare come un'unica grande apologia del sistema americano, una piramide al cui vertice, nonostante corruzione e parzialità, siede sempre una maggioranza di uomini probi, rintuzzati da giovani idealisti e pronti, a fare di tutto per tenere fede a quei principi che il loro paese non si stanca mai di sbandierare.
Frears non riesce a trovare quell'equilibrio e quella distanza dall'esaltazione che altri film che analizzano nel dettaglio il meccanismo dell'applicazione della giustizia riescono ad avere (l'esempio aureo è La parola ai giurati), e questo è il suo peccato più grave. Perchè così è impossibile credere fino in fondo al film, condotto sui toni meno plausibili del racconto etereo, sognatore e patriottico nonostante sia affidato ad un britannico.
Addirittura nella lotta dotata del ritmo e delle fasi hollywoodiane, per l'affermazione dell'uguaglianza e del diritto all'obiezione di coscienza, si dovrebbe vedere in controluce anche un'altra battaglia, quella contro la guerra in Vietnam mentre questa era ancora in corso e soprattutto la conferma di qualsiasi apologia sulla bontà del popolo americano anche negli episodi più bui della vita della loro nazione.
Impensabile prendere tutto questo sul serio.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 12 novembre 2014
charlie94

Mi sembra più che ragionevole la recensione del signor G.Nicola. Quello che mi sembra insufficiente è l l'indice di gradimento...pur essendo frutto di un calcolo numerico

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