Anno | 2013 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Massimiliano Zanin |
Attori | Tinto Brass, Helen Mirren, Ken Adam, Franco Nero, Gigi Proietti Adriana Asti, Franco Branciaroli, Olivier Père, Jean-François Rauger, Serena Grandi, Yuliya Mayarchuk, Bonifacio Brass (II), Marco Müller (II), Gianni Canova, Marco Giusti, Manlio Gomarasca, Caterina Varzi. |
Uscita | lunedì 26 giugno 2017 |
MYmonetro | 2,78 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 22 giugno 2017
Un docu-film sulla carriera del maestro del cinema erotico italiano.
CONSIGLIATO SÌ
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"Uno dei personaggi più controversi, originali e amati del cinema italiano. Il regista più censurato della storia. Un anarchico della pellicola, uno sperimentatore geniale, un inventore di sogni. Un vero grande artista. Questa è la sua storia."
Così recita la presentazione di questo documentario di cui non si può negare l'originalità e anche l'audacia dell'ideazione. Perché Brass è stato un regista così controverso che ci voleva un certo coraggio per realizzare un'opera come questa che, con buona pace del laicissimo regista, si può definire agiografica.
È lo stesso regista ad accompagnarci nella ricostruzione della sua carriera marcata, nella sua fase iniziale, da una ricerca stilistica sperimentale e sin dagli esordi costretta a confrontarsi con la censura.
A sottolineare le varie fasi attraversate dal suo fare cinema e ad evidenziarne le scelte stilistiche vengono chiamate numerose personalità della cultura e dello spettacolo. Si va da Gigi Proietti a Franco Branciaroli, da Franco Nero a Serena Grandi passando per lo scenografo Ken Adam ed una Helen Mirren (Caligola) che descrive la sua personalità con toni di entusiastico affetto. Si tratta certo di un'operazione interessante perché ogni documentario che favorisca la conservazione di una memoria della storia del cinema e ci consenta anche solo di riflettere su quanto un artista pensa della propria è il benvenuto.
Resta però, a titolo di esempio, una perplessità. Uno dei più prestigiosi e colti direttori di festival parla, a più riprese, di Tinto Brass come di un grande autore capace di lasciare il segno sia sul piano della sperimentazione che su quello di una riflessione sull'estetica del corpo femminile. Se è così perché i Festival di cinema più importanti lo hanno sempre tenuto a non rispettosa distanza?
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